Francesca Serragnoli svela in quest’opera il proprio percorso di scrittura che dice non va inteso “in un’ottica necessariamente evolutiva”, ma come sequenza di atti da collocare nel puzzle di scoperte, esperienze, incontri che si compiono e di alterità che si attraversano, sempre con un occhio alla terra e l’altro a ciò che la terra trascende e sublima.
Il libro è dedicato alla cara amica e scrittrice Marina Sangiorgi, venuta a mancare il 10 aprile 2016.
ESTRATTI DA
APRILE DI LA’, COLLANA PORDENONELEGGE.IT/ LIETOCOLLE, 2016
I. L’ora buca
Arrivavi come un venticello
con valigie non per rimanere
ti stancavi affaticato
rimani ancora un poco
dicevo al sangue sulle braccia
posato come una Pietà.
Spegneva Dio con due dita
il lumicino brevissimo.
La morte diventava arietta,
cosa di fiato
alito di vento sul volto
immobile della statua
inclinata sul fondale
che sente le braccia sgretolarsi
il muschio in bocca
sul capo ammucchiarsi le foglie.
Ti rivedrò un giorno?
Ti poseranno vicino
ricorderai d’avermi conosciuto
sull’orlo dell’acqua
fiorirà un tremito
l’inizio di un ricamo infinito.
L’eterno dondolare delle madri
muove le onde.
*
Non sai cosa vuol dire girare
il tramonto come un foglio di giornale
avere un occhio rosso nella mente
il picchiatore è il sangue
la strage ha il rossore dei vini d’annata.
Non c’è pazienza di lavorare
spalla a spalla con i sassi.
Quando si staccherà la parola
solo ormai un sussurro, una bolla
una frasca che sfrega il ventre
e lascia al sangue il clamore di un’occhiata
quella gigante ombra d’angelo
avrà la pronuncia di un bicchiere d’acqua
i grani sciolti di un amore
il bianco lino nel volto trasparente
commuoverà solo il vento.
*
Questo dolore sgretola
ogni risata in un pugno di terra
la neve diventa gelo, trasparenza odiosa
gli abbracci sembravano radici d’uva
cadono come fili legati a un tronco morto
e quel pianto che ci lega le mani
schiena contro schiena
non è la bava di un’aquila crudele
che ha nidificato nei nostri sguardi
non sappiamo bene chi dorme fra noi
chi trova ancora uve mature
chi beve vino e ci osserva
questo vuoto rallenta i precipizi abituali
le valli hanno il cielo plumbeo
e moