Dalla prefazione di Maurizio Cucchi
Daniele Pieroni realizza in questo suo nuovo libro, così internamente articolato, e pure così coerente, un momento decisivo, e direi il più nettamente alto e persuasivo della sua ricerca poetica. Lo si avverte, persino ad apertura di pagina, nella sobria ed energica densità della parola, nella solida compiutezza della forma, nella quale l’autore compie una meditazione lirica che potremmo definire sospesa tra un vivo senso di dolore e impotenza e un’adesione naturale, generosa, sempre attiva alla luce intermittente, eppure irresistibile dell’esserci, dell’esistere.
Ecco allora che la sua voce riesce a muoversi, nel decoro della sua pronuncia, tra le difficoltà concrete di una realtà personale in cui “il corpo vacilla”, in cui la concretezza delle cose tende a imporsi con il suo peso negativo e il coinvolgimento amoroso, il respiro aperto di un orizzonte in cui il poeta riesce a cogliere una serie di presenze varie, e in prevalenza vitali. Ed è un po’ in questo, anche, il carattere speciale di questa poesia, e cioè nella tempra di chi resiste alla sofferenza, agli infortuni gravi del proprio vissuto, al pensiero della morte, in virtù di una forte disposizione morale e di una capacità di cogliere la luce anche dove potrebbe sembrare più facile il lamento. […]
ESTRATTI
Da “Monrepos” di Daniele Pieroni, I Giardini della Minerva, LietoColle, 2014
A cura di Maurizio Cucchi
Il buon nome calpestato
Mi dicono con prosa un po’ vetusta
essere io perfino un gentiluomo
che possiede buon contegno e anima virtuosa
ma basta un passatore maldicente
a farti perder tutto il tuo buon nome
e brutalmente la sudata tua dimora
così che vera resta solo l’andatura
questo mio passo cionco e tremolante
che mi spinge sempre avanti a testa alta
prima che anche questo venga miscreduto.
2012
***
La sedia del padre
Siedo la mia sedia verde
non so bene se con rabbia
o con speranza duratura
e ti vedo tu a portarla
sulle tante, troppe scale
un finale sacrificio.
Quel che conta è che insieme
ci si sieda all’imbrunire
d’una vita senza fato
ma schiacciata dagli errori
– ti siano rimessi tutti –
vieni, grazie della sedia
te ne passo un’altra
più capiente, accostala
fa sì che io non scordi
quante ore abbiamo ancora
prima di alzarci e andare via
prima di – sommessamente –
dirci addio.
Maggio 2013
***
La perdita della simmetria
Arriva un giorno in cui
così, senza preavviso
qualcosa viene meno
alla tua costituzione
un arto va per conto suo
e l’altro non gli corrisponde
Ti è ignoto subito il perché
non siamo sempre perspicaci
e poi siamo troppo abituati
a poter fare quasi tutto
ma questa imperfezione
che giunge come visita inattesa
scompone la nostra tacita armonia
la simmetria meravigliosa
dell’umana anatomia
e quando poi capisci la ragione
è meglio darti pace
non c’è una regola
al nostro deperire
e la disparità diviene
la nuova età dei nostri gesti.
Gennaio 2014
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Daniele Pieroni è nato a Pescara nel 1961. Ha vissuto per 40 anni a Roma. Attualmente si divide fra Chiusi, in Toscana e Stoccarda, in Germania. È autore di poesie, prose, saggi apparsi su riviste e in volume. Ha pubblicato: “Scritti”, 1984; “Il libro di Ilaria”, 1991; “Colombario dell’idea”, 1995; “Passi esornativi e una palinodia”, 1999; “Prose”, 2003; “Lingua e batticuore”, 2003; “Orazioni”, 2006; “Distici morali”, 2007; “Florario”, 2012.
È inoltre autore di due libretti d’opera: “La festa dell’Universo”, 1993 e “Vittoria Colonna e Michelangelo”, 2006, nonché dei testi per l’opera “Elia”, 2004 e di soggetti per la danza. Ha collaborato ai programmi culturali di Radio-Rai, a La Repubblica ed è stato condirettore di “Ritmica”, semestrale di letterature dell’Università “Sapienza” di Roma.
Ha ottenuto il Premio Erato-Farnesina 1997 per la Poesia.