Appuntamento
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Domenica 9 dicembre 2012 a Roma, presso SINERGY ART STUDIO, (Via di Porta Labicana, 27) alle 17,30 Lucianna Argentino in: LA VITA IN DISSOLVENZA musiche di Stefano Oliva.
Tre poemetti-monologhi: Madre Gestazione dell’addio
(opere di Mariagrazia Benvenuti), Aurora/Sara
(fotografie di Davide Simiele)
“L’emozione che proviene dall’ascolto e dalla messa in scena dei poemetti de ‘La vita in dissolvenza’ di Lucianna Argentino è forte e densa di immagini, sensazioni, ricordi, evocazioni, suoni, ma più che messa in scena direi ‘messa in vita’. E’ poesia che grida, ed è un grido, un dolore che si fa poesia.”
di Monica Martinelli
Trovarla nella caduta perpendicolare
del sangue la parola giusta
che mi raschi dalla pelle tutto il male,
che mi scavi le ossa e mi faccia cava
per galleggiare almeno in quest’aria
che non riesco più a respirare.
Trovarla negli otto minuti di travaglio
della luce ora che sto come il cielo
dismesso dalle rondini,
la verità dimenticata dall’ombra,
le lenzuola sui davanzali, al mattino,
prostrate in un rigurgito di buio.
Trovarla la parola giusta e difficile
ora che il mondo è tutto e solo visibile,
la parola che è segreto e mistero di te ed io,
quella che dice l’amore
quella che m’è rimasta dentro muta
perché non ho più un te
e nemmeno un io e sono metallo gelido
campana che suona
tamburo che rimbomba.
[…]
Un velo s’è alzato, un velo s’è steso
su tutte le cose
chiare sotto la radente evidenza del male
s’oscurano dietro le ciglia
si ritraggono nella bocca
estirpano le parole,
rovesciano la grammatica e stanno
lontane in una distanza di deserti.
Sei anni a fissare un silenzio ostile, avaro.
Sei anni sepolta viva
tessendo l’unica veste possibile
per i miei fianchi sguarniti
se poco è ciò che posso indossare
ora che mi hanno disfatto il nome
fatto un nome sbagliato che non so pronunciare
e non mi pronuncia e sto
gravida di domande inadeguate.
Sei anni saccheggiata a poco a poco
ogni secondo una formica
a portarsi via un pezzetto di me
così ho dimenticato che fui bambina un tempo
e dei bambini avevo il coraggio
il vantaggio di non sapere com’è il mondo
e lo ignoro ancora ora
resa incapace di imparare, di sognare
non sento altro che il ritrarsi
della voce dentro il vuoto
scavato vuoto in me:
a insidia di polsi e di caviglie
a insidia di memoria.
Incredula è poco a dirsi
che il cuore s’era preso tutto lo spazio
e le ossa scricchiolavano
era Adamo che si riprendeva la sua costola
e mi lasciava come piccola cosa increata.
Incredula sì, ma nelle narici mi saliva l’odore
del sudore e del fiato, l’odore acre
di sterpaglie bruciate sulle carni in fiamme
e mi intorpidiva, narcosi di vita livida
e senza più metafore a farne bello e alto il senso.
da: “La vita in dissolvenza” di Lucianna Argentino
Poesia forte e dolente, in cui la vita stessa, come dal titolo, appare ed è in crisi di stabilità e di sostanza, in dissolvenza, appunto; vita che frana senza speranza di arresto, con racconto in presa diretta dell’evento di perdita…Dolore che non si fa mai lamento, restando a livello di denuncia esistenziale, che va oltre la realtà autobiografica.
Grazie ad Alfonso Marino, anche lui poeta, ho avuto modo di conoscere le poesie di Lucianna. Davvero un’ri-conoscere’. Belle, intense, vere.
A chi fanno bene questi commenti? Ai poeti o a quelli che li scrivono? Non riescono mai a divenire dialoghi o conversazioni.
Siamo veramente cosi’ poveri da saper parlare solo con lo sconosciuto? Allora e’ meglio il vento che pulisce aria e cervello?