“Margaret Eleanor Atwood, nata nel 1939 in Canada a Ottawa, è poetessa e scrittrice.
La sua è una voce a cui dobbiamo prestare ascolto.”
a cura di Luigia Sorrentino
“In Canada non esiste un volk unitario ed è difficile individuare i tratti di una identità nazionale… Cosicchè l’unico elemento unificante sembra essere la terra, il paesaggio, e la sua capacità di sovrapporsi prepotentemente alla storia e al gesto degli uomini. Di fronte alla terra, di fronte a un referente ancora forte, l’uomo riacquista la lentezza di un suo senso paradigmatico, perenne. Nella poesia “Insanie progressive di un pioniere” Atwood sembra illustrare le vicende di un ulisside antico che avverte nell’impatto con la terra la propria finitezza. ‘Si fermò, un punto/ su un foglio di carta verde/ proclamandosi il centro,/ senza muri né confini/ ovunque, il cielo smisurato/ sopra di lui, non / circoscritto,/ e gridò./ Fatemi uscire!'”
di Fernando Bandini
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“Margaret Atwood conosce la paura, sa delle cose che strisciando ti avviluppano il cuore come un sudario di muffa sul pane. Sa di come hai giocato all’assassinio nell’oscurità, e di come, dopo un bicchiere o due di vino, una volta impiccasti qualcuno per i suoi occhi azzurri.
Conosce la storia di tua madre violata da un cigno (la cameriera nella foto di famiglia ha un fumetto invisibile sopra la testa. Sgualdrina.) Sa di quando calpestasti con forza la pietra nella landa e, vedendo la gamba affondare fino al ginocchio, esclamasti: “Un momento. Questa mi appartiene” e solo una ragazza senza mani si protese per consolarti. Lei sa cosa vuol dire fare questi giochi con te…
Ma viene l’ora in cui la vita si piega in due su se stessa. Il diniego temuto che balza fuori e ti accrechia nella Casa dei Divertimenti all’improvviso sembra poco più che terrore sui trampoli. Avviene qualcosa che, con un tonfo sordo, ti arresta il cuore. Il tempo in cui hai iniziato sta per finire. Tuo padre non è più un uomo anziano, è un uomo che muore.
Anche se vi sono lacrime, se i sogni disorientati e la mano di qualcun altro esce dalla manica del suo cappotto di tweed, non c’è tuttavia offuscamento alcuno. Non vi è duplicità. Non vi sono illusioni ottiche, nè note per una poesia che non sarà mai scritta. No, niente di tutto questo. Nel dolore, l’amore è trasparente, e così, trasparente è il tuo verso. Il dolore non ha passato nè futuro, non c’è spazio nel dolore per giochi di prestigio. Con una sola parola sussurri il mondo intero: Mi piaci come il sale.”
di Barry Callagan
“La Atwood esplora varie mitologie e ne trasfonde passione e terrore nel presente, dove continuano a inquietarci. Tuttavia in questa risoluta visione in un mondo in cui il pericolo è in agguato e l’amore scompare, restano riserve di speranza, angoli ombrosi dove l’amore è ancora rorido, ancora vivo, ancora possibile… La Atwood in ‘Variazioni sulla parola amore’ afferma: “Questa parola è di gran lunga ancora troppo breve per noi, ha solo/ poche lettere, troppo poche/ per iempire quelle profonde nude lacune tra le stelle/ che con la loro sordità premono su di noi/ … Questa parola non è sufficiente ma/ dovrà bastare’. Ed ogni volta, con maestria, la Atwood ci conduce ai luoghi dove le nostre scelte umane sono le più difficili e le più cruciali. Con il suo tipico limpido sguardo esplora un tema fondamentale: “Puoi/ tener duro o mollare.”
