Vania Colasanti, “Ciao, sono tua figlia”

“Ciao, sono tua figlia” – Storia di un padre ritrovato – di Vania Colasanti, Marsilio Editore (euro 16,00).

Con questo libro autobiografico Vania Colasanti racconta quanto sia importante conoscere anche il genitore che ha abbandonato il proprio figlio, superando i rancori e accettandolo per quello che è. Per fare i conti con quella che è stata la sua assenza, con il prima e il dopo, con il vuoto e il pieno.

La trama
Al cinema, seduto nella poltrona accanto, poteva esserci suo padre. Improvvisamente tutti gli uomini di mezza età erano diventati padri potenziali. Non uno, ma cento, mille, un milione di padri. Le sarebbe forse bastata una foto. Ma decise di conoscerlo di persona. Aveva 16 anni e quel primo incontro fu deludente. Da cancellare. Poi, negli anni, le cose sono cambiate. La protagonista non ha trovato uno di quei padri che accompagnano i figli a scuola, che spiegano la matematica, che insegnano a guidare. Ha trovato un padre che andava a riempire, dopo tanto e troppo tempo, un sentimento vuoto. Un incontro che le ha permesso di ritrovare anche i suoi fratelli. Quattro figli con madri diverse e un unico padre, quattro modi di rapportarsi con lui.

Nel video l’intervista a Vania Colasanti di Luigia Sorrentino

[flv]http://www.rainews24.it/ran24/clips/2011/03/colasanti_22032011.flv[/flv]
www.marsilioeditori.it

25 pensieri su “Vania Colasanti, “Ciao, sono tua figlia”

  1. Libro bello e travolgente dove ho ritrovato te Vania con il tuo ottimismo e il sorriso caldo che ha riempito di gioia tanti momenti brutti nella mia vita, tu che grazie alla tua storia mi hai convinto a dare un padre a mia figlia, che con la tua solarità mi hai indirizzato verso la giusta decisione

  2. Cara Francesca,
    sono felice che la mia storia sia servita a darti forza in un momento difficile. E soprattutto che tua figlia oggi si ritrovi un padre accanto. Figura fondamentale per la crescita di ogni individuo. Grazie per le tue parole e per il tuo affetto

  3. Carissima Vania, scusami ma ti dò del tu primo per la grandissima simpatia e semplicità che susciti intorno a te e poi perché potrei essere, penso la tua nonna, vista la freschezza di tua madre.
    Ti ho conosciuto ieri sera alla “Libreria Pergamon”, libreria che conosco dal suo nascere e cui sono legata da una profonda amicizia.
    COMPLIMENTI!!!!!! Il tuo libro e la tua storia ed il tuo modo di fronteggiarla e portarla a soluzione farebbe….gola al più smaliziato degli psicoterapeuti.
    E’ un trattato di psicoterapia “sul campo” davvero bellissimo e penso che un testo così sarà di aiuto a moltissimi.
    Grazie per averci regalato TANTO DI TE ED IN MODO COSI’ BELLO, PROFONDO E SIMPATICO.
    Ti auguro ogni bene. Maria Puccinelli

  4. Grazie Cara Maria, per le belle parole.In effetti è stato per me un lavoro analitico, come dicevo anche ieri in libreria. E mi auguro davvero che possa essere utile a quanti – mi rendo conto davvero tantissimi – possano aver vissuto o vivere la mia stessa situazione. Credo che la sola ricerca di un padre distante, o anche di una madre, possa già colmare quel senso di vuoto – quasi una vertigine – che inevitabilmente comporta l’assenza di un genitore. Per poter poi essere più forti. Un caro saluto.

