Appuntamento
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Battute finali, per il Premio Nazionale di Letteratura Neri Pozza 2013.
Ecco i cinque finalisti, tra i quali verrà scelto il romanzo inedito vincitore di questa prima edizione: Dentro c’è una strada per Parigi di Nòvita Amadei, La letteratura tamil a Napoli di Alessio Arena, Il genio dell’abbandono di Wanda Marasco, La ricchezza di Marco Montemarano, Il bambino di Budrio di Angela Nanetti.
I cinque inediti – scelti dal comitato di lettura composto dagli agenti letterari Luigi Bernabò e Marco Vigevani, dagli scrittori e giornalisti Francesco Durante e Stefano Malatesta, dallo scrittore e critico letterario Silvio Perrella, dalla scrittrice Sandra Petrignani, dal direttore editoriale Giuseppe Russo – sono stati presentati giovedì 12 settembre (ore 19), a Milano nello Spazio Pal Zileri (main sponsor del Premio).
All’evento sono intervenuti Vittorio Mincato, presidente di Neri Pozza, il direttore marketing e comunicazione Forall-Pal Zileri Manuela Miola, Giuseppe Russo, direttore editoriale Neri Pozza, e Nicoletta Martelletto giornalista de Il Giornale di Vicenza, che ha raccontato il rapporto tra moda e letteratura, tracciando una storia dell’abbigliamento nella sua particolare funzione di strumento letterario per decifrare i personaggi.
Intermezzi musicali di Ettore Martin e Michele Calgaro hanno accompagnato la serata.
Tra gli autori finalisti c’è il vincitore, che sarà annunciato e premiato il 3 ottobre al Teatro Olimpico di Vicenza, progettato dall’architetto rinascimentale Andrea Palladio nel 1580. L’autore riceverà in premio un assegno di 25 mila euro e la sua opera sarà pubblicata da Neri Pozza Editore.
I cinque romanzi finalisti – scelti tra i dodici selezionati da una commissione designata dalla casa editrice, a loro volta tra i 1.781 i testi arrivati al concorso – evocano memorie e profonde solitudini. Come quella delle due donne protagoniste di Dentro c’è una strada per Parigi di Nòvita Amadei, con la capitale francese a fare da sfondo discreto di una storia di amicizia intergenerazionale e solidarietà femminile. Indaga le sfumature di un rapporto quasi filiale Il bambino di Budrio di Angela Nanetti, che ha come protagonista un trovatello talentuoso, accolto nel convento ed educato da Padre Giovanni, fino a quando le malelingue dell’ambiente ecclesiastico non diffonderanno pettegolezzi su questo bambino “posseduto dal Maligno”. Si spazia dalla Roma anni Settanta de La ricchezza di Marco Montemarano, per andare a fondo a indagare nella memoria – spesso fallace – e nell’identità di ognuno, ai sotterranei di una Napoli dove si muove la società segreta dell’Accademia Letteraria tamil raccontata da La letteratura tamil a Napoli di Alessio Arena, tra realtà e leggenda. I romanzi scavano nell’emotività dei protagonisti e nei ricordi del passato, che fanno emergere nodi mai sciolti: come accade a Gemito, lo scultore che incarna l’indissolubile legame tra talento e follia in Il genio dell’abbandono di Wanda Marasco, sullo sfondo di una Napoli di fine Ottocento.
Il Premio Nazionale di Letteratura Neri Pozza, indetto nell’anno del centenario della nascita del fondatore della casa editrice e basato sul modello dei Premi letterari spagnoli, quasi tutti organizzati dagli editori, ha l’obiettivo di riportare al centro del lavoro editoriale l’attività di selezione e di valutazione dei talenti. Secondo Giuseppe Russo, ideatore del Premio, “questa prima edizione ha visto una partecipazione enorme, la più alta forse mai registrata in un concorso letterario italiano: ci sono pervenute ben 1.781 opere che, nella loro varietà di temi e indirizzi, ci hanno fornito un quadro esauriente dello stato della nuova narrativa italiana. I romanzi della cinquina finalista presentano tutti una notevole qualità letteraria. Sono opere capaci di attrarre il lettore dalla prima all’ultima pagina e, insieme, in possesso di sorprendente eleganza di stile e controllo della scrittura”. Nel segno dello spirito originario dell’editore Neri Pozza e della sua fede ostinata nella creatività del lavoro editoriale: “Saranno idee d’arte e di poesia… ma sono le sole capaci di sedurmi e interessarmi. – ripeteva infatti Neri Pozza – Il resto, per me, è buio e vanità”.
