Carlotta Pederzani, “Sintesi additiva”

Letture
a cura di Luigia Sorrentino

Carlotta Pederzani ci consegna la sua opera prima di poesia “Sintesi additiva”, Edizioni La Vita Felice 2013.

Per Carlotta la poesia è il suo destino, lo ha sempre saputo, fin dalla tenerissima età, quando provava a mettere insieme piccoli componimenti che esprimevano il suo sentire. La sintesi additiva della quale Carlotta ci parla, è la poesia stessa, che striscia sotto gli usci serrati, si annida proprio là dove mai penseresti di trovarla. Nella nota che scrive Carlotta precisa che “è raro che essa porti chiarezza”. Un’affermazione forte e determinata: Carlotta sa bene che la chiarezza è sempre determinata dal suo opposto, il buio, la non luce. Ecco quindi che ciò che la poesia illumina, porta  con sé sempre la sua ombra, la sua parte oscura. (Luigia Sorrentino)

Nota di Carlotta Pederzani
Ritengo che la poesia possa essere considerata una forma di sintesi additiva: non una sterile accumulazione di immagini, bensì un processo che si articola per sovrapposizione di luci. Essa perciò non deve conoscere il superfluo; come luce, deve essere impalpabile, ma, allo stesso tempo, emanare calore.
Come la luce, porta con sé una rivelazione del mondo circostante, sia al lettore che al poeta. Tale scoperta attraverso la parola non è mai identica per ogni individuo, ma proprio in questo risiede il suo pregio: come luce rifratta da uno specchio, la poesia riflette il mondo interiore di chi decide di scrutarvi.
È raro che essa porti chiarezza, poiché anche la luce più brillante necessita dell’ombra per esistere, così come l’uomo necessita del dubbio per imparare e progredire.
La poesia è per me una luce della quale non conosco la fonte, che ho inconsapevolmente catturato e che cerco di restituire con un bagliore fluorescente. Non la sento mia, io sono solo il mezzo che la trasmette, con gioia e fatica, ed essa resta nelle mie mani solo finché non è pronta per diventare proprietà del mondo.

*

21 gennaio 2009

Coscienza
Il vento striscia
sotto gli usci serrati;
come sibilo
bisbiglia strascichi di sospetti
ad orecchie insonni;
sussurra strazi e angosce;
come serpe
si insinua nei silenzi,
negli anfratti
stipati d’ombre
e di cortine
strappate.

*

21 settembre 2009

Uomini

Demoni e satiri,
nella notte,
danzeranno ancora,
posseduti dal chiar di luna;

inebriati dal nettare
amaro della disperazione,
ninfe ed eroi
sfideranno i codici,
nel giorno
che schiude i suoi raggi,
e, ridendo,
fuggiranno a nascondersi
dietro il proprio riflesso.

Ma, allo scadere dell’ora,
le divinità del nulla
capiranno
di essere uomini;

e sfileranno,
nel tramonto,
con ali di cera spezzate,

sotto l’occhio cieco dei veggenti.

*

27 giugno 2010

Nascondersi

Troppo dolce – il dolore –
per sottrarmi al suo incanto.

Perché chiedere luce,
se rassicurante è il buio?

Cos’è, poi, l’ombra, se non
il dazio che alla luce
impone la materia?

*

31 gennaio 2011

Mia non è la sabbia

Mia non è la sabbia,
ma la clessidra;

non le idee,
ma il sillogismo
che le fa umane;

mia non la parola,
ma la grammatica;

non passo, ma orma;

né il piano né la retta,
ma quel segmento
che insiste sull’infinito.

Mia è la manciata di tutto
che stringo
nel mio niente:

– soli –
un foglio bianco
e un filo
del mantello di Dio.

*

20 dicembre 2010

Infanzia

Stringevo il mondo
in mano a mia madre…

L’estate sgranava
in pulviscolo
il quadrante di una finestra,
e in parole che non sapevo mie.

Nella cartella,
gomitoli di nebbia;

e un pastello azzurro
a disegnarmi il mare.

*

22 febbraio 2011

Io

Conosco lettere ed esercizi
dell’umano paradigma

e figure che disvelano
chiaroscuri alle pareti.

Rifuggo gli artifici
di chi sfoggia la vita
come indumento

e indossa l’anima
– sulle ventitré –

Nego conoscenza
per approssimazione

ed esattezza
per giustapposizione.

E luce bianca sarò,
per sintesi additiva
di giallo e viola.

*

26 giugno 2011

Preghiera

Quest’io
sviato dal sé
diviene skyline

che lacera e ricuce
all’orizzonte
un deserto
persuaso al male
alla sua manciata di Cielo.

*

19 ottobre 2011

Parola

Ogni lacrima mi appartiene,
in fili di inchiostro.

Svolgo silenzi
nel vuoto d’aria di un
– a capo.

Stringo fra le mani
l’Indicibile –
tripartito nello spazio
preservato
di una sospensione…

*

22 aprile 2013

Apollo e Dafne

Innumerabili volte
ho lambito le tue fronde.

Paghiamo l’una all’altra
il prezzo della parola:
la mia anima,
la tua libertà.

Ho intrecciato i tuoi rami per gioco
quando il dolore non era nostro,
quando non credevo che l’amore
potesse uccidere.

Non immaginavamo
– non io –
questo germogliare di versi,
né che fosse il mio destino;

né sapevamo che una donna
dovesse morire
e affondare le radici nel dolore
per diventare poesia.

Carlotta Pederzani nasce a Cremona il 2 dicembre 1994 e ha recentemente conseguito la maturità linguistica.
Fin da piccola, inizia a cimentarsi con piccoli componimenti. A tredici anni, su indicazione dell’insegnante di italiano, con la poesia Dare senza chiedere, partecipa al concorso “Premio Bertoletti in ricordo di Claudio”, classificandosi al primo posto.
Nel 2010, nella collana Solodiecipoesie di LietoColle, ha pubblicato la plaquette Dare senza chiedere. Suoi testi sono raccolti in diverse antologie.

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