Piccoli ricordi, aneddoti e battute su personaggi che vanno da Landolfi a Ungaretti, (nella foto con Leone Piccioni), da Gadda a Cardarelli, da Carrà a Manzù, “scritti in questi tempi bui, per far nascere un sorriso”, come dice l’autore, Leone Piccioni, sono stati appena raccolti in un libricino edito da Pananti, ‘Memoriette’. Questi finiscono per darci piccoli particolari su temi, atmosfere, valori che sono poi alla base delle pagine critiche raccolte proprio in questi giorni da Nicomp-Saggi col titolo “Vecchie carte e nuove schede 1950-2010” (pp. 224 – 16,00 euro), che raccoglie ritratti di scrittori e recensioni meditate e sentite che vanno dal maestro Ungaretti (di cui Piccioni a curato ‘Tutte le poesie’ per i Meridiani Mondadori) all’amato Gadda e arrivano ai nostri giorni con Daniele Del Giudice o Cristina Comencini, Fleur Jaeggy o Valentina Fortichiari, “autrice di un solo libro, per ora, ma promette chiaramente un futuro”.
Le ‘Memoriette’ finiscono per offrirci così un ritratto di sguincio di “una societa’ letteraria che non c’è più, per le mille distrazioni verso circoli diversi che costruiscono opinioni, soprattutto politici. Si potrebbe dire che invece che letterari sono più genericamente culturali – spiega l’autore – E poi mancano i luoghi in cui gli scrittori si ritrovavano, si confrontavano, accoglievano i giovani, salotti e case dove si andava settimanalmente e che non hanno fatto la storia, ma certo costruito un tessuto importante”.
E’ lo stesso discorso che vale per la Rai di un tempo, quando “L’approdo letterario”, la rivista e trasmissione radio e tv curata da Piccioni (che, dopo aver insegnato Letteratura italiana, entrò in Rai come direttore del Tg fino a diventare vice direttore generale), aveva un comitato direttivo in cui erano personaggi quali Contini, De Robertis, Cecchi, Gatto: “Oggi intelligenze di questo tipo sono. altrove, si occupano d’altro, più che di letteratura”.
Avviandosi ai 90 anni, li compirà nel 2015, Piccioni offre questi due volumi quasi come una testimonianza essenziale, tra compiacimento e nostalgia, tanto che apre i saggi con un una dedica alla ‘Città dei buoni maestri’ la Firenze in cui è cresciuto, dove ha studiato con De Robertis, dove ha frequentato il caffé delle Giubbe Rosse, con Montale, Bo, Gadda e tanti altri.
Era quella una letteratura, e una società letteraria che, per Piccioni, contribuiva a cambiare il mondo, e tra le sue ‘vecchie carte’ si ritrovano nomi che vanno da Nicola Lisi a Antonio Delfini, da Guido Piovene a Mario Pomilio che oggi paiono dimenticati: “dimenticati dall’industria culturale, non dagli addetti ai lavori e i giovani di cui scrivo dimostrano di non aver rifiutato, anzi di essere in armonia con quella tradizione
letteraria. E io tengo per questo un rubrica su ‘Liberal’, che si intitola non a caso “Riletture”, conclude.
di Leone Piccioni ricordo sempre con grande affetto l’aneddoto del cappotto di Vincenzo Cardarelli, che il poeta-scrittore indossava con assoluta noncuranza anche nel mese di agosto (in, L. Piccioni, Profili, Rizzoli, 1995)…. dalle mie parti si dice “tiempe belli ‘e na vota”…. un affettuoso saluto, giovanni nacca