Una poesia inedita di Vasco Rossi inaugurerà la Settimana della Poesia su www.satisfiction.me: da giovedì 29 Marzo su Satisfiction i versi inediti di alcuni tra i più grandi cantautori contemporanei.
Dalla poesia inedita del grandissimo Roberto Bolaño, l’autore e intellettuale più amato e letto negli ultimi anni, alla poesia cinematografica di Bernardo Atxaga, considerato il massimo poeta spagnolo contemporaneo e tradotto in oltre 20 paesi nel mondo. Dal genio recentemente scomparso Elio Pagliarani al padre del Lettrismo Maurice Lemaître in una incredibile “Lettre Rock” del 1957 che anticipa in versi tutto il Potere del rock!
Ad inaugurare la Settimana della Poesia Satisfiction i versi INEDITI che Vasco Rossi ha voluto regalare a Satisfiction. Una poesia di straordinaria intensità destinata a diventare il Manifesto della Generazione Post. Una generazione che ha fatto i conti con tutti, tranne che con se stessa. Se c’era la Generazione Lost i versi di Vasco Rossi sono la radiografia di una generazione che “per vincere ha dovuto violentarsi”.
Ho sempre creduto nella poesia di Vasco Rossi. Credo che Vasco Rossi sia il più grande poeta italiano del ‘900. Perché non puoi ignorare la poesia quando scala la hit parade. Il dovere di ogni poeta non è quello di trovare rifugio dietro la siepe di Leopardi (come accade alla maggior parte dei poeti), ma di comunicare i propri versi a un pubblico più vasto possibile. E’ un dovere artistico, ma soprattutto e ancor prima civile. La poesia e il sentire poetico devono tornare a confrontarsi, a buttarsi nell’arena del pubblico. Oggi il poeta non deve lanciare un petalo di rosa nel Grand Canyon, ma ha il dovere di uscire dai recinti di se stesso e di chi lo vuole così…fatalmente imbalsamato, impolverato, museificato. Vasco Rossi è una rockstar, ma su tutto è un poeta. E’ un poeta che da anni denuncia il precariato esistenziale di molte generazioni. Il sentirsi precari non solo dal punto di vista economico, ma soprattutto nella (p)arte della vita. Oggi siamo imprigionati nel postmoderno: tutto è diventato postmoderno. Vasco Rossi, dopo aver radiografato per anni una situazione di neon-realismo (un realismo al neon, che sfugge nel momento stesso in cui cerchi di inquadrarlo), ha attraversato il postmoderno portandone le cicatrici. Come intere generazioni. Con la modernità del suo corpus poetico, a dimostrare come non esistano poeti all’avanguardia ma solo poeti un pochino indietro, Vasco Rossi ora passa da versi che hanno sempre fotografato una realtà al neon, ad una realtà del post-trauma. Siamo sopravvissuti all’11 settembre, ma non siamo sopravvissuti a noi stessi.
Molti cercano di sfuggire la maschera dell’ineluttabile fuga dalla realtà, di frommiana memoria, con le modalità più diverse. I poeti si rifugiano in se stessi, ma mentono. E mentono perché sopravvivono. E sopravvivono perché fanno finta. Vasco Rossi non ha mai fatto finta e lo dimostrano questi versi dove la consapevolezza del proprio essere, umano, diventa immediatamente un manifesto. Il Manifesto della generazione post. Post trauma, post generazione, post it. Una generazione post che mai come oggi ha la possibilità di vincere. Vasco Rossi è il primo poeta a radiografare (ben diverso dal fotografare) questa generazione. E’ il primo che riesce, attraverso questi versi inediti regalati a Satisfiction, a far comprendere come per passare ai posteri sia indispensabile passare per i postumi…
Nella scrittura dei suoi testi musicali Vasco Rossi non solo ha introdotto il rock in Italia, ma ha portato in musica lo stile di Louis Ferdinand Céline, l’unico scrittore del ‘900 che abbia anticipato, insieme al Norman Mailer di “Pubblicità per me stesso” e al William Burroughs dei “cut-up”, il linguaggio contemporaneo. Basti pensare ai suoi versi magari meno conosciuti. Si pensi alla famosa “Sally”. In “Sally” esistono due versi che raccontano non solo l’intera poetica di Vasco Rossi, ma quel passaggio fondamentale e non ancora studiato del passaggio dalla “strategia della tensione” alla “strategia della finzione”. Quando Vasco Rossi scrive: “Si accendono le luci dei lampioni/ tutta la gente corre davanti alle tele-visioni”. Ecco in questi due versi è genialmente fotografata la storia del ‘900. Se negli anni della Seconda Guerra Mondiale quando si accendevano le luci dei lampioni era il segnale del coprifuoco (non solo fisico, ma morale), pena olio di ricino e manganellate, oggi la moderna dittatura democratica non ha più bisogno nemmeno di un randello per farci restare in quell’unità di pensiero che chiamiamo casa. Basta far iniziare la programmazione televisiva per ricondurci alla “ragione”. Basta il “prime-time” televisivo, che dagli anni ’80 scandisce il quotidiano fallimento del nostro vivere sociale, per farci stare…a casa. E se un tempo la grande paura di un’intera generazione, nata negli ’50, era che Il Grande Fratello ci guardasse, adesso siamo noi a guardare il Grande Fratello. “Si accendono le luci dei lampioni/ Tutta la gente corre davanti alle televisioni” rappresenta la rappresentazione del nostro esserci arresi. E al contempo è una delle intuizioni poetiche più geniali delle moltissime di Vasco Rossi. Il Vasco Rossi di questi versi racconta di un uomo che si guarda allo specchio, ma non si rifugia più nei suoi riflessi.Un uomo che riesce ad andare “Oltre il giardino” (per citare Peter Seller), ma soprattutto un poeta che riesce ad andare oltre la siepe del Leopardi. Dovere primo e unico di un poeta del post-trauma. Vasco Rossi con questi versi fa la radiografia della generazione Post Trauma che da decenni ha continuato a scavalcare i muri, anche quando i cancelli erano aperti. Una generazione di egoisti solo in apparenza, di Narcisi del Nulla solo sullo schermo. Una generazione che non era stata mai raccontata perché è una generazione di perdenti ma solo in superficie. Perché la Generazione Post Trauma raccontata da Vasco Rossi ha sempre mentito, ma mai a se stessa.
Gian Paolo Serino
Ho fottuto il destino
Ho giocato col demonio
Ho barato bleffato e perso
Ho regalato tutto
Me stesso
Mi sono violentato
Molto e ho vinto.
Ho fatto di me
Quello che ho voluto.
Vasco Rossi
YOU GON GET GOT!
SOORY, YOU ALREADY GOT GOT!
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