Giovanna Frene, tre poesie

 

 

Frene-fotografiaGiovanna Frene, (foto di ORLANDO MYXX) asolana di nascita, vive tra Padova e Crespano del Grappa (TV). Il suo libro di poesia più recente è Il noto, il nuovo (Transeuropa 2011). Ha pubblicato in molte riviste ed è inclusa in varie antologie poetiche, tra cui: Nuovi Poeti italiani 6, a cura di G. Rosadini, Einaudi 2012; Poeti degli Anni Zero, a cura di V. Ostuni, Ponte Sisto 2011; New Italian Writing, a cura di J. Calahan e R. Palumbo Mosca, “Chicago Review”, 56:1, Spring 2011; Parola Plurale, Sossella Editore 2005. Ha collaborato al progetto “Calamita/à”: http://calamitaproject.com/en/ .

È studiosa di Zanzotto e di altri poeti contemporanei, e come storica della lingua ha pubblicato in varie riviste accademiche. Appassionata dell’immagine, collabora sempre più di frequente con il fotografo Orlando Myxx, con il quale sta portando avanti il progetto poetico-fotografico Maschilità XX, pubblicato per la prima volta nel Blog di “Nuovi Argomenti”, agosto 2013.

 

GIOVANNA FRENE

Tre poesie giovanili da “Immagine di voce” (1999)

 

La Main

 

                        Io, che tanti uomini fui, non sono mai stato colui nel cui abbraccio languiva  Matilde Urbach.
(Gaspar Camerarius, Deliciae poetarum Borussiae, VII, 16)

 

E mentre guardo il suono flautato
uscire dalla cenere combusta
di ciò che Wilde diceva essere l’esempio
più perfetto di piacere;
e mentre ascolto il ciclico
succedersi degli istanti di
paesaggio delle ruote del treno;
e mentre tocco la fredda e
umida parete del ricordo di
un finestrino; e mentre
assaporo emanarsi fluida
come sangue la fragranza
del profumo della vita; e
mentre penso che ciò che vedo,
sento, tocco, odoro è da me
pensato per poter pensare che
ciò che vedo, sento, tocco, odoro sia da me
pensabile e pensato – cioè per poter pensare ciò che penso;
e mentre parlo il mio silenzio,
dove parlare vuol dire
tacere, tacere-ciò-che-si-
pensa e pensare-il-pensiero
e dove non-parlare non vuole
dire tacere ma non-tacere,
non-tacere-ciò-che-si-è-pensato e pensare-il-pensato;
e mentre il mentre sussiste
e allora non è mentre né durante
se-allora, bensì mentre
e durante (se-) non-allora, e dunque
mentre-ora, ma anche
mentre-allora, poiché rimane-
divenire;:     io scrivo, scrivo a te.
E tutto sembra mutare sotto
la volta del ricordo proprio
come se il tempo passato
fosse proprio / come il tempo
futuro fosse proprio / come il tempo
presente di un anno fa.
E tutto il tempo-passato da quel
giorno ad ora non è proprio
come il tempo passato non è proprio
come il tempo presente ma è
proprio tutto il tempo-passato
tra quello e questo.
E tutto il tempo-passato tra quello e questo
è proprio il tempo-che-passa
tra quello e il questo-tendente-al-quello
così che il futuro non è perenne
tendere del questo al quello.
E proprio tutto fugge dove
la notte della memoria è la notte dell’oblio.

 

Ma io
dimentica di tutto se non di te
attendo
– la fronte appoggiata a quel finestrino –
attendo
che il futuro invecchi il presente in passato
che il treno parta per l’ultima volta
che per l’ultima volta
la cenere si mescoli al sangue
e che prima
che prima di ciò
che prima di ciò attendo prima
il sigillo di una mano sulla fronte
fredda abbandonata allo specchio.

 

[1990]

 

 *

 

Grandfathers

 

Quel giorno la voce del tempo
voce del verbo morte    disse
avrà tre giorni ancora
io ascoltavo imperterrita e viva
impietrita appena dal soffio verbale di vita
impossibile morire dove io risiedo dall’inizio
se non fosse per quel dubbio che la madre
mia volle insinuare dal ventre nella
mia mente quando anche lei mi disse
bacia per la prima volta la sua pelle ghiaccia
era morto il mio primo nonno morto
e io prima ero ai miei primi anni
e già percepii netta quella stessa voce
sforare le mie orecchie
ho baciato in bocca la morte
ancora innocente ma era un’amante
che non volli riconoscere nemmeno
quando non accaduta
(il non essere non è)
mi si parò davanti come assenza di vita
a bocca spalancata di notte
fissandomi come io la fissai ad occhi
sbarrati

 

(ringrazio i cari vecchi per avermi mostrato)

 

[1991]

 

 

*

 

Le parole mi ricordano i luoghi
i luoghi                     le condizioni
è tutta qui la mia vita
raggrumata   rappresa su fogli
tendenti al bianco? Il nero a cui
mi appresso         è più chiaro
ma scendendo ho visto l’abbraccio di natura e
dissipazione         proprio ai miei piedi, e il vagito
spento del bambino senza fallo mi ha indicato
un’eternità immemore di pietra, un infinito
spegnersi della luce.

 

[6 maggio 1994]

 

 

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