Sergio Livio Nigri, “Vivendo e in parte vivendo”

NigriDall’Introduzione di Patrizia Valduga

Si potrebbe dire che Vivendo e in parte vivendo è il diario frammentato, sconclusionato e inconcludente di un ottantenne (sotto lo pseudonimo di Sergio Livio Nigri si nasconde uno degli ultimi rappresentanti della più colta e raffinata borghesia milanese, industriale e editore, la cui madre è stata amica e mecenate di Enzo Paci e di Manzù amica di Sereni….) un ottantenne egocentrico e nevrotico, che non fa che rigirarsi, con sicurezza e con angoscia, dentro la sua gabbietta di abitudini rassicuranti e paralizzanti, torturanti e salvifiche, e che di colpo prende a fantasticare di uscire, di volare via, anche se il suo non potrebbe essere “un volar basso” – come dice Raboni della musica di Brahms – “con la grazia malinconica di un uccello fedele al passaggio terrestre”.
Si potrebbe dire questo, certamente: è così, è vero; ma questo vero non è che la superficie, e solo in parte la verità di questo libro. Allora si dica anche che è la storia di un amore rispuntato di colpo dal passato, vissuto solo in parte, uno dei tanti, forse, e tutti vissuti solo in parte. E se Amelia da un lato è la speranza, un segno salvifico, l’anestetico ai dolori dell’età e lo psicofarmaco contro qualche angoscia tanatofobica, dall’altro lato è la torturante consapevolezza se non proprio di un’incapacità di amare, perlomeno di una condanna ad amare solo in parte che affonda le sue radici di ferro e di fuoco nella figura della madre: “ecco anni di mattine a cogliere il respiro di mia madre”, “il tepore delle mani scarnificate di mia madre”, “ma non è sempre lo stesso infinito viaggio alla tomba di mia madre?”, “un primo spezzone di vita nell’ombra dilatata di mia madre”, “ma mi rendo conto che il mio è sempre un discorso con mia madre”, ecc., fino a quella frase felice e terribile che sembra un’epifania involontaria dell’anima profonda di chi si racconta: “Quando riesco a sovrapporre, a intersecare la scintillante levità della madre e i suoi sorrisi affilati, Amelia, allora un’antica felicità, l’aria densa e compattata per me, un’eco lontana, una figura scontornata, non sai.”

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Sergio Livio Nigri è nato e vive a Milano, dove ha pubblicato saggi di filosofia antica e di filosofia teoretica. Nel 1976 ha pubblicato I cento disegni con presentazione di Giovanni Raboni, autore anche della prefazione del secondo libro di Nigri Continuo (1981). Nel 2013 è uscito PAICAP e nel 2014 la seconda avventura dei protagonisti di PAICAP con il titolo di Manuale del perfetto evasore. Infine nel 2015 “La rete Magica”, Racconti, con l’introduzione di Maurizio Cucchi. Sergio Livio Nigri non è il suo vero nome.

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