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I CINQUE LIBRI FINALISTI
DENTRO C’È UNA STRADA PER PARIGI
Nòvita Amadei
Parigi. Martha è una giovane donna che condivide vita e appartamento con la sua piccola Eline di cinque anni. Ha perduto il lavoro e il padre della bambina l’ha abbandonata. La sua unica ragione di vita è perciò provvedere in qualche modo all’educazione e al benessere della figlia.
Dietro la porta accanto, un’altra donna, Adèle, vive da molti anni in compagnia della propria solitudine. Una solitudine segnata da un segreto così gelosamente custodito che nemmeno il mal di vivere riesce a tradire. Complice l’irruenza della piccola Eline, le due donne sono destinate a incontrarsi. Martha scorgerà in Adèle i tratti della figura materna che le è mancata da poco e, al suo cospetto, Adèle troverà il modo, prima della fine dei suoi giorni, di portare alla parola la drammatica e dolce vicenda che ha scandito l’intera sua esistenza. Delicata storia di amicizia femminile, Dentro c’è una strada per Parigi è un romanzo che, sullo sfondo incantato della Ville Lumière, narra della bellezza e della fatica dell’essere madre di due differenti generazioni di donne.
LA LETTERATURA TAMIL A NAPOLI
Alessio Arena
Esiste una società segreta a Napoli: l’Accademia letteraria tamil, che si nasconde nei sotterranei della città. Là, nel ventre dell’antica città greca, l’Accademia ha il compito di custodire i tesori di una tradizione letteraria che risale anch’essa a più di duemila anni fa. Janaka Jayawardana, noto all’anagrafe o alla luce del sole come Gennaro Bibberò, ragazzo educato dalla zia Marisa, che ha cambiato sesso e si è presa cura di lui, è uno dei membri di questa associazione clandestina. La sua vita è la perfetta espressione dei due mondi in cui l’Accademia prospera. Jayawardana-Bibberò è nato al Supportico Lopez n. 32 di Napoli in un giorno in cui il resto della sua famiglia veniva decimato dall’esercito singalese a Colombo. È cresciuto giocando a cricket a mezzanotte a piazza Mercato, in mezzo ad angeli con quattro braccia, a madonne con proboscidi o a cavallo di una tigre come la Dea Shakti, a statue di San Giuseppe che suona il flauto di Krishna, a crocifissi appesi al simbolo dell’om. Per Janaka-Gennaro è giunto, però, il momento di decidere a quale mondo appartenere. La notizia della resa delle Tigri tamil nello Sri Lanka impone, infatti, una decisione indifferibile e dolorosa…Romanzo in cui storia reale e mito conferiscono all’opera un tono del tutto originale e ammaliante, La letteratura tamil a Napoli affronta uno degli aspetti centrali dell’esistenza urbana contemporanea: l’incontro-scontro tra culture millenarie che si concepiscono come irriducibili tra loro.
IL GENIO DELL’ABBANDONO
Wanda Marasco
Napoli, anni Ottanta del XIX secolo. Vincenzo Gemito, geniale artista in odore di pazzia, fugge di notte dall’ospedale psichiatrico Villa Florent e, correndo sotto la pioggia e tra le tenebre, raggiunge casa sua. Dinanzi allo sguardo atterrito della moglie Ninetta, della figlia Peppinella e dei genitori, Giuseppina Baratta e Mastu Ciccio, si rintana nella sua camera-studio, dove ripercorre con la memoria gli eventi fondamentali della sua vita: l’abbandono da parte dei genitori naturali sulla ruota degli esposti e la sua successiva adozione; l’apprendistato artistico sotto il pittore «Totonno» Mancini e gli anni trascorsi a Parigi; l’attesa fremente per l’arrivo a Napoli di grandi personaggi come Garibaldi e Verdi e gli amori e le gelosie che hanno rallegrato e funestato la sua esistenza; e, infine, le due commissioni «regali» che lo hanno fatto sprofondare nel gorgo della follia.
