Pina Bausch vista da Werner Lambersy

“Sotto i pesi / della rugiada del silenzio”
Pina Bausch vista da Werner Lambersy

In questo omaggio in versi alla celebre ballerina e coreografa Pina Bausch, le parole del poeta belga Werner Lambersy gocciano sul foglio e fluttuano lievi al ritmo della musica che soffia al suo orecchio dalla suggestione di sguardi e gesti che si fanno poesia. Le immagini mentali dettate dalla grazia e dall’armonia con cui Pina Bausch vola e vortica sul palco si concretizzano in figure oniriche, accostamenti inconsueti, metafore ardite quanto lo slancio delle braccia che paiono voler tutto abbracciare, con forza e dolcezza al contempo.
Allo stesso modo i versi di Werner Lambersy si ricorrono sullo spartito del foglio cercando di calcare il passo segnato da una danza che vuole riprodurre il moto degli astri lungo l’orbita di pianeti distanti, seguire la luminosa traiettoria delle comete al ritmo della musica dell’universo.

Come una sirena Pina Bausch ammalia lo spettatore e lo trascina con sé sulle ali del vento, con l’illusione dentro di poter volare, di potersi elevare alle vette disabitate dell’amore puro e assoluto, di una passione vissuta e subita come élan vital dalla stella danzante, che arde e si consuma per illuminare chi ne accoglie senza fiato il volo smisurato.

Chiara De Luca
Pina Bausch (Solingen,1940 – Wuppertal, 2009). Sotto la guida di Kurt Jooss ha studiato danza alla Folkwang-Hochschule di Essen, dove ha appreso e sviluppato un’eccellente tecnica di danza. Quando Arno Wüstenhöfer, direttore del teatro di Wuppertal, le affidò l’incarico di coreografa per la stagione 1973/74, Pina Bausch cambiò immediatamente il nome della struttura da Teatro d’Ensemble a Teatro di Danza di Wuppertal. Con questo nome, la compagnia, per quanto inizialmente osteggiata, si guadagnò negli anni una considerevole risonanza. Il modo in cui Pina Bausch intrecciava il poetico con il quotidiano influenzò profondamente l’evoluzione della danza a livello internazionale. Insignita in tutto il mondo dei più importanti premi e riconoscimenti, Pina Bausch è annoverata tra le più grandi coreografe dei nostri tempi.

« Dansez, dansez, sinon nous sommes perdus »
Pina Bausch

PINA BAUSCH

Pina Bausch
Danse avec les yeux
Elle regarde

Même les yeux clos
Elle voit

On sent l’appui léger
De son regard

On sait que c’est là
Que commence
La danse

On comprend :
Le bleu n’est pas une
Couleur froide

Qui brûle
Sans brûlure ni cendre

La mer
N’est la mer que sous
La vague
Le reste
Bruits d’écume
Sur des gestes de noyé

Le ciel et la mer
Sont de même couleur

L’horizon
N’a jamais de frontière

Pas plus que la mort ne
Sépare l’âme et
Le corps

L’âme et la chair
Dansent sous l’unique
Paupière

Pina Bausch
Commence où se retire
Le regard

On comprend
Qu’elle veut se joindre
A l’universelle

Cécité
Pour commencer
Où tâtonne le Sensible

Comme danse
L’éphémère sans poids
Ni attaches
Indifférente
Au côté du vent
Qui emporte son désir

Mais jamais à la claire
Lumière où elle
Mourra

Comme l’aigle de face
Quand le soleil
Aveugle

Pina Bausch
Danse d’abord avec la
Paume

La carte muette
Des lignes à ciel ouvert

L’élégant cou de cygne
De son poignet à
La renverse

Le roseau d’un geste
Sur l’ombre courbe
De l’horizon

Avec ses doigts
Le long de l’amiante
Echevelée

D’éruptions solaires
Cherchant
Les aurores boréales

Et l’étoile filante
Du désordre d’aimer

Avec l’ombre
Du catalpa à l’empan
Large de sa main

La longue
Palme blanche du bras
Ramenée

Sur sa poitrine osseuse
Et nue de bréchet
Neigeux

Sur les pétales
D’un souffle accastillé
De magnolias

Qu’emporte la brume
Blême et l’haleine
Sous le poids

De la rosée du silence

Et la charge
Des beautés qu’on ne
Peut retenir

Pina Bausch danse avec
Son buste

Lettrine
Portail d’église
Clé de voûte des ogives

Du chœur
Où elle entraîne et nous
Et sa troupe

Café Müller
Où les chaises du monde
Sont bousculées

Car qui est-elle
Qui marche ainsi au bord
Du vide

Car qui est-elle
Qui déshabille la solitude
Du désir

Car qui est-elle
Qui danse ce que nous
L’homme

Et la femme
Avons de plus fragile et
Qui fait fuir

Et revenir
Et trembler devenir fou
Et connaître

Parce que toucher déjà
Est de l’amour
Et danser

Un exorcisme
Et l’envoûtement
Pour n’être pas dissous

Se perdre
Après l’apocalypse
De la pudique approche

Ce dernier soleil il périra
Disent l’inca
Gomara puis Montaigne

Lévi-Strauss :
On a dépassé le point de
Non retour

Sixième destruction
Du monde bleu mais pas
De la vie

Pina Bausch
Danse la panique divine
Du corps

Comme un temple
Quand tremble la roche
Qui le fonde

Comme un couple
Sous l’orgasme agoniste
De la foudre

Pina Bausch
Danse avec un bassin de
Chair où bougent

Se nouent
Virent réapparaissent
Se montrent les brelans

Sous la glauque
Profondeur interdite des
Bancs de poissons

Du désir
Et les monstres inédits
De la solitude

A l’amère ressemblance
Des grands fonds
De corail mort

Avec l’espace aux astres
Eteints

Pina Bausch
Peut danser un tableau
Que les cimaises
De la beauté tiennent
Accroché au ciel

