Chiara De Luca, "La somma di ogni ritorno"

Chiara_De_Luca_2[1]Anticipazione Editoriale
Prossimamente sarà in libreria l’antologia di Chiara De Luca, “La somma di ogni ritorno/The Sum of Each Return”  che raccoglie poesie edite e inedite della poetessa, con la traduzione in inglese di Gray Sutherland e la prefazione di Giancarlo Pontiggia.
A parte la poesia d’apertura, che è tratta da La corolla del ricordo, tutte le poesie che qui presentiamo sono tratte dalla sezione “inediti” dell’antologia bilingue.
Prefazione di Giancarlo Pontiggia
«Credo/ nel sacro di ogni incontro»: inizia così, con questa intensa professione di fede, un libro di stagioni e di fioriture, di luci e di silenzi, che non si limita a contemplare il mondo della natura, ma vuole abitarne il cuore pulsante, far proprio ogni fruscio del tempo, penetrare nell’onda assorta della notte, schiudersi come un calice al rosa di un mattino.
Chiara De Luca, il cui nome sembra già contenere la potenza sorgiva della luce da lei tanto invocata – e fissata – sul ciglio della pagina, s’inoltra dunque con passione fra i nomi che dicono terra e acqua, fuoco e aria; e lascia che la propria anima – «a lungo dissodata» – si faccia arare come una zolla, o intridere della materia più cangiante delle cose, affidandosi al potere metamorfico delle immagini, non per abbellire la realtà, ma per conoscerla nella sua sostanza più ardua e impervia.
Così, nei suoi versi, il giorno si espande come un oceano, i silenzi sono spiagge, «si gonfiano le reti dell’aurora», tutto è «fiato», «respiro» (parole-chiave del libro, nomi-cuore di una visione del mondo che si fa poetica, e detta il senso delle poesie stesse), la terra un braciere sul quale «ci scaldano le foglie crepitanti». Allora, gli stipiti dei tetti possono «acuminare gli spigoli del cielo», e perfino un’auto può «guadare/ l’asfalto frusciando».
Quante volte, tra le stanze di questa raccolta, non abbiamo percepito il movimento dell’anima che ora si slancia verso un futuro tutto da inventare, finendo per toccare circolarmente le origini stesse della vita; ora si ripiega in se stessa, come a custodire qualcosa che deve restare celato, forse ignoto agli occhi stessi che si sporgono sul mondo (gli occhi: «piccoli soli sospesi alla pianta / a precipizio sul pozzo del verde»).
Ma sempre, che ci s’inondi della luce ardente di un meriggio d’estate, o si sprofondi in un brolo di foglie che marciscono, è un sentore di misteriosa, enigmatica vita che prende il lettore di queste pagine, soggiogandolo con la forza impressiva e ipnotica, lapidaria e arcaica, delle immagini: «Venivo da lontano dentro,/ ti portavo negli occhi sacrale/ sgomento, fui non sapere,/ neve nelle tue mani al disgelo./ Fui fiera, vergogna, distanze,/ delle tante fui una e tu unico/ tempio dove officiavo/ nel buio il sacrificio del tempo,/ bruciando incensi di fedeltà/ fascine scomposte d’attesa/ neniando pazienza mortale,/ tra i denti il pane del desiderio/ a spezzare l’osso dell’ingenuità/ – sangue stillando esperienza/ – a metà».

Giancarlo Pontiggia
I believe / in the holiness of every meeting.” Thus, with this intense statement of faith, begins this book of seasons and of blossomings, of light and of silences, a work that does not merely contemplate the natural world but seeks to live within its beating heart, to make time’s every whisper its own, to slip deep within night’s enraptured waves, and open like the calyx of the morning rose. Chiara De Luca – her very name seems to contain within it the pure power of the light she so often invokes – and stares at – on the eye of her page, steps passionately from name to name, be it fire, earth, water or air, and allows her “long-tilled” spirit to be ploughed like a plot of land or impregnated with the most iridescent stuff of things, trusting in the metamorphic power of her images not to embellish reality but to come to know it in its hardest, most impervious aspect. In these poems the day spreads out like the sea, silences are beaches, “on the streets expand the nets of dawn”, everything is “breath”, “breathing” (this is the key word in the entire book, the heart-name of a vision of a world that in and of itself becomes poetry, even given the meaning of the poems themselves), and the earth a brazier on which “crackling leaves warm us”.
Here, roof jambs can “sharpen the edges of the sky” and even a car can “ford the rustling tarmac”. How often in the verses that make up this collection do we not feel the movement of the spirit, soaring towards a future still to be created in its entirety, and ending by coming back full circle and touching on the very origins of life. Now it turns back upon itself, as if watching over something that needs to remain concealed, something perhaps unknown to the very eyes that bulge out towards the world (eyes: “little suns hanging from the plant / right over the well of green”). But always, whether it bathes itself in the burning noontime summer heat or sinks into an orchard of rotting leaves, the sensation that seizes the reader of these pages is one of life as both mystery and enigma.
This sensation is brought to overwhelming strength by the sheer might of Chiara’s impressive, hypnotic, pithy, archaic images: “I came from far within / in my eyes I brought you sacred / consternation, I was not to know / in your hands I was as snow in the thaw. / Fierce was I, shame, distances, /of the many was I the one and you / the sole temple where in the dark / I would sacrifice to time, burning / the incense of fidelity / broken down faggots of expectation / singing dirges of fatal patience / between my teeth the bread of desire / to break the bone of naivety / – blood oozing experience – / in half.”

Credo
nel sacro di ogni incontro
nell’irripetibile stagione di un momento
di Eterno presente che redime il tempo
e si possa entrare infine un cuore aperto
custodire il grido teso in ogni sguardo
tenère parole come canto che nel vento
soffia intensamente ponti tra le storie
sul mare di un silenzio enorme che non cede
quando più non frangono le onde dell’attesa
nel piegarsi a un fondo invano di memorie
*
I believe
in the holiness of every meeting
in the unrepeatable season of a moment
of the Eternal present that redeems time
and were it possible at the end to enter an open heart
to guard the tense scream in every look
to hold words like a song that in the wind
blows bridges intensely between stories
on the sea of a vast silence that does not yield
when the waves of waiting no longer break
folding down in vain on a bed of memories
*
La rosa del mattino si arrampica
sporge dal muro del giardino
sfinita la cresta di petali bianchi
rosati ma forte le braccia tendono
pallide al chiaro striato del cielo
scostante e severo di chiazze
sul viso senza segni del tempo;
arata l’anima a lungo dissodata
cessa di germinare l’assenza
sbocciata nell’ora di attendere
il termine del tendere verso
ignoto calice di nuovo futuro;
seminata si schiude la sera
cala placata lieve il ricordo
a schiudere l’alba del giorno
d’ogni pensiero. Attimi sono
stagioni secondi a milioni
di solitudine semi spaccati
fruttano vasti silenzi di crepe
per imporre a fondo lo sguardo,
secando le spine del mancato
saziando lo stelo del ritorno 
*
The morning rose climbs
overhangs the garden wall
exhausted its crest of creamy white
petals but strong its pale arms stretch
to the sky’s clear striated light,
inconstant harsh with blotches
on its face that bears no marks of time;
ploughed, long-tilled the spirit
no longer germinates absence
that bloomed at the time for waiting
the moment for stretching towards
the unknown calyx of a new future;
sown it opens in the evening
calm gently lowers memory
of opening the dawn of the day
of each thought. Moments are
seasons millions of seconds
of solitude scattered seeds
yield vast silences of fissures
to force the eyes down
cutting the thorns of what is lost
satiating the stem of return 
*
Si è fermata una lacrima di notte
tra le ciglia delle nervature sottili
talmente da quasi sparire nel ventre
di poca terra tesa ad assorbire
il sorriso inconsolabile che ha il sole
chiuso tra le sbarre fitte del balcone
Dice di quest’aspra fame di silenzio,
dell’aperta pace dello sguardo
di un mondo che avvolge e non
circoscrive, della voce cangiante
del vento che ascolta e non chiede
Dice dell’esistere semplicemente
in pelle di trasparenze che accoglie
e rifrange la giostra gigante di colori,
appena posandosi imponderabile
sulla palpebra verde increspata
adagiata di lato sulle labbra del vaso,
sopravvissuta al crollo rovinoso
del busto tra le braccia dei suoi rami 
*
One of night’s tears has stopped among
the lashes of fine nerves almost
as if to fire in the belly
of the little earth ready to absorb
the inconsolable smile that trapped the sun
behind the dense bars of balcony rails
It tells of this keen hunger for silence
for the open peace in the gaze
of a world that enfolds and does not
circumscribe, of the lilting voice
of the wind that listens and does not ask
It tells of existing simply 
in skin of transparencies that welcomes
refracts the giant coloured carousel 
scarcely having settled, imponderable
on the crinkled green eyelid gently
resting one side on the rim of the vase
having survived the ruinous collapse
of the bust among the arms of its branches 
*
La spio intorno più bianca ad agosto
nei muri che ho voluto intatti e nudi,
l’avverto scivolare agilmente tra le cose,
tremare tra le pagine, soffiare sulla polvere
snidata dalle dita inclementi della luce,
giocare sugli spartiti incurante
di leggerne le note per vibrarne,
la osservo serpeggiare tra i versi
senza sporcarsi di sangue e silenzi,
premere furiosa e decisa sui vetri
come fossero nate le finestre soltanto
per restare spalancate sul mondo
Sentirla nell’ovunque senza poterla,
mentre il giorno si calma spiovendo
vita tra le ali incendiarie della sera,
tanto più struggente non trovarsela
dentro a tentoni adesso la pace
*
I watch for her all around, whiter in August
within walls I wanted untouched and bare,
I feel her slip agilely among things,
trembling between pages, blowing on dust
flushed out by light’s merciless fingers,
playing on musical scores without caring
about reading the notes, just to shake,
I watch her snake between lines of verse without
dirtying herself with blood or silences,
pushing with furious resolve on the glass
as if windows were made solely
to remain wide open on the world
To feel her everywhere without being able
while the day grows calm, rain dies down
life between evening’s incendiary wings,
all the more tormenting not finding her
within groping blindly now peace
*
È perché torna con lo stesso nome
tocco caldo sulla pelle di passione
a disseminare il vuoto nelle strade,

