Simona Marzano, “Volevo essere una farfalla”

Nello scaffale
a cura di Luigia Sorrentino

La cosa più difficile è far capire che cos’è l’anoressia, con quali sintomi si manifesta.  Riesce a farlo capire benissimo Michela Marzano, affermata filosofa e scrittrice con: “Volevo essere una farfalla” Mondadori, 2011 (€17.50).

Michela Marzano è un’affermata filosofa e scrittrice, un’autorità negli ambienti della società culturale parigina. Dalla prima infanzia a Roma alla nomina a professore ordinario all’università di Parigi, passando per una laurea e un dottorato alla Normale di Pisa, la sua vita si è svolta all’insegna del «dovere». Un diktat, però, che l’ha portata negli anni a fare sempre di più, sempre meglio, cercando di controllare tutto. Una volontà ferrea, ma una costante violenza sul proprio corpo. «Lei è anoressica» le viene detto da una psichiatra quando ha poco più di vent’anni.

«Quando finirà questa maledetta battaglia?» chiede lei anni dopo al suo analista. «Quando smetterà di volere a tutti i costi fare contente le persone a cui vuole bene» le risponde. E ha ragione, solo che è troppo presto. Non è ancora pronta a intraprendere quel percorso interiore che la porterà a fare la pace con se stessa.

«L’anoressia non è come un raffreddore. Non passa così, da sola. Ma non è nemmeno una battaglia che si vince. L’anoressia è un sintomo. Che porta allo scoperto quello che fa male dentro. La paura, il vuoto, l’abbandono, la violenza, la collera. È un modo per proteggersi da tutto ciò che sfugge al controllo. Anche se a forza di proteggersi si rischia di morire. Io non sono morta. Oggi ho quarant’anni e tutto va bene. Perché sto bene. Cioè… sto male, ma male come chiunque altro. Ed è anche attraverso la mia anoressia che ho imparato a vivere. Anche se le ferite non si rimarginano mai completamente.

In questo libro racconto la mia storia. Pensavo che non ne avrei mai parlato, ma col passare degli anni parlarne è diventata una necessità. Per mostrare chi sono e che cosa penso. Perché, forse, senza quella sofferenza non sarei diventata la persona che sono oggi. Probabilmente non avrei capito che la filosofia è soprattutto un modo per raccontare la finitezza e la gioia. Gli ossimori e le contraddizioni. Il coraggio immenso che ci vuole per smetterla di soffrire e la fragilità dell’amore che dà senso alla vita.»

Michela Marzano (Roma, 1970) dopo aver studiato alla Scuola Normale Superiore di Pisa e aver conseguito un dottorato in ricerca all’università di Parigi (Università Paris Descartes). Autrice di numerosi saggi e articoli di filosofia morale e politica, ha recentemente curato il Dictionnaire du corps (PUF, 2007). Fra i suoi libri, alcuni dei quali tradotti in inglese, in spagnolo, in portoghese, in greco e in bulgaro: Penser le corps (PUF 2002, La fidélité ou l’amour à vif (Hachette, 2005), Je consens donc je suis… (PUF 2006), La mort spettacle (Gallimard 2007), L’éthique appliquée (PUF 2008), Visage de la peur (PUF 2009), Le contracte de défiance (Grasset 2010), Sii bella e stai zitta (Mondadori). Attualmente dirige una collana di saggi filosofici per le edizioni PUF, è direttrice del Dipartimento di Scienze Sociali (SHS-Sorbona) dell’université Paris Descartes e collabora alla Repubblica.

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