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  6. Gent.ma Vania,sento il bisogno di esprimerle gratitudine per il suo bellissimo libro.Una sera, l’ho subito “captata” emotivamente,quando come ospite del Tg 3 notte si annunciava la presentazione della sua autobiografia.Ho atteso il suo intervento che è stato collocato proprio in chiusura del programma.Nei giorni successivi acquistare il libro e leggerlo è stato tutt’uno. Un libro scritto con linguaggio semplice ma che arriva davvero in profondità.Sarebbe lungo esprimere tutto quello che vorrei dirle.Ho vent’anni più di lei,figlio di “ragazza madre” per giunta di condiziono socio-economiche disagiate,ho avuto contatti epistolari con mio padre,poi silenzio.Lo credevo morto,perchè era finito in Belgio, a lavorare come minatore.Poi,5 anni fa,in ferie in Sardegna,vado nel suo paese natale e…gliela faccio breve:due zii ancora viventi,tredici cugini.E’ nato immediatamente un rapporto bellissimo,che tuttora ancora mi rende felice,per frequenza e intensità.Insomma,come può capire,non potevo non essere folgoarato fin dal solo annuncio del suo libro.Mi fermo per non tediarla e la saluto
    Renato Bizzarri

  7. Gent.ma Vania,quando l’ho vista su raitre,tg delle 24,annunciare la presentazione del suo libro,sono rimasto folgorato.ho atteso fino al termine del programma,perchè ha potuto parlare solo allora,convinto che avrei sentito di una storia simile alla mia,almeno nelle motivazioni,nei sentimenti,nelle emozioni. Il libro è sempice e nel contempo profondo.bellissimo.Vorrei raccontarle di più,se non che io sono del 46 e ho attraversato un’epoca ancora più difficile della sua.Ho sccperto soltanto 5 anni fa una marea di cugini,due zii. Io ne ignoravo l’esistenza ma ci siamo subito…incontrati.Ora io di Bologna e loro di Sassari,ci scriviamo,ci telefoniamo,facciamo vacanze insieme!!!Insomma,lei può capirmi.E quanti interrogativi…La saluto cordialmente
    Renato Bizzarri

  8. Cari lettori,
    grazie.
    Vania sarà felice dei vostri commenti e vi risponderà il prima possibile..
    Grazie di cuore, alla vostra forza e simpatia, grazie per aver condiviso con Vania il dolore profondo dell’abbandono.
    Luigia Sorrentino

  9. Gent.mo Renato,
    la ringrazio tanto per le belle parole di gratitudine legate al libro. Immagino che nel ’46 deve essere stato molto difficile. Ma sono davvero contenta che anche la sua storia abbia avuto un epilogo positivo. E che qui ne abbia dato testimonianza.
    Ho trovato la forza di rendere pubblica la mia vicenda personale proprio per dare coraggio a quanti, come lei, hanno vissuto una vicenda simile. Poter dare dei volti alla propria famiglia, ritrovare dei fratelli, dei cugini (come nel suo caso) riesce a colmare quel vuoto interiore che inevitabilmente abbiamo provato.
    Il fatto che lei viva a Bologna e la sua famiglia paterna a Sassari, come vede non è affatto un problema. Io ho dei fratelli che vivono all’estero e che grazie a internet sento quasi quotidianamente. Pensi che per la presentazione del libro hanno preso un volo e sono venuti a Roma.
    La sua testimonianza è davvero preziosa, perché è la conferma che i ricongiungimenti possono avvenire a qualsiasi età e possono restituire un’identità familiare importante per se se stessi e per i nostri figli.
    Grazie Renato, le auguro che anche quest’estate possa trascorrerla con i suoi parenti paterni. E le mando tanti cari saluti,
    Vania Colasanti

  10. Pochi mesi fa ho esordito anch’io, in una telefonata che sono riuscita a fare solo a quarantunanni, con questa frase “Ciao papà, sono tua figlia”, ho riconosciuto la voce dall’altra parte pur senza averla mai sentita, era dentro di me da sempre, io so con certezza che l’uomo con cui ho parlato è mio padre, ma lui ha ancora paura di questa paternità e ancora oggi, anche se ormai sono grande, anche se non cerco niente, nemmeno il suo cognome, ancora nega questa paternità, so con certezza di prove che è lui, ma lui mi ha abbandonato di nuovo.
    E’ difficile vivere con questo senso di abbandono, anche se ormai sono grande, anche se ormai ho una bellissima famiglia che mi riempie tutti i vuoti, tranne questo di mio padre.
    Sono contenta che non per tutti sia così, sono contenta che ci siano dei padri che abbiano voglia di fare i padri anche di figli ormai grandi.

