Storia sociale dei tatuaggi

 
tatuaggiC’è stato un tempo in cui il tatuaggio non era diffuso né ammesso come una forma di modifica del proprio corpo. Secondo la Genesi, il primo tatuato della storia, più precisamente segnato, è Caino, la cui discendenza sarà maledetta. Tra i caratteri distintivi del tatuaggio c’è proprio quello di essere un marchio deprecabile, spesso associato a prostitute e reietti. Incisione sulla carne poco praticata in Occidente, il tatuaggio compare per la prima volta nel nostro mondo nei diari di James Cook, che usa il termine «tattoo» di ritorno dal suo primo viaggio neimari del Sud. È a partire dai mirabili resoconti dei viaggiatori del Settecento che si sedimenta una rappresentazione esotica di remote etnie, in cui i tatuaggi svolgono un ruolo fondamentale nel definire l’alterità di popoli sconosciuti.
Proprio in virtù del suo alone maledetto, il tatuaggio raggiunge una notevole popolarità con la scena punk a metà degli anni settanta del secolo scorso, quando comincia a essere praticato e interpretato come una forma simbolica di ribellione. In un’epoca caratterizzata da una profonda crisi economica e da un alto tasso di disoccupazione giovanile, infatti, la teatralizzazione punk della precarietà avviene anche attraverso i tatuaggi, autoinflitti, in cui si ribadisce una condizione selvaggia e marginale. A partire dagli anni novanta, poi, il tatuaggio diventa improvvisamente un segno diffuso e «normalizzato», soprattutto tra i giovani, vissuto senza più nessuna remora di ostracismo. E si trasforma in moda: le incisioni sulla carne sono un’espressione soggettiva di stile. Il fascino della ribellione e delle modifiche del corpo invece trova ora un territorio di ibridizzazione con i mondi queer, in cui si intrecciano nuove forme di ricerca dell’identità e di rappresentazione di sé. Del tatuaggio Alessandra Castellani analizza le profonde radici e il presente, conducendoci in un viaggio attraverso lo spazio e il tempo, dalla Bibbia alla Londra degli anni settanta, dal nuovo mondo degli esploratori settecenteschi a quello delle città odierne. Una storia affascinante, scritta sulla nostra pelle, che merita di essere raccontata.
 “Storia sociale dei tatuaggi” di Alessandra Castellani, Donzelli, 2014
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Alessandra Castellani, antropologa, esperta di culture giovanili, insegna all’Accademia di Belle Arti diNapoli. È autrice, tra l’altro, di Ribelli per la pelle. Storia e cultura dei tatuaggi (Costa&Nolan, 1995); I ragazzi di Tokyo. Le poetiche zen di unametropoli (Liguori, 1997); Piacevole è la notte. Cultura e mercato dell’intrattenimento notturno (Manifestolibri, 2003); Vestire degenere. Moda e culture giovanili (Donzelli, 2010).
 
 

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