È un primo libro questo di Andrea Orlandi, ma è subito rimarchevole per l’obliquità dello sguardo, per la sospensione della voce. E l’allegria del titolo, che non è gioia illuminante, nemmeno riflesso dell’abbacinante felicità, porta a riconoscerla come godimento a rischio, consapevolezza di una misura che stringe.
Ho conosciuto Orlandi per un biglietto che mi consegnò il giovinotto alto e ossuto, dallo sguardo lucido e attento, dopo un mio discorso sulla poesia nella Facoltà di Lettere di Tor Vergata. Nel biglietto, che lessi qualche ora dopo, il ragazzo scriveva del suo desiderio di conoscere il “mio mondo” e segnava un telefono. Lo chiamai il giorno dopo e, per qualche settimana, lasciai che mi seguisse in presentazioni di libri, conferenze, incontri nelle scuole, dibattiti. Ne uscì a volte divertito, più spesso esterrefatto della vacuità degli eventi e, in non pochi casi, della pochezza delle esibizioni. In seguito mi avrebbe ripetuto quanto lo stupiva la mia condiscendenza a troppi coinvolgimenti discutibili.
Sapevo che stava laureandosi in ingegneria e si preparava agli ultimi esami e alla tesi, ma qualche mese dopo le sue uscite con me nella sbalestrata società letteraria romana mi portò da leggere in un suo computer alcuni componimenti in versi. Trovai quelle brevi scritture infuse di un’inquietudine affilata e con una notevole propensione a metafore sbilenche. Su quelle deviazioni, che mi parvero sulle prime inseguimenti nella nebbia, discutemmo in più occasioni e più di una volta difese le sue percezioni e ne diede chiarimenti che mi lasciarono prima convinto, quindi partecipe. Il futuro ingegnere abitava una città interiore dove vigevano geometrie sommerse e dove il sentimento si tingeva, non senza incanti, nell’irriflesso e nella vaghezza. Sono durate più di qualche anno le mie letture sul suo computer; apprezzavo la sua umiltà commista alla cieca fermezza che deve connaturare un autore; vedevo crescere in lui una consapevolezza insieme trasparente e fosca; entravano nei suoi versi e versicoli creature ombrose e momenti luminosi, l’amore che non basta e il mondo che lacera anche quando premia. E sempre, prima e sul fondo, la scelta di comprendere e di proseguire in un raggiungimento pur sempre smentito: «la fine non può raggiungerci», «rivoluzioni intorno al sole / per non raggiungerlo…».
Il libro si apre con una frase di Mozart (non va ignorato che Orlandi ha compiuto studi musicali che non intende trascurare), e in questa frase leggiamo una promessa e una consegna: la prima a se stesso, del vedere meglio, del sentire di più; la seconda nel restituire quel che si raggiunge o si sfiora per consegnarlo, dunque agli altri e al mondo. «Un’innocua malattia ci sarà accanto» dice un verso di questa raccolta, ed è la malattia dell’esistere, dello stare nella vita conoscendone le mancanze e le assenze, ma non chiudendosi novecentescamente in rinunce e dinieghi. Non è malattia quella di chi, cercandosi e interrogandosi, si muove fra interrogazione e sospetto, fra attrazione e timore, e non smette di proseguire nel suo gioco tenero e rischioso: «Quanto a me, per ogni verso riuscito / c’è un giorno in cui mi chiedo perdono. ». Un gioco che nasconde crudezze come nella sezione di prose brevi poste a metà del libro, dove il momento si tinge di compassione anche nell’esattezza del testimone e la realtà si confonde col sogno.
Come altro chiudere questa nota se non plaudendo a un inizio e prefigurando un seguito altrettanto e più godibile per chi conserva fiducia e piacere nella poesia?
ESTRATTI
Da “L’allegria veloce” di Andrea Orlandi, Edizioni Nemapress, 2015 (euro 10.00)
*
Ho due dèi;
nessuna chiesa li professa,
così ogni giorno rischio di essere solo
come non fossi nato.
Da una parte il dio del mondo,
dall’altra il dio di ciò che manca.
All’uno e all’altro devoto,
ti aspetto e preparo la cena.
*
Ti ho visto nelle foto del tuo viaggio
pranzare sopra un tavolo spaccato
sotto un’immensa buganvillea rossa,
e poi seduto in terra, su erba alta,
con il viso di chi è arrivato in tempo.
Noi parleremo di giornate estinte
– di cui ci sembrerà di dubitare –
e sentiremo viva e breve e forte
la voce che useremo in una strada
chiamandoci per nome.
*
Nella pianura fu deciso di costruire una torre che arrivasse al cielo. Ci fu chi osservò che, perché la torre arrivasse fin lì, bisognava che avesse una base molto ampia. Perciò fu edificata una grande base di mattoni, ma una volta finita divenne chiaro che quelle dimensioni non sarebbero bastate, e se ne allungarono i lati. Alla fine dei lavori, il cielo sembrò ancora più lontano e si pensò di allargare il basamento. Lungo il perimetro di mattoni i bambini giocavano a essere in cielo. Quando la costruzione raggiunse la sponda del fiume, ci fu chi pensò di fare un grande ponte, e chi invece pensò che era tutto sbagliato, che la base sarebbe dovuta sorgere molto più lontano dal fiume. Ora i bambini giocavano nell’acqua e fingevano di nuotare nel cielo. Alcuni di loro sostenevano che nuotare nel cielo fosse come volare.
*
Dammi tempo
per prendermi cura del giardino.
Se poto la rosa così bassa
e un dio non si affaccia,
allora ho motivo per agire,
anche se nulla posso dimostrare
in questo istante, né ricordo
se fummo rose.
Tornerai? Sarai qui
quando inizia primavera?
La spina che era nel mezzo
adesso è in cima.
*
Nasceremo qui. Saremo intatti
per un attimo sparso. Non saremo soli,
un’innocua malattia ci sarà accanto.
Da qui guarderemo le stelle, senza imparare.
Infine inizieremo, sarà guerra,
dentro e fuori le porte chiuse.
Avremo appuntamento negli specchi
per un addio dopo l’altro
con l’assassino da proteggere.
Ci troverà la tenerezza. Vedremo
la neve che si disfa nei giardini.
Di noi si occuperanno le stagioni.
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Andrea Orlandi è nato a Roma nel 1985, ha frequentato studi classici e di Pianoforte, si è laureto in Ingegneria Edile-Architettura. Suoi testi sono apparsi nella rivista “Poeti e poesia”, alla cui redazione oggi collabora. Nel 2015 ha vinto il Premio Diana Nemorensis e il Premio Tredici del Centro Poesia di Roma, da cui la pubblicazione de L’allegria veloce.
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Altre informazioni:
Il libro è stato recensito da Roberto Deidier, al link
http://robertodeidier.blogspot.it/2015/12/ailanto-n-25-su-andrea-orlandi.html
è acquistabile
su ibs, al link
http://www.ibs.it/code/9788876291326/orlandi-andrea/allegria-veloce.html
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