  11. Sono molto felice Vania, che il tuo libro sia divenuto un viatico per tutte quelle persone che come te hanno vissuto – e vivono – il dramma dell’abbandono. Una luce si è accesa nelle loro stanze. Grazie Vania..

  12. Cara Monica,
    non sempre i ricongiungimenti familiari avvengono secondo i tempi e le modalità che uno si aspetta. Anche mio padre, nonostante l’avessi incontrato per la prima volta a 16 anni, ha avuto bisogno di tempo. E devo dire che solo ora, grazie anche al libro, il nostro rapporto è ulteriormente cambiato, abbiamo preso maggiore consapevolezza.
    Condivido pienamente quel senso di vuoto lasciato da un padre che abbandona un figlio. L’ho vissuto anch’io nell’anima. Vuoto di cui parla anche Obama che è cresciuto senza il padre accanto. E per questo ho riportato all’inizio del libro una sua citazione: “La paternità non è un obbligo, è un privegio”. Privilegio che mi auguro suo padre possa comunque riscoprire. Magari ha bisogno di più tempo. Non c’è un’età per l’incontro tra padre e figlio. Ad ogni modo ritengo che valga sempre la pena comprendere e accettare i genitori per quello che sono, persino con le loro distanze. Aiuta anche ad essere dei migliori genitori per i nostri figli.
    Grazie per la preziosa testimonianza. Un carissimo saluto,

    Vania Colasanti

  13. Cara Vania,
    ho 42 anni e sono incinta di 8 mesi di una bimba,
    il mio compagno, dopo 5 anni di convivenza e vari progetti anche se non imminenti(matrimonio, figli)qunado ha saputo che ero incinta se ne è andato. Mi ha detto che non voleva diventare padre, che da un anno aveva una relazione con un’altra donna alla quale non avrebbe rinunciato nè per me nè per un figlio. Mi ha poi detto che se comunque avessi abortito magari poi sarebbe tornato da me.
    Io sono andata avanti non senza una profonda tristezza nel cuore.Tua madre sicuramente te lo avrà detto, vivere la gravidanzada sola è brutto: dentro te convivono gioia immemsa e immensa tristezza. Non vedo l’ora di leggere il tuo libro che però nella mia città (Campobasso) ancora non riesco a trovare, per capire cosa pensa una figlia non voluta e non accettata da suo padre, come affronta la vita, per essere forse un po’ piùpreparata a darle il giusto sostegno e ad aiutarla ad affrontare questo incolmable vuoto.
    Daniela

  14. Cara Daniela,
    un figlio è una scelta che va comunque al di là delle relazioni di coppia. O di come poi queste vadano a finire. Io ero stata fortemente desiderata da mio padre con il quale ho vissuto fino a 8 mesi di vita. Ma poi lui, lasciando mia madre, ha lasciato anche me. Quella della paternità è una questione importante. Ci sono uomini che finché non nasce il figlio non si sentono padri. Altri ancora che crescono accanto ai loro figli e che gli sono comunque distanti.
    L’importante, ora, è che nasca tua figlia. Le situazioni possono cambiare. Come è accaduto a me che ho comunque ritrovato mio padre da grande. Non c’è un’età per l’incontro con i propri genitori. Nel mio caso è stato possibile grazie anche all’atteggiamento di mia madre che è riuscita a mettere da parte i suoi risentimenti personali e non me lo ha mai messo contro. E che mi ha fatto vivere un’infanzia serena. Situazione fondamentale per l’equilibrio di ogni individuo. Ora con mio padre ho un buon rapporto e sono felice di aver poi ritrovato anche dei fratelli da parte di padre con i quali sono in ottimi rapporti.
    Magari il papà di tua figlia cambierà atteggiamento. La vorrà comunque frequentare. Forse ha bisogno di tempo per abituarsi all’idea di diventare padre.
    Oltre al mio libro che puoi ordinare in qualsiasi libreria, ti consiglio anche un’interessantissima pubblicazione dello psicologo Luigi Zoja e che s’intitola “Il gesto di Ettore: preistoria, storia, attualità e scomparsa del padre”, edito da Bollati Boringhieri. Lì scoprirai che c’è una grande differenza tra essere padre e tra paternità. L’essere padre è legato alla procreazione, mentre la paternità è collegata alla cultura e alla civiltà. Per la madre è sicuramente diverso, perché il legame che si crea con il figlio è immediato e indipendente da fattori sociali e culturali. E’insomma una lettura utile a comprendere le varie sfaccettature della figura del padre, oggi spesso in fuga dalle sue responsabilità.
    Mi auguro che la tua bambina cresca con tanto amore e che possa avere il padre accanto nella sua vita.
    Ti auguro tanta serenità e ti mando un carissimo saluto,
    Vania Colasanti

