Nello scaffale
Dario Bellezza, “Colosseo e altri luoghi” Edizioni Seam, 2013, (euro 10,00)
dalla Prefazione di Alessandro Assiri
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Dario
Racchiudere in un percorso antologico seppur ridotto l’opera di Bellezza è già di per sé limitante. Sia per il percorso di scrittura che per la statura umana del personaggio Dario, uno dei pochi autori che a forza di sentirsi dire di essere grande, grande non si è sentito, ma lo è diventato, giocando un ruolo fedelmente, tanto da far sì che la sua letteratura non abbia più bisogno di istanze di autenticità appartenendo di per sé alla verità mistificata.
Siamo al cospetto di una poesia collocata pienamente nel suo tempo, ma scritta da un autore che quel tempo è troppo impegnato a viverlo per cambiarlo e allora all’esigenza impetuosa di scrittura non resta altro che compiere un sortilegio: assumerlo questo tempo, caricarselo insieme alle altre scimmie sulla schiena e tentare di descriverlo.
Emerge infatti, anche dalla selezione operata su questi testi, l’aspetto del Bellezza che sente e intuisce l’inutilità rivoluzionaria degli anni ‘70, arrivando quasi a deriderne la partecipazione, perché già tanti e troppi sono i modi per partecipare alla sconfitta per testimoniarne la caduta.
Rimane questa idea di poesia emotiva in tutta la scrittura di Dario come se l’urgenza del dire rispondesse a un istinto animalesco, che si muove per odori e per umori ma credo che, in fondo, Bellezza fosse pienamente consapevole che i sensi non si consegneranno mai all’eterno, anzi, avranno sempre nel dissolversi la propria fascinazione. Sapere di non rimanere vuol dire aggirare con maestria ogni artistica mimesi e ogni effimera pretesa letteraria, è questa lezione di impermanenza. L’eredità vera di una lettura attenta, questa consapevolezza di sapere che si è meravigliosamente imperfetti solo quando il sangue è in cammino. Qui non si tratta più di sapere se il poeta sia o meno un fingitore, si tratta di assumere su di sé la consapevolezza che ogni parola è coltivata in funzione di una storia che, a volte, è biografia ed altre solo erbacce da estirpare. Dario la vita spesso la vive, ma altre la sospetta reclusa in una diversità ingombrante che solo “l’atteggiamento” può contribuire ad alleggerire.
Ho sempre ritenuto l’io di Bellezza un io incapace di ritrarsi, un io speso interamente nell’uso sapiente di un verso che la profondità l’ha già tutta in superficie, come gioco magico di questa parola adescante, di questo meccanismo a orologeria, costruito per sedurre o per prendere distanze, quasi si usasse la lingua non per replicarsi, ma per imitare una somiglianza, per essere aderente a una costruzione, sia essa una onirica fabula o una ben più modesta, ma non per questo meno vera, proiezione di strada. Auspico che questo breve percorso possa consegnare al lettore sopratutto un rapporto nuovo con un autore che ci ha insegnato che la vita la possiamo solo sorvegliare con le parole e vigilare con i sensi, un autore consapevole che questa veglia avrebbe procurato un’insana raccolta di illusioni e una altrettanto insana raccolta di presenze.
“La poesia vive di un insonnia perpetua” diceva René Char ed è questa insonnia che Bellezza ha chiesto a gran voce di abitare in un modo che metaforicamente trasforma la poesia di Dario, in una ricerca di inquilini molto più che in una ricerca di interlocutori, inquilini con cui dividere la stanza con cui alleviare un peso.
Spesso sembra che le righe di Bellezza siano un andare a capo quando il pensiero rantola, quando la fragilità prende il sopravvento come molte volte si può notare anche nei componimenti dove è forte la critica verso l’inutilità dell’atteggiamento politico di una generazione, intuita dal poeta in una spinta empaticamente pasoliniana come il suono di una de-generazione che sarebbe di lì a poco esplosa, con tutte le sue contraddizioni di un presente che non si eternizza mai nei versi, ma ne viene espulso proiettato in avanti.
In una lettura disattenta l’atteggiamento civile di Bellezza potrebbe apparire una mescolanza di superbia e supponenza, ma solo addentrandosi nella carne del verso si può iniziare a scorgere che proprio in quella carne sta tutta la rivoluzione di Dario, la stessa carne che marcisce e che si deteriora come le idee, la stessa carne che diventa desiderio e follia esattamente come le istanze di cambiamento che ogni insurrezione ci chiede.
Ed è proprio nella carne che diventa luogo del disprezzo, ma anche scorta di memoria e di provviste per l’inverno dei sensi che ritroviamo l’enorme forza di una poesia che non è stata resa inoffensiva che non è stata disinnescata nonostante gli innumerevoli tentativi di irriderla e di intimorirla, una poesia fisica che richiede fisicità anche al lettore che si trovi oggi a leggerla o rileggerla, perché poesia è, a maggior ragione, quella di Dario: affronto, scontro, senza mai ripiegare.
