Non tutti sanno che Patrick Modiano, Premio Nobel per la Letteratura 2014, ha scritto, insieme a Jean-Jacques Sempé, “Caterina Certezza”, il suo esordio nella letteratura per l’infanzia, scritto nel 1988, e appena pubblicato in Italia dall’editore Donzelli ( € 14,00)
Il libro racconta la storia di una bambina che proprio come il suo papà, che vive insieme a lei a Parigi, porta gli occhiali. E che come la sua mamma, che vive a New York, vorrebbe tanto diventare una ballerina. Costretta a levarsi gli occhiali per danzare, Caterina scopre a un tratto il vantaggio di poter vivere in due mondi diversi: quello reale, che vede quando porta le lenti, e l’altro, quello fatto di sfumature in cui vive quando non le porta. Di fronte alle stranezze e ai misteri degli adulti, sarà lei a decidere di volta in volta come sfruttare questo potere che hanno solo i bambini con gli occhiali: guardare in faccia la realtà così com’è… oppure no.
Spesso la fortuna o la sfortuna di un libro la decidono il titolo o la quarta di copertina. Proprio quest’ultima con me ha fatto centro perchè Caterina, oltre ad avere un cognome un po’ strano (diciamolo!), è una bambina che porta gli occhiali (come lo ero io!)
Niente di strano, penserete voi, se non fosse che per poter danzare, come la sua mamma, la piccola deve toglierseli e scoprire così che la realtà, senza la nitidezza offerta dalle lenti, è tutt’altro che sfuocata.
“Caterina scopre a un tratto il vantaggio di poter vivere in due mondi diversi: quello reale, che vede quando porta le lenti, e l’altro, quello “morbido”, fatto di sfumature e senza spigoli, in cui vive quando non le porta”.
Magia, non è vero? Pensare che basti un semplice gesto come quello di sfilarsi gli occhiali dalla punta del naso per andare oltre la sostanza delle cose, isolarsi, perdersi in un mondo speciale che appartiene solo a lei.
Nel libro, però, non c’è solo questo. C’è anche un papà speciale, a tratti goffo, a tratti misterioso, che ama la sua bambina di un affetto semplice e immenso, l’accompagna al corso di danza sedendosi accanto alle altre mamme, unico esemplare maschile in quel mondo tutto femminile, la porta fuori a cena al ristorante come un innamorato.
La narrazione scorre lenta e piacevole attraverso i ricordi di Caterina e della sua infanzia a Parigi dove appunto il padre lavora insieme a un socio decisamente puntiglioso e rompiscatole e dove cresce lontana dalla madre che è tornata a New York per continuare la sua carriera di ballerina.
Caterina è una bimba riservata, ma curiosa. Non ha tante amiche, ma gode ugualmente delle cose semplici che la vita sa regalarle. Anche se a volte gli imbarazzi non mancano, come quando riceve un invito a casa di una famiglia benestante e il padre colleziona una gaffe dietro l’altra.
Ma in fondo che importa?
Se poi lui ti dice “ogni volta che ti leverai gli occhiali, gli altri troveranno nel tuo sguardo qualcosa di dolcemente appannato … è quello che si chiama fascino”, io gli perdonerei tutto.
Età di lettura: dagli 8 anni