  15. Cara Vania,
    ti ringrazio per la bella risposta al mio messaggio. Volevo dirti che un paio di giorni fa ho trovato il tuo libro e l’ho letto tutto di un fiato in una delle tanti notti insonni. E’ molto bello. Ho sottolineato alcuni passi importanti anche per la mia situazione ed ho pensato di darlo al padre di mia figlia in questo che senz’altro anche per lui deve essere un momento complicato della sua vita.
    Spero possa aiutarlo a fare la scelta più giusta che non è certo quella di tornare di con me se i sentimenti non ci sono più ma quella di stare vicino a sua figlia che, anche se non desiderata o “programmata”, sta per affacciarsi in questo non facile mondo. Io sono stata fortunata perchè per 30 anni ho avuto al mio fianco un padre meraviglioso che mi ha insegnato tanto e che mi ha dato tanto, spero che mia figlia possa un giorno dire lo stesso di suo padre.
    Un grande abbraccio.
    Daniela

  16. Cara Daniela,
    sono contenta che il libro ti sia stato di conforto e che magari potrà far riflettere il padre di tua figlia. Mi auguro con tutto il cuore che anche lei possa crescere con un padre accanto, come è avvenuto per te. Ti consiglio comunque di leggere anche “Il gesto di Ettore” di Luigi Zoja (Bollati Boringhieri), nel quale si possono comprendere meglio tanti atteggiamenti maschili legati alla paternità.
    Allora tanti carissimi saluti e soprattutto Auguri,
    Vania Colasanti

  17. mi sono riconosciuta in questa fantastica storia,ed anch’io, come la protagonista, ho ritrovato mia sorella (nata dal secondo matrimonio di mio padre)….dopo 25 anni (ne ho 47)…..saluti

  18. Io conosco una madre che non ha mai fatto conoscere nè riconoscere la figlia al padre solo perchè da questi mollata prima che partorisse all’estero in una località sconosciuta al padre; dopo tre anni la bimba ha potuto avere un mero rapporto telefonico col papà, ma dopo qualche mese e di fronte alla presa di coscienza da parte della madre di essere rifiutata dall’uomo, la cara genitrice ha ritenuto opportuno interrompere anche quell’unico contatto del papà con la figlia riferendole che il padre non aveva alcun interesse nei suoi confronti e che non le voleva bene in quanto “cattivo” ed alimentando nella piccola un prostrante senso di alienazione parentale. Succede anche questo, e cioè che ci siano madri incapaci a comprendere come il figlio sia terzo soggetto avente diritto ad un rapporto col padre a prescindere dalla propria feminilità..ma che, prese dal proprio bieco egocentrismo di donna infantile, combinano dei danni irreparabili ai figli.