dove a ogni angolo si sciolgono

sagome a metà consunte di stagioni,

ha lo stesso passo accorto il vento

in curva sulla cava cupola del cielo
di poco alterando la voce del vuoto
nel moto delle poche cose a picco
sul quartiere incastonato dentro
il torpido abbandono del mattino,
dove chi resta si nasconde, a volte
piange, che temo tanto quest’agosto
come quello che un tempo ci lasciò

senza un settembre da aspettare.
 *
It’s because she now returns with the same
name while hot on passion’s skin I touch
to strew the streets with emptiness
where at every corner forms dissolve
forms of seasons half worn down,
the same shrewd pace it has, the wind
curving about heaven’s hollow dome
hardly changing the voice of emptiness
in the motion of the few sheer things
in the district set like a stone within
morning’s lazy abandon, where
those who remain are hidden, sometimes
weeping, how I fear this homonymous
August that once did leave us
with no September to wait for.
 
*
Sarà stata l’inquieta e paziente
trasparenza dell’acqua trafitta
dal sole il segreto, le foglie
che stagliano oasi dove posare
lo sguardo sulla corsa uniforme
di un cielo oggi troppo al respiro,
l’essere stato solo in potenza
nell’amnio di un abbandono
all’aperta contiguità con il buio
dopo di noi a inventare altro nome
all’antico dolore per paura del peso
enorme di fragile risoluzione
a nascere un poco migliore
*
It will have been the restless patient
transparency of water run through
by the sun the secret, the leaves
that hack out oases where to bring
our eyes to rest upon the uniform
course of a sky breathing too hard today,
having been alone potentially
in the amnion of abandonment
to open closeness to the dark
after us to invent another name
for the ancient pain for fear of
the colossal weight of fragile resolve
to be born just a little better 
*
Forse è per l’afa che sfina il filo
fragile delle ragioni e le affioca
in bilico a metà tra l’una e l’altra riva,
o l’acqua che riflette impudica e nuda
lo sguardo assolato e sferzante della luce,
o la terra esausta ebbra di calore
tra steli esili nell’abbandono al vento
che adesso mi chiedo quanto a lungo
saprò preservare il salvifico torpore
nel perfetto ovale del silenzio,
soffocando braci di speranza,
intagliare corteccia la memoria
per disfare in trucioli ricordi
leggere nei cerchi sanguinanti
un valzer di menzogne nel melange
astuto d’estate e immaginazione;
oppure raccontarmi bene ancora
altro amore, uno strazio un po’ più lieve
volti facili da cancellare,
per non pronunciare il tuo nome.
                   
