Camilla Miglio, Maree

La grande poesia tedesca del Novecento è lo sfondo delle Maree di Camilla Miglio, AtìEditore, 2010 (Euro 12). Immmagini nitide, fotografate nella precisione della lingua e del verso, immergono il lettore in un paesaggio mediterraneo segnato dalla distanza, dal dolore, ma anche nel piacere.  Il tema della fragilità è il perno su cui ruotano le sue poesie – così come era stato per Paul Celan – come sottolinea Antonella Anedda nella prefazione-colloquio che introduce i versi della Miglio: << La fragilità credo sia la condizione di chi scrive e così facendo si espone.>> risponde la Miglio, ma poi aggiunge: <<Scrivere in versi espone come parlare una lingua che abbiamo guardato dall’esterno e poi acquisito con sforzo, dolore, ma anche piacere.>>

Bassa marea

La linea dei pini
ci ha cavati dall’onda abolita,
e intanto la diomedea tace
mimando la Murgia, non più marina.

L’altopiano è quasi una faglia
spartita tra grano e zolle
mentre
l’eucalipto sorprende
un pianto lo raccoglie
sognandosi in rosa di salice.

Il canale del vento
s’incide nella ruga dei mulini
di un paese
che non conosce acqua

ma nel tempo è una fonte.
Stabat filia
Maria del maestrale,
scissure di sale tra le mani.
Assisi è lontana,
il lago è olio su tela.

“Datemi una scala”.
Basta uno sgabello,
un piolo soltanto tra due sassi.

A due passi dalla soglia
i piedi incisi di solchi,
sulla terra nera senza impronte
vanno tra fuochi di sterpi.

Lei solleva le ossa del padre,
ancora vivo, lo tiene tra le braccia,
è leggero. Lei conta le mandorle.
Amara. Non è Maria.
Stanza sul golfo

la casa non aveva focolare
per tutti era un passaggio
senza centro senza ventre
senza amore senza abbraccio
chi passava andava
muto si gettava sul cuscino
scalavano intanto i sensi tra mura ciclopiche
l’odore del giardino di rose limoni e canne
lei continuava a farsi male
contro spigoli d’abbandono
cresceva lo sgomento di restare
ma non riusciva a partire

Non essendo disponibile in rete la copertina del libro di Camilla Miglio, Maree, Ati Editore 2010, (12 euro) pubblico la foto, Alta marea a via Caracciolo, gennaio 1910 presa dal sito web Sempre in penombra.  

<<Grande lettrice di Paul Celan, a cui ha dedicato alcuni saggi più belli e intensi degli ultimi anni, Camilla Miglio non poteva sfuggire all’esposizione della propria parola, al concretizzarsi di un colloquio tra l’ascolto e la pagina scritta. Queste sue poesie sedimentate nel tempo, ma illuminate drammaticamente da una perdita, sono una testimonianza di fedeltà a se stessa e una prova di autonomia nei confronti delle tante letture.
La fragilità – l’altro grande tema della poetica di Celan – è uno dei perni su cui ruota questo libro, ma è una fragilità continuamente risanata come una ferita che ha in se la possibilità di rimarginarsi. Il paesaggio è un vero  e proprio personaggio e non uno sfondo, non ha nulla di idilliaco. Il linguaggio e il tempo hanno fatto affiorare queste poesie dopo la lunga ricerca di “frasi vere” come scriveva Ingeborg Bachmann e dopo quel “chiedere ancora”, quel chiedere ulteriormente al testo che si legge fino a trovare una terza lettura.>>

Dalla quarta di copertina di Antonella Anedda

Camilla Miglio insegna  Letteratura Tedesca all’Università La Sapienza di Roma. Ha pubblicato numerosi saggi sulla poesia del Novecento, sulla storia della cultura in ambito tedesco, sulla letteratura dell’età di Goethe, sulla teoria e storia della traduzione. Ha tradotto molti poeti e scrittori, tra cui Kafka, Enzensberg, Waterhouse, Draesner, Brentano. Tra i suoi libri ricordiamo Celan e Valery. Poesia traduzione di una distanza (Esi Editore 1997); Vita a fronte. Saggio su Paul Celan, (Quodlibet 2005); Il demone a vela. Traduzione riscrittura tra didattica e  ricerca (Ed. Orientale Napoli, 2006; Dello scrivere e del tradurre (Ed Orientale Napoli 2007); L’opera e la vita. Paul Celan e gli studi comparatistici (Ed. Orientale Napioli 2008).
Ha fondato un sito di testi e studi sulla traduzione “Il porto di Toledo” www.lerotte.net

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