  19. Ciao Vania il sono in Canada da 9 anni, italianissima ma ho sposato un canadese e oggi mi trovo davanti la tv ed ho ascoltato un emissione doive ci sei tu. Ho paura di parlare ai miei per non dispiacergli. Da tempo non mi sento molto bene sono infelice, tra me e moi marito non funziona ci sono tante cose che ci dividono siamo cosi’ diversi! Ci siamo sposati dopo solo 6 mesi ed oggi dopo tanti sforzi non va ed il sono molto confusa. La scelta non e’ facile perche’ abbiamo un figlio di 5 anni che amiamo entrambi soprattutto io comme una vera mamma sono molto attaccata e non potrei mai vivere senza di lui. Il mio problema e’ se mi separo mi ritrovo sola in un paese che non amo e la tentazione di ritornare in italia e’ tanta soprattutto per essere vicino ai miei. Ma se penso a mio figlio che perderebbe la presenza di suo papa’…..cosa devo fare …pensare alla mia felicita’ o a quella di mio figlio? Sono un po’ disperata dammi un consiglio
    Cristina

  20. Ciao a tutti.
    Io mi chiamo Martina , ho 12 anni e mezzo.
    Io piango , piango tutti i giorni; Sapete perchè? Perchè mi manca un padre. Io e lui non abbiamo mai avuto un vero e proprio rapporto come quello che hanno tutti i bambini con i loro genitori , io e lui non ci sentiamo da 1 anno . Abbiamo litigato , lui mi ha detto cose bruttissime . Un mese fa , io l’ho chiamato e lui ha iniziato ad insultare me , mia madre e il posto in cui vivo. Ha detto delle cose pesantissime , che non riuscirò mai a dimenticare … Mi manca l’amore di un padre , i suoi abbracci e i suoi ti voglio bene . Io dopo tutto , li voglio ancora bene , anche se se ne è andato , anche se non mi considera più sua figlia , anche se sta meglio senza di me … Adesso sta per andare a vivere in Germania con la sua nuova fidanzata .. E cambia numero per non farsi cercare da me . Io ci sto male , molto male per lui ! La mia domanda è: Si può vivere serenamente senza l’amore del proprio padre? 🙁

  21. Ciao Martina,
    se il nostro padre non ci vuole – non vuole i suoi figli – naturalmente non è un buon padre, e con questa realtà dovrà farci i conti prima o poi. Tu non hai colpe. Credimi.

    Io ti capisco, e so che con il tempo, riuscirai a fargli arrivare la tua voce dolcissima. Quella voce forse, un giorno, gli toccherà il cuore. Io lo spero davvero.

    Inoltrerò a Vania Colasanti la tua richiesta d’aiuto affinché non resti inascoltata.

    Una cosa puoi fare, nel frattempo, e sono certa che la farai… puoi cercare un nuovo padre. ‘I nuovi padri’ saranno tutti quegli uomini – quelle donne – che ti indicheranno una strada d’amore, d’amore vero.

    Potrai trovare ‘un padre’ in un buon libro, quando sarai più grande, in un grande scrittore, o in un grande poeta.

    Ti consiglio, poi, la lettura di una fiaba: “Barbablù”.

    Tutti gli uomini che portano la barba blu sono ‘strani’, così come può essere ‘strano’ (straniero) un padre… Ebbene, quegli uomini lì dovrai sempre evitarli! ‘Gli strani’.

    Impara a riconoscere fin da ora, gli uomini con la barba blu.
    Ciao, buona fortuna.

    Luigia Sorrentino

  22. Salve a tutti. Era da un po’ che mancavo da questo blog. Ma rispondo a tutti, a partire dal mio ultimo intervento. E dunque a cominciare da Françoise…

    Mia Cara Françoise,
    grazie. E’ vero: è davvero una bella avventura. Soprattutto perché mi dà la possibilità di conoscere e condividere la realtà dei genitori in fuga. Fenomeno che, purtroppo, appartiene a ogni classe sociale e ad ogni Paese. Condivisione che permette di superare meglio il vuoto dell’abbandono. Un grande saluto