Ricostruzione romanzata della vita di uno dei maggiori artisti «maudit» del nostro paese, Il genio dell’abbandono si segnala per la maestria della scrittura, capace di padroneggiare registri differenti (voce narrante, monologo, scrittura privata, corrispondenza epistolare) e di restituire, nel ritmo incalzante di una lingua, cui il napoletano del tempo dona un singolare realismo lirico, la vicenda di un talento diviso tra passione e follia.
LA RICCHEZZA
Marco Montemarano
Negli anni Settanta, a Roma, i Pedrotti costituiscono certamente una delle famiglie più ambite per frequentazione e aspetto. Il padre, onorevole, con guardie del corpo e appartamenti sparsi in centro; la madre, elegante e signorilmente svagata, i figli: Fabrizio, bello come il sole, dalla statura imponente e dall’allegria contagiosa; Mario, delicato e cortese; Maddalena, seducente e misteriosa. Giovanni, battezzato Hitchcock da Fabrizio e dai suoi amici rugbisti, ha il privilegio di essere accolto nella cerchia più intima della famiglia. Come compagno di scuola di Fabrizio e poi di Mario, è di casa nel lussuoso appartamento dei Pedrotti. Apparentemente è uno di loro, in realtà è, e sarà sempre, soltanto il testimone delle loro esistenze ineffabili. Giovanni accederà ai segreti dei Pedrotti. Saprà della sottile tortura fisica che Fabrizio, l’affascinante ragazzo ammirato da tutti, infligge all’introverso fratello sin dall’infanzia. Sarà accolto tra le braccia di Maddalena, che gli concederà il privilegio di intrufolarsi, come un ladro, nella sua camera. Crederà persino di aver determinato la rovina della famiglia con un atto scriteriato e irresponsabile nell’acceso clima politico degli anni Settanta. Per scoprire, infine, con il trascorrere degli anni e l’irrompere della maturità, l’irrealtà di tutto quanto aveva creduto. Con la sua scrittura asciutta e controllata, La ricchezza è un romanzo che narra dei ragazzi degli anni Settanta per esporre uno dei temi fondamentali della letteratura di ogni tempo: la gioventù come un sogno fugace.
IL BAMBINO DI BUDRIO
Angela Nanetti
Nell’estate del 1637 la peste si abbatte su Budrio, un piccolo paese dell’Emilia-Romagna. Il giovane medico Alberto Carradori viene chiamato dai frati del Convento di San Giovanni per assistere i malati ricoverati nell’ospedale. In quel luogo di pena, Carradori si imbatte in una singolare figura: padre Giovanni Battista, un uomo di grande cultura e altrettanto grande ambizione. Padre Giovanni ha raccolto sotto la sua protezione un piccolo mendicante, Giacomo Modenesi, dotato di memoria e intelligenza fuori del comune: un bambino-prodigio capace di apprendere con disarmante facilità conoscenze riservate dopo anni agli eruditi. Entusiasta del piccolo genio, padre Giovanni decide di condurlo a Roma per presentarlo ai confratelli del Convento di San Marcello in Corso. Al cospetto di illustri prelati, vescovi e cardinali, il bambino svela le sue strabilianti capacità. I suoi frequenti malori, tuttavia, che sfociano in crisi convulsive, la sonnolenza che lo coglie durante la predica del Venerdì Santo alimentano pettegolezzi e dicerie, tanto che Giacomo viene convocato presso il Tribunale del Santo Uffizio con l’accusa di «dottrina acquisita con opera demoniaca». Ispirato alla storia vera di un povero garzaiolo vissuto a Budrio nel Seicento, capace di dissertare in latino e greco e accusato dall’Inquisizione di vicinanza al demonio, Il bambino di Budrio è un romanzo che unisce documentazione storica e stile, mostrando come un’opera letteraria possa avere un indubbio valore conoscitivo.
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Che gran lavoro hanno fatto i giurati: 1781 testi in così poco tempo.
Auguriamo ai finalisti di vederli tutti pubblicati i loro libri. Anche per egoismo. Io ne vorrei leggere almeno tre fra quelli che sono in finale. E complimenti a tutti loro e in egual modo.