di Anne Michaels
Luigi Ontani, <<Ossia Diluv’io>>
“Parte del profondo piacere che proviamo nel leggere la poesia di Margaret Atwood deriva dal suo modo di coinvolgerci intellettualmente. Accade sempre qualcosa sotto la brillante superficie dei suoi versi. Può darsi che la troviamo a riscrivere l’Odissea secondo la prospettiva femminile dell’epica, esumando strutture mitologiche nascoste che prescrivono e informano le nostre interrelazioni, oppure la troviamo a giocare con le fiabe che si intrecciano nel tessuto delle nostre tradizioni popolari. Queste allusioni, echi e tradizioni risuonano dal profondo del testo con grande versatilità.”
di Rosemary Sullivan
Luigi Ontani <<EuredicOrfeo>>
Questa è una mia fotografia
È stata scattata qualche tempo fa.
A prima vista sembra
una copia
sciupata: contorni sfocati e chiazze grige
fuse nella carta:
poi se la esamini,
vedi nell’angolo a sinistra
qualcosa come un ramo: parte di un albero
(balsamina o abete) che affiora
e a destra, a metà di
quello che appare un dolce
declivio, una piccola casa di legno.
Sullo sfondo vi è un lago,
e oltre questo, basse colline.
(la foto è stata scattata
il giorno dopo che annegai.
Io sono nel lago, al centro
dell’immagine, appena sotto la superficie.
E’ difficile dire dove
con precisione, o dire
quanto grande o piccola io sia:
l’effetto dell’acqua
sulla luce inganna
ma se guardi abbastanza a lungo,
alla fine riuscirai a vedermi).
di Margaret Atwood
(traduzione di Francesca Valente)
This Is a Photograph of Me
It was taken some time ago.
At first it seems to be
a smeared
print: blurred lines and grey flecks
blended with the paper;
then, as you scan
it, you see in the left-hand corner
a thing that is like a branch: part of a tree
(balsam or spruce) emerging
and, to the right, halfway up
what ought to be a gentle
slope, a small frame house:
In the background there is a lake,
and beyond that, some low hills.
(The photopraph was taken
the day after I drowned.
I am in the lake, in the center
of the picture, just under the surface.
It is difficult to say where
precisely, or to say
how large or small I am:
the effect of water
on light is a distorsion
but if you look long enough,
eventually
you will be able to see me).
I testi e la poesia qui riportata, scelti fra dieci illustri autori canadesi, si prefiggono due obiettivi: celebrare il quindicesimo anniversario della Peter Paula Bilingual Series of Canadian Contemporary Poetry, la collana di poesia contemporanea canadese fondata nel 1993, e fungere da catalogo in occasione della mostra che ne espone i dieci volumi presso la Thomas Fisher Rare Book Library di Toronto e sono tratti da Word & Images: A Celebratory Bilingual Antology of Contemporary Canadian Poetry – The Peter Paul Series (1993-2008) Longo Editore, Ravenna
L’idea che ha portato ad affiancare due diversi mezzi artistici e due protagonisti (il pittore Luigi Ontani e la poetessa Margaret Atwood) provenienti da retroterra culturali ben distinti, è quella d’instaurare fra loro un dialogo che incoraggia l’interazione culturale.
Di Margaret Atwood, Giochi di specchi
A cura di Branko Gorjup e Francesca Valente
Acquerelli di Luigi Ontani
Traduzioni di Laura Forconi, Caterina Ricciardi, Francesca Valente
Margaret Atwood, la voce da ascoltare…
mi piace moltissimo il retroscena della sua poesia ha avuto subito un che di familiare. Mia madre ha sempre dipinto sullo stesso terreno ideale.
Ecco, la grande poesia della della Atwood ti fa capire come il poeta può intervenire nella realtà contemporanea ed esprimere il proprio punto di vista proprio attraverso ‘il modo’, la tecnica della poesia.
Guardare, ed essere guardati.
L’ho studiata all’università e l’ho subito amata… continuo a leggere le sue poesie… sul mio comodino: The Door e Mattino nella casa bruciata.