    * * *

    Cara Rosita,
    grazie. Oltre alla storia, abbiamo in comune anche l’età e i tempi di riavvicinamento con quelli che ormai posso chiamare i “miei cari”. Un padre e dei fratelli che, malgrado dei comportamenti iniziali, ora considero la mia famiglia. Un caro saluto

    * * *

    Ciao Fabio,
    i genitori che si ritrovano da soli accanto ai propri figli – siano essi padri che madri – possono condizionare fortemente la loro crescita. L’ideale, al di là dei comportamenti particolari, sarebbe mettere da parte i propri risentimenti personali, per permettere al figlio di giudicare autonomamente le scelte di un genitore che si è allontanato. Io non faccio distinzione di padri o di madri. Nel caso specifico, mia madre non ha mai messo in cattiva luce la figura di mio padre in fuga. E questo mi ha poi permesso di ricercarlo e di andargli incontro, accettandolo con le sue debolezze e con i suoi limiti affettivi. E comunque abbracciandolo. Mi auguro che la figlia della tua amica, da grande, possa valutare autonomamente i comportamenti dei proprio genitori e agire di conseguenza. Un saluto

    * * *

    Ciao Cris,
    le separazioni non sono mai facili, soprattutto quando ci sono dei figli. Ma è anche vero che restare insieme in nome di una famiglia, non necessariamente fa il bene di un figlio. Una volta ho ascoltato uno psicologo che diceva che l’equilibrio di un bambino è dato dall’equilibrio del genitore con cui vive. Beh se anche uno solo dei due è triste, scontento, non credo che faccia il bene del figlio. Tu devi pensare a quello che è bene e più opportuno per te e vedrai che automaticamente lo sarà anche per tuo figlio. Anche se questa serenità dovesse passare attraverso la separazione della coppia.
    Inoltre se rendi partecipi i tuoi genitori, potrebbero darti il loro sostegno. Anche la distanza fisica può superarsi se alla base c’è comunque l’amore per il figlio. Il sentimento per fortuna non ha confini geografici. Il mio consiglio dunque è prestare ascolto a te stessa, fare la cosa più giusta per te e che ti renda più serena. Vedrai che lo sarà anche per tuo figlio. Quello che ritengo importante è che i genitori rimangano però compatti e solidali quando si tratta di fare delle scelte per il proprio figlio. Che si consultino e che prendano una decisione unanime per la sua educazione e crescita. Insomma un eventuale figlio di separati deve, possibilmente, avere dei genitori che siano però uniti e solidali quando trattano questioni che lo riguardano. Dunque Cristina, ti auguro ogni bene per te, per tuo figlio e per suo padre. E ti saluto caramente

    * * *

    Carissima Martina,
    ti scrivo sia come mamma di un figlio che ormai ha 20 anni, sia come figlia cresciuta senza un padre. Devi sapere che il mio papà mi aveva abbandonata da piccola e non mi aveva più voluto vedere. Né mi avrebbe mai conosciuto se non l’avessi cercato io quando avevo 16 anni. Eppure io a quel papà gli voglio bene comunque. E sai come ho fatto, Martina? L’ho accettato per quello che è, con i suoi limiti e le sue debolezze, perché è comunque e resterà sempre mio padre. Quel padre che mi ha dato la vita. Ho capito che le persone a volte sembrano forti, possono dire e fare cose terribili, anche se non le pensano veramente, perché in realtà non sono capaci di fare altrimenti. Magari è solo un momento temporaneo. Ma è come se in una piccola bottiglietta di Coca Cola pretendessi di metterci dentro la quantità di un litro e mezzo. Se non c’entra è perché quello è il suo limite e devi prenderne atto.
    Devi sapere, Martina, che solo quando ho avuto intorno ai 20 anni mio padre ha accettato di frequentarmi e, come ho raccontato nel libro, ho conosciuto anche dei fratelli più piccoli che ora frequento e ai quali voglio un mondo di bene, fortunatamente ricambiato. Ma c’è voluto tanto tanto tempo. Le situazioni per fortuna cambiano e mi auguro che tuo Papà torni da te. Come vedi lo scrivo con la P maiuscola perché resterà sempre tuo padre e tu sua figlia. Magari ci vorranno tanti anni, magari dovrai sempre fare tu il primo passo, come ho fatto io. E sai come devi fare? Cominciando a capire che è un padre che in questo momento ha bisogno di aiuto. E a volte l’aiuto passa anche attraverso un distacco e una lontananza momentanei.
    Troverai sicuramente persone che ti diranno che lui non si merita il tuo bene. Ma io non la penso così. E ti rispondo con una frase del libro riferita a mio padre: “Vorrei che tu rifacessi quello che hai fatto. Che fossi superficiale, distaccato. Vorrei che ti allontanassi da me per vent’anni. Per poter essere come siano noi ora. Vicini. Per essere come sono io ora. Vorrei ritrovare un padre da grande per crescere esattamente come sono cresciuta. Senza te e poi con te. Ti voglio così come sei, semplicemente mio padre”.
    A volte al bene si arriva anche attraverso la sofferenza che può renderci ancora più forti, che può darci tanta carica e grinta nell’affrontare le difficoltà della vita. Ma tu attraverso l’onestà e la lealtà del tuo amore dimostri già di essere una persona molto forte. Anche il pianto può servire a sfogarti, a liberarti da un dolore che è normale. Ricordati che tutto passa e dopo la pioggia, arriva sempre il sereno. E allora rispondo alla tua ultima domanda. Sì Martina, io ho vissuto serenamente anche senza l’amore di un padre accanto. Perché l’affetto di un papà, come ha scritto anche Luigia, si può ritrovare in tante persone che ti vogliono bene e che ti sono accanto, a partire da tua Mamma, dai tuoi partenti e dai tuoi amici. Mia Mamma, ad esempio, nonostante le sue difficoltà personali nel crescermi da sola, non ha mai messo in cattiva luce la figura di mio padre. E quando le ho chiesto di trovarlo, dopo tanto tempo, è stata proprio lei ad aiutarmi a cercarlo. E se poi tuo Papà tornerà da te col tempo, cosa che mi auguro con tutto il cuore, sarà ancora più bello. E te lo dice una che ha sempre vissuto la vita col sorriso sulle labbra, con l’allegria e con la leggerezza. Perché con la leggerezza e anche con un pizzico d’ironia si vive meglio. Ed il meglio è quello che mi auguro per te. Ti abbraccio forte forte e al tuo smile triste, rispondo con uno smile che sorride e anche con uno che ti fa l’occhiolino 🙂 😉

  23. Ciao Vania , ti ricordi di me ? Sono Martina, la ragazzina che ti aveva scritto di suo padre e dei suoi problemi .
    Volevo solo dirti che adesso, dopo un anno e mezzo , mio padre mi ha cercata e ha voluto rincominciare a parlare con me . Ci sentiamo una volta ogni tanto,ma comunque non ci vediamo. sono felicissima , ma forse accetterà una proposta di lavoro e andrà a vivere in Perù… e io non lo rivedrò piu per ancora minimo un anno… Grazie per i consigli dell’altra volta, un bacio.
    Martina

  24. Carissima Martina,
    sono proprio felice che tuo Papà si sia riaffacciato nella tua vita. Hai visto? Devi avere fiducia e dargli tu la possibilità di essere tuo padre. Le relazioni, anche quelle familiari, hanno bisogno dei loro tempi. Vanno incontro ad alti e bassi. E anche se tuo padre dovrà andare all’estero per lavoro, questo non significa che non potrà esserti comunque accanto. Oggi con internet si può essere vicini anche nella lontananza. Anzi a volte la distanza può rafforzare i sentimenti.
    Sono passati solo quattro mesi dalla tua precedente testimonianza e guarda com’è cambiata la situazione.
    Ti auguro davvero ogni bene nella storia con tuo padre. E grazie per la tua risposta che spero possa dare fiducia a quanti si ritrovano a vivere situazioni simili.
    Un carissimo saluto 😉

    Vania Colasanti

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