Il rituale della poesia
Dalla volta dello studio è un bisbiglio d’ali e piume:
sono volatili che salutano l’aurora.
Anche nell’era della burocratizzazione del sapere
un’antica luce si dimena dei recessi e ci innamora.
Meglio fare i conti con la vita o la carriera?
Non saprò mai quanto buia la strada diventerà e stretta
ma ho bisogno di tirare dalla tasca un libro
di versi e metterlo in mano alla collega come un pegno
per il prossimo incontro, e farne un ponte
nello spazio di questo esilio che ci attraversa
trovare nei suoi occhi per un attimo la stessa esitazione.
“Non lasciamoci senza un segno…”: ogni parola
lontana veleggia in mare aperto, c’è tanto vento.
Invece mi interessa che questa poesia resti
come un dono, un ricordo, o un progetto
nella mano di un’amica che l’accarezza.
“Sai quanto ti voglio bene… “
L’errore e credersi capaci di donare e donarsi
ritenersi degni di amare ed essere amati.
Cazzate. Da anni inseguo ideali stampati
sui libri come ombre sui muri: alla sera svaniscono.
Quando ti svegli hai paura dell’amore
che non esiste, pensi di aver sognato.
Di aver creduto vero ogni abbraccio, ogni bacio.
Fu un non-esistere lieve, forse un azzardo.
Invece di viverla, ci inventammo la vita.
Esiste invece, la mattina, quel senso dell’onore.
Il coso duro anche dopo gli anta, ancora parla: ”
basta una, sulla strada…”
Mezz’ora ed è finita, e alla fine non ti dice:
“Sai quanto ti voglio bene ma preferirei non vederti”.
No: “Per te non sento niente, mi piacerebbe rivederti”.
I piatti sporchi
I piatti sono ancora l’uno sull’altro sporchi nel lavello
e così li lascerò stasera, perché è come sto dentro.
Domani ci metterò le mani per pulire tutto con un gesto
di gratitudine immenso per il tempo che ho perso
e penserò: basta, devo finire, presto…
Lavare ogni sera i piatti in cui ho debellato la fame
e lasciarli asciugare per poi ricominciare il giorno dopo –
ma che senso ha, perché non me ne vado?
o aspetto che venga la Signora e metta a posto?
Farà pulizia in mia assenza, luciderà l’acciaio
come uno specchio in cui posso guardare quanto sono bello.
Senza unto, senza calcare, bello come un ladro.
Da La circonferenza della vita, Marcos Y Marcos, 2022, Collana: Le Ali, curatore Fabio Pusterla
Salvatore Ritrovato è poeta e critico. Dopo l’ultima raccolta (L’angolo ospitale, La Vita Felice 2013), ha pubblicato diverse plaquette (l’ultima L’anima o niente, Il Vicolo 2020), e saggi sulla poesia (La differenza della poesia, Puntoacapo 2017; La poesia e la Via. Saggi sulla letteratura e la salvezza, Fara Editore 2020).
Si è occupato, di recente, di Pavese (Dialoghi con Leucò), Volponi (Poesie giovanili) e Bo (Letteratura come vita). Vive a Urbino, dove insegna letteratura italiana moderna e contemporanea presso l’Università, e scrittura creativa presso l’Accademia di Belle Arti.