Tant il est vrai
Tout bouge on ne sait
Pas où mettre

Les pieds
Lancer dans l’espace
Son corps

Faire face aux murs
Qui cernent l’air

Au poids qui pèse sur
Les surfaces de
La peau

Au temps qui s’use en
Durant

Pina Bausch
Peut danser immobile
Et montrer

Ce qui danse
Et constitue la matière
Des poupées russes de
L’univers

La marche contenue
Dans la chute

Et les bonds
Les sauts de cabri du
Désir

Qui ne
Peut rester tel sans
Retomber

Dans l’ordre violent

Dans la posture
Où Pina Bausch attend
Le passage

Des comètes de l’amour

L’obstiné goutte à goutte
De la beauté

Qui percera l’acier le plus
Dur de l’âme

Werner Lambersy, juin 2012

 

 

«Ballate, ballate, altrimenti siamo perduti»
Pina Bausch

PINA BAUSCH

Pina Bausch
danza con gli occhi
lei guarda

anche a occhi chiusi
lei vede

si avverte il tocco lieve
del suo sguardo

sappiamo che è là
che comincia
la danza

Comprendiamo:
L’azzurro non è un
colore freddo

che brucia
senza fiamma né cenere

il mare
non è mare che sotto
l’onda
Il resto
fragori di spuma
su gesti d’annegato

Il cielo e il mare
sono dello stesso colore

l’orizzonte
non è mai di frontiera

non più di quanto la morte non
separi l’anima e
il corpo

l’anima e la carne
danzano sotto l’unica
palpebra

Pina Bausch
comincia dove si ritira
lo sguardo

comprendiamo
che vuole unirsi
all’universale

cecità
per cominciare
dove brancola il Sensibile

come danza
l’effimero senza peso
né giunture
indifférente
di fianco al vento
che ne trasporta il desiderio

ma mai alla chiara
luce dove lei
morirà

come l’aquila di fronte
quando il sole
acceca

Pina Bausch
danza prima con la
piuma

la carta muta
delle linee a cielo aperto

l’elegante collo di cigno
del polsino alla
rovescia

la canna di un gesto
sopra l’ombra curva
dell’orizzonte

con le dita
lungo l’amianto
scompigliato

da eruzioni solari
cercando
aurore boreali

e la stella filante
del disordine d’amare

con l’ombra
di catalpa sul palmo
ampio della mano

la lunga
palma bianca del braccio
riportata

sul petto ossuto
e nudo dallo sterno
nevoso

sui petali
di fiato accastellato
di magnolie

che porta la bruma
pallida e il respiro
sotto i pesi

della rugiada del silenzio

e la carica
di bellezze che non possiamo
trattenere

Pina Bausch danza con
il busto

capolettera
portale di chiesa
chiave di volta delle ogive

del cuore
dove lei trascina noi
e la sua troupe

Café Müller
dove le sedie del mondo
sono capovolte

perché chi è lei
che cammina così sul confine
del vuoto

perché chi è lei
che spoglia la solitudine
del desiderio

perché chi è lei
che danza quel che noi
l’uomo

e la donna
abbiamo di più fragile e
che fa fuggire

e ritornare
e tremare impazzire
e conoscere

perché toccare già
è dell’amore
e danzare

un esorcismo
e il sortilegio
per non essere dissolti

perdersi
dopo l’apocalisse
del pudico approccio

quest’ultimo sole morirà
dicono l’ica
Gomara poi Montaigne

Lévi-Strauss:
abbiamo superato il punto di
non ritorno

sesta distruzione
del mondo azzurro ma non
della vita

Pina Bausch
danza il panico divino
del corpo

come un tempio
quando trema la roccia
che lo fonda

come una coppia
sotto l’orgasmo agonista
del fulmine

Pina Bausch
danza con un bacino di
carne dove si muovono

s’intrecciano
girano riappaiono
si mostra il tris di carte

sotto la glauca
profondità proibita dei
banchi di pesci

del desiderio
e i mostri inediti
della solitudine

all’amara somiglianza
dei grandi fondali
dei coralli morti

con lo spazio dagli astri
estinti

Pina Bausch
può danzare un quadro
che le cimase
della bellezza tengono
attaccato al cielo

tanto è vero
tutto si muove non sappiamo
dove mettere

i piedi
lanciare nello spazio
il suo corpo

fronteggiare i muri
che cingono l’aria

ai piedi che pesa sulle
superfici della
pelle

nel tempo che si consuma
frattanto

Pina Bausch
può danzare immobile
e mostrare

quel che danza
e costituisce la materia
delle matriosche del-
l’universo

la marcia contenuta
nella caduta

e gli slanci
i salti da capretto del
desiderio

che non
può restare tale senza
ricadere

nell’ordine violento

della postura
in cui Pina Bausch attende
il passaggio

delle comete dell’amore

l’ostinato gocciare
della bellezza

che penetrerà l’acciaio più
duro dell’anima
Werner Lambersy, giugno 2012

Traduzione di Chiara De Luca

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