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Noi, certo, ci ravvederemo, appena usciti
Noi, certo, ci ravvederemo, appena usciti
quando saremo in libertà;
ci sposeremo in chiesa, riso e confetti,
la mamma della sposa, i testimoni
da mettere sul giornale; noi parteciperemo
con le dovute cerimonie, la nostra felicità.
Metteremo al mondo tanti bambini,
li faremo battezzare nel nome del Signore,
infileremo le mezze maniche e ogni giorno
andremo all’ufficio, e diremo sempre al
superiore: Sissignore!
Aspetteremo con ansia Pasqua e Natale;
d’Estate – per le ferie andremo in
villeggiatura al mare;
a rate ci faremo un appartamentino,
un caminetto finto e un mobile bar,
la poltrona letto, il frigorifero, la cucina a gas;
tutte le sere davanti al televisore a vedere
i festival, le cose serie: Canzonissima e la
pubblicità.
***
Eri nudo per me
Eri nudo, per me: gli occhi avevano
le stesse inclinazioni: le mani
i sensi assopiti ascoltavano
al risveglio lento. Eravamo nudi
e certi delle pompe e i fasti del mondo
da accarezzare tiepidamente contemplando.
Nella mobile calma dell’amplesso
i nostri corpi sterili e maschili
coprivano il ronzio delle zanzare
e delle mosche liete di vivere:
presto veniva la tristezza e il sonno.
***
a Elsa Morante
I ragazzi drogati, guardie del corpo
dell’Assoluto, vanno per il mondo
mattutino fino alla sera della loro
sopravvivenza: come passerotti
mangiano distrattamente
tutti presi dai loro sogni d’avventura.
E la sciagura che li coglie per strada
e li fulmina piamente stecchiti
li lascia prede delle iene umane
che scrivono i loro necrologi sui giornali.
Le loro dita sono piene di anelli;
la loro grazia bugiarda di mentire
sa che io non ho bisogno di droghe.
E mi guardano come un povero reietto,
un infelice, ma troppo non m’offendo.
So che vanno per le vie del mondo
con in bocca il sapore della polvere
e del tossico:
strepito vano è il loro baloccarsi
bambino, orgoglio luciferino
di chi si consuma, strugge come cera,
ma anche così la mia voce smorta
li vorrà sempre al mio capezzale
***
Addio cuori, addio amori
Addio cuori, addio amori
foste i benvenuti, gli adorati
ascoltati meno
per non intrecciare
meschine figure, o suicidi.
Così si scriveva una volta:
carcasse di ingenuità
per volare alto, sacrificare
al nemico, infinito.
Oggi tutto ha perso senso
senza tregua minaccia
anche voi amori, anche voi cuori.
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Pubblicazioni di Dario Bellezza: due libri dedicati a Pasolini: Morte di Pasolini, Mondadori, 1981, 1994. Il poeta assassinato. Una riflessione, un’ipotesi, una sfida sulla morte di Pasolini, Marsilio, 1996.
Opere di poesia
Invettive e licenze, Garzanti Editore,1971 e 1991, Premio A. Gatto. Morte segreta, Garzanti Editore, 1976, Premio Viareggio.
Libro d’amore, Bellezza Dario, Ugo Guanda Editore, 1982. Colosseo, Quaderni di Barbalù-Siena, 1982.
Io, A. Mondadori Editore, 1983. Serpenta, Nuzio Galluzzo, 1985. Piccolo canzoniere per E.M., Edizioni del Giano, 1986.
Undici erotiche, L’Attico, 1986. Serpenta, A. Mondadori Editore, 1987. Libro di poesia, Garzanti Editore, 1990.
Gatti e altro, Fermenti Ed., 1993. L’Avversario, A. Mondadori Editore, 1994, Premio Montale.
Proclama sul fascino, A. Mondadori Editore, 1996. 40 Poesie, A. Mondadori Editore (I miti), 1996.
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Opere di narrativa
L’innocenza, ristampato con il titolo, Storia di Nino, De Donato, A. Mondadori Editore, Pellicanolibri, 1970, 1983, 1992.
Lettere da Sodoma, Garzanti Editore, 1972 e 1977, Marsilio, 1995. Il carnefice, Garzanti Editore, 1973, ES Editrice.
Angelo, Garzanti Editore, 1979.
Turbamento, A. Mondadori Editore, 1984. L’amore felice, Rusconi Ed., 1986.
Il cugino. L’anello del capitano, con Luigi Reina, Alfredo Guida, 1991.
Nozze col diavolo, Marsilio Editori, 1995.
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Opere di teatro
Testamento di sangue, Garzanti Editore, 1982.
Colosseo-Apologia di Teatro, Pellicanolibri 1985.
Salomè, ed Libria, 1991.
Morte funesta, n.p. in volume.
Ordalia della Croce, n.p. in volume Premio Fondi
La Pastora. Dario Bellezza, Niglio Francesco, Altrimedia.
Sacro e diverso. Percorsi genettiani nell’opera di Dario Bellezza, Della Bella Marina, Il Lavoro Editoriale.