Al suo secondo libro di poesie Raimondo Iemma ci porta una ventata di musicalità e libertà di cui troppe volte avvertiamo la mancanza. Con “Una formazione musicale” vincitore del XIX premio internazionale di poesia intitolato a Renato Giorgi, Iemma nato nel 1982, ci propone una raccolta in cui il disagio di persone comuni, con poche chance, non diventa disperazione ma piuttosto una ricerca per trarre tutto il possibile da quello che si vive. Libro politico senza retorica, ma nel senso di chi salva il privato e l’interiorità dal divenire “politica”, contratto, merce; libro sopratutto in cui c’è una ricerca stilistica che fonde musicalità e parlato, con il risultato di una resa poetica di grande freschezza.
Alternando verso libero a una metrica a volte più tradizionale, Iemma dà ai testi una sonorità che invoglia a rileggerli e nei brevi pezzi di prosa, molto immediati, mantiene un’armonia che è segno di una scrittura non improvvisata. Una tentazione è il rimando a certa poesia angloamericana, penso a Simic ma nel caso di Iemma la metafora è più un accenno e la “formazione musicale” del titolo riporta a quell’insieme di tensioni su cui nell’adolescenza influiscono le canzoni ascoltate, la musica che accompagna un’età e a volte segna uno spartiacque tra le parole semplici di una canzone e una vita più incerta in una città, in questo caso Torino, dove la puntualità è d’obbligo e un colloquio apparentemente banale può assumere aspetti kafkiani.
“Canzoni” la poesia che chiude la raccolta, se spiega il senso del titolo con un ascolto quasi clandestino del “cantautorato” che un coetaneo suonava in una stanza senza economia di decibel, ci dà anche la chiave per comprendere come sia esistenziale ogni resistenza prima ancora che politica. In “Espatrio puerile”, per nominare uno dei testi, tocchiamo il punto cruciale non di un disincanto ma di una lucida coscienza di quello che ci viene fatto: “ Ottenere un visto internazionale può essere/ impresa non facile… diventa arduo che un aiuto possa arrivare/ financo dai funzionari più corruttibili, che in ogni caso / si guardano bene da ogni allusione, alacremente/ attenendosi alle procedure. Forse, se una speranza c’è, / e nel vapore delle sale d’attesa, nelle lunghe giornate / invernali presso le segreterie, nel desiderio discreto / che sottomette gli orfani ai propri tutori”. (p.17).
E’ in questi segni di poesia, Elio Pecora in quarta di copertina la indica “libera e segreta”, che ci riconosciamo. Nulla è tolto al significato, ma insieme c’è uno spazio dove la vita può essere, fino a diventare in seguito racconto in cui i dettagli, apparentemente minimi, svelano la storia.
(Pubblicata in Qui Libri n. 30 – Luglio/agosto 2015)
Raimondo Iemma, “Una formazione musicale”, Le voci della luna, 2013