Opere Inedite
a cura di Luigia Sorrentino
—
Oggi leggiamo le Aedicola di Fernanda Ferraresso, che lei stessa definisce “l’insieme delle parole-casa” in cui ci si colloca per la lettura. A volte i poeti – solo certi poeti – mostrano l’anima di quella dimora. Per Fernanda “la sostanza di quella casa” è il disegno inciso nelle pagine del libro. Fernanda spiega poi che “Pangere in latino significa ficcare, infiggere, fissare, congiungere. Ed è da lì che nasce pagina, stanza di una casa, luogo tra le tras-parenze e le innumerevoli distanze abitate e adibite all’essere. A noi non resta che attraversarle, lasciandoci scrivere e riscrivere, sulla faccia/facciata, ciò che all’inizio sembra solo una cornice o un codice di parola…”
di Fernanda Ferraresso
—
I edicola
.
– così il buio sta nell’urna?-
– E il sole ha un’ala, lungo il confine dove la notte
attraversa il giorno.-
– è la luna che falcia i sogni?-
– E danzano le stelle, nelle acque della solitudine –
Ho ancora gli occhi chiusi
come tu mi chiedevi
chiusi sulla frattura
che la vista spalanca come una voragine
sul governo di questo sarcofago murato d’ossa e memoria.
Resto come allora immobile tra due sassi
in attesa che qualcosa mi accenda
e in bocca la parola solitaria
brilla qualcosa che ancora non avevo assaggiato fino in fondo
ancora tu di nuovo m’insegni le parole
***
II edicola
.
quanto tempo disposto a raggiera e profondo
infisso che si apre verso altra distanza
in noi calata da millenni coltivati
semi e verme di ogni frutto
senza origine che inizi il tempo esatto indizio dello spazio
tutto è istante
soffio che rapisce e crea l’errante.
***
III edicola
.
Chi mi soffiò l’idea di questo cosmo
che arreda le mie stanze l’infinito
rendermi alla perdita?
***
IV edicola
.
Nel limbo e nel liquido
ventre nella madre ho già vissuto
la morte mille volte e mille altre la vita si è rappresa in una scelta
d’essere di carne
un fatto
cedendo ad ogni giorno un altro
lindo testo un tessuto d’animata memoria
un filo che cuce e sfila
di ogni cosa il corpo
e l’enigma riveste
di mistero oltre la spoglia.
*
V edicola
.
per quanto possa
essere difficile
tutti riescono
a risolvere il compito finale
vivere ha una sola soluzione
in cui ognuno è termine dell’eguaglianza
*
VI edicola- frammento
.
viene
per nude strade
senza parole il sangue
rosso rubino del tintore
*
VII edicola
.
da un fondaco antico
è scappato il mare un’ altissima cresta
di confluenze vegetali e liquidi torrenti di nero avorio
pigmento del magma che ha semi nella stiva
e un fiore che urla dentro la terra arroventata.
In fondo
l’origine rivolta la sua zolla
la nostra sorte è tesa in un’unica sequenza
algebra dell’utero l’imbuto del cosmo
l’avventura della morte chiusa
anch’essa a dimora in questa sala dell’attesa
*
VIII edicola
.
l’incolume
l’anima murena nei bassi
fondali tra licci del mare all’ aria risale e con un morso
addenta la vita ma
…
non ricordo
non ricordo più
…
la caduta fu un niente
solo il risveglio mi toccò
la guancia e
la bocca si aprì con un sapore di terra e unguento
le erbe mi tessevano il vuoto del volto
di un corpo nuovo fui presto ricoperto
e il cielo
in una nuova residenza si fece
basso in questo involucro
di sgomento scaraventato fin dentro la zolla più profonda nell’osso
premuto contro un cuore al centro della stanza
vivo nella pece e nel silenzio.
*
IX edicola
.
cadiamo a testa in giù mentre sottile
un filo ci misura il corpo
un fiato dentro i polmoni cuce i vuoti
dall’acqua intaglia una ad una le vertebre del petto
cadiamo senza rumore dentro il tempo
che nasce nel nostro essere qui
fino a perdere l’abito
sfilato di dosso
dall’ultimo folle
tentativo di vivere
l’ultimo respiro
che ci recide alla radice
*
X edicola
.
Slacciarsi dal convoglio
lanciarsi come si fa con un pugno di riso
in aria
o come i fiori che cadono
come i fuochi in attesa di spegnersi
scoppiare tra le braci l’unica scintilla
e dimenticare d’essere nati
così tante volte tante quante sono le volte dentro cui nasce un giorno
un atomo
nel silenzio della scena
questo cielo così leggero
che riesco a respirarlo
lui che sostiene me e il mondo
l’universo e dio vi si nasconde.
Voglio un’ultima volta sollevarmi
dentro la nuvola di un sogno e
lasciarci il mio segno dentro
per poter trovare dopo
appena passo
oltre la linea senza disegno
quel punto preciso
dove appoggiare la mia storia
come una eco nuova ancora da sondare.
.
da EDICOLE PAROLE – Dedicata a mia madre, che mi ha insegnato a dire le parole….<<E sentire la tua risata è come sentire il mare>> – marzo 2011- inedito
—
Fernanda Ferraresso è nata a Padova nel 1954, laureata in architettura presso l’Istituto Universitario di Architettura di Venezia, si occupa di progettazione architettonica, arredamento, grafica e design. Docente presso il Liceo Artistico e Istituto d’Arte Pietro Selvatico di Padova, dopo un lungo periodo di insegnamento presso il Liceo Artistico di Rovigo ha stretto amicizia con Marco Munaro iniziando con lui una collaborazione in più progetti (La Bella Scola, Herbert, La memoria e i suoi giorni). “Migratorie” Il Ponte del Sale (2009) è la sua prima raccolta di poesie.
Ringrazio per l’ospitalità offerta a questi inediti e per l’introduzione proposta. fernanda f.
Cara Fernanda,
le tue “aedicole” le ho viste anche in Grecia, ai bordi della strada, piccole e bianche. Mi dissero ognuna di quelle edicole ricordava una persona sopravvissuta a un incidente stradale.
D’altra parte l’edicola vera e propria – proprio quella di cui tu parli – si sviluppa originariamente, proprio in ambito greco.
Per Fernanda fare poesia è disporsi all’ascolto per far sì che la parola diventi corso, attraverso un incontro che apre alla conoscenza di sé dentroinsieme agli altri.
Il suo blog e Cartesensibili sono luoghi dove la poesia dona se stessa facendo sì che ognuno possa anche trovare se stesso.
Sono molto felice che Fernanda sia ospitata qui.
iole
Leggere le “incisioni” che imprimi sulla pagina, cara Fernanda, le tue costruzioni essenziali di parole, è sempre un’esperienza profonda. Queste “aedicole” poi sono davvero tali nel senso etimologico: piccole case d’anima e parti di un edificio. Grazie.