                          agosto 2010 
*
Perhaps because of this sultry weather
the fragile string of reasons is wearing out
and poised between one shore and the other
grows dim, or the water bare and impudent
reflects the sunny lashing gaze of light,
or the earth exhausted drunk with heat among
slender steles abandoned to the wind
that now I wonder how long I shall
be able to preserve the saving torpor
in the perfect oval of silence
smothering the arms of hope
incising the bark of memory
to unmake memories into woodchips
to be read in bleeding circles
a waltz of lies in the astute mix
of summer and imagination
or tell me once again about
another love, a torment a little slighter
faces easy to wipe out so
I don’t have to say your name.
                       August 2010
Chiara De Luca: corre quindici chilometri al giorno, scrive poesia, narrativa e critica, traduce da inglese, francese, tedesco, spagnolo e portoghese. Laureata in Lingue e Letterature straniere a Pisa, ha frequentato la Scuola europea di traduzione letteraria di Magda Olivetti a Firenze e il master in traduzione letteraria per l’editoria dell’Università di Bologna, dove ha in seguito conseguito un dottorato in letterature europee. Ha pubblicato con Perdisa la pièce teatrale Duetti, con Fara i romanzi La Collezionista (2005) e La mina (stra)vagante (2006) e i poemetti La notte salva (2008) e Il soffio del silenzio (2009), con Kolibris la raccolta poetica La corolla del ricordo (Kolibris 2009, 2010), edita anche in versione bilingue con traduzione in inglese di Eileen Sullivan (The Corolla of Memory) e l’antologia Animali prima del diluvio. Poesie 2006-2010. Ha pubblicato testi poetici in varie riviste e antologie. Ha tradotto una quarantina di raccolte poetiche.
Nel 2008 ha creato Kolibris, casa editrice indipendente consacrata alla traduzione e diffusione della poesia straniera contemporanea (http://kolibris.wordpress.com). Recentemente ha inaugurato il sito A margine dei versi, dedicato alla critica del testo poetico (http://amarginedeiversi.wordpress.com/), e il sito internazionale Iris di Kolibris, dedicato alla traduzione poetica, al bilinguismo e alla letteratura della migrazione, cui collaborano una trentina di traduttori di diverse nazionalità (http://poetrytranslation.net).
Il suo sito personale è: http://chiaradeluca.net.
 ——-
Chiara De Luca runs 15 km every day. She is a poet, essayist and translator from French, German, English, Spanish and Portuguese to Italian. She studied Foreign Languages and Literatures at the University of Pisa, attended Magda Olivetti’s European Translation Institute in Florence, and Françoise Wuilmart’s Collège Européen des traducteurs littéraires in Seneffe. She has an M.A. in Literary Translation and a PhD in Comparative Literatures and Languages from the University of Bologna.
She has taught Italian language and culture at the University of Parma and at the John Hopkins University of Bologna, and has worked as a teacher and counsellor with the Goethe Institut, the Inlingua School, and other Italian language and culture schools for foreign students.
As a translator, she has collaborated with many publishing houses, such as Crocetti, Gedit, Datanews, Salani and Mondadori, and has been active at many International Poetry and Literature Festivals. As a translator and a cultural operator she has collaborated with many International Literary meetings and poetry festivals.
She has published 2 novels, 2 collection of poems and many poems on literary reviews, literary web-sites and e-zines. She has translated 40 contemporary poetry books and some novels.
As an essayist and translator, she has contributed to many literary reviews, such as Poesia, Fili d’aquilone, La Clessidra, Hebenon, and Le voci della luna and many e-zines and Internet sites.
As an essayist, she has written numerous articles, reviews and academic essays (http://amarginedeiversi.wordpress.com/).In 2008 she created Edizioni Kolibris (http://kolibris.wordpress.com), an independent publishing house consecrated to foreign poetry in translation. She manages the international website Iris di Kolibris – Poetry in Translation, which is dedicated to poetry in translation, bilingualism and migrating literature (http://poetrytranslation.net).
Her official site is http://chiaradeluca.net.
 
 
 

3 pensieri su “Chiara De Luca, "La somma di ogni ritorno"

  1. Sento nella sua poesia una chiarezza e una classicità dei versi davvero straordinaria, dove anche nei momenti di linguaggio più rarefatto e di metafore più ardite mai si scade nella ricerca dello stupore verbale-metaforico fine a se stesso; dove tutto il racconto fluisce chiaro e fresco, sempre consequenziale e coerente…
    Davvero poesia di grande e trasparente respiro, così rara in questi tempi.

  2. Pingback: Chiara De Luca, “La somma di ogni ritorno” | Poesia, di Luigia Sorrentino | alessandrapeluso

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *