I seguenti tre testi fanno parte di una raccolta ancora inedita, in particolare di una sezione dedicata al mondo animale. Gli animali per me rappresentano una delle poche occasioni di riconciliazione, di pace. L’osservarli mi dice della perfezione del mondo e delle sue origini, in loro tutto ha un senso, anche gli aspetti più istintuali ed aggressivi.
Negli ultimi anni ho vissuto spesso in stretto contatto con loro: ho visto la paura dei ricci e quella degli uccelli, la vigorosa lotta delle serpi, la spensieratezza dei cuccioli, tanti gatti.
Li ho resi umani scrivendo? Certo è un rischio. Ma ho imparato da loro l’incontro fortuito, la riconoscenza, l’attesa paziente e il bisogno di salvezza.
La tua specie assomiglia
all’aggressività della terra quando è attaccata
e alla dolcezza del mare quando è calmo.
È un mare che fa da scudo all’aldilà,
e dice, “oltre qui non puoi andare”.
È in questa lingua confinata che ti ritrovo.
Non c’è più nessun bilico, nessuna soglia.
Siamo al mondo impressi . E così restiamo
nel monito della fermezza,
come superstiti restituiti alla terra
e senza nulla chiedere
che già salvezza ci è stata data.
***
Gli animali ancora in vita dormono sotto un manto
di gelo, riparano il corpo
dentro la stessa terra,
premendo orma e odore
ci dicono così della loro resistenza
e che non dovremmo più arrivare a cercarli.
Hanno credenze e riti e si ritraggono per necessità
sanno della morte e degli uomini
si nutrono e si bagnano con la stessa acqua.
Sono ospiti nei grembi materni
e insieme crescono, dividono il cibo
emettono versi diseguali
che suonano ancora l’eco di una dichiarazione.
***
Cammini nel bosco sotto la pioggia di febbraio
ad ogni passo un presagio e si muove il tuo viso
felino che sa dove andare. Ti inoltri
nonostante la gravità dell’acqua
eviti i sentieri battuti da umani passaggi.
Quando gli squarci rifanno il contorno dei monti
e la terra ti rende una tregua, allora
fa’ ritorno. Te lo chiedo per te e per me
che rimango sotto una tettoia di cemento,
un spazio sconosciuto tra il bene e il male.
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Evelina De Signoribus è nata a San Benedetto del Tronto. Ė laureata in Letteratura Italiana Contemporanea a La Sapienza di Roma con una tesi sulla poesia di Paolo Volponi. Alcune sue sequenze poetiche sono apparse su Nuovi Argomenti, Il Caffè illustrato, L’immaginazione. Nel 2008 ha pubblicato il quaderno di racconti La capitale straniera (collana questipiccoli, Quodlibet ). La sua prima raccolta di poesie si intitola Pronuncia d’inverno (Canalini e Santoni, Ancona 2009). In rete è presente su Nazione Indiana, AbsoluteVille, La poesia e lo spirito e Carte nel vento, L’Estroverso. Nel 2014 si laurea in Scienze della Formazione Primaria presso l’Università di Macerata con la tesi La poesia come possibilità di apprendimento.
Densissimi inediti di Evelina, dove si avvertono echi originali, un registro discorsivo tendente al prosastico che però bene detta i tempi al ritmo del verso e al respiro pensante. “è un mare che fa da scudo all’aldilà”, questo verso riporta alla luce il mito. Molto piaciuti. Complimenti.
Antonio Bux
ci sono delle nuove femminelle
organismi in recente relazione
sono gattine sono molto belle
e forse condividono emozione
la loro agilità la dimensione
il guizzo il balzo l’essere sorelle
del gioco improvvisa decisione
rincorse di cometa le due stelle
è con i polpastrelli che le chiamo
al doveroso riposo di tutti
s’è fatto tardi ce lo meritiamo
si va nel sogno dei belli e dei brutti
come fosse la vita che aneliamo
e speriamo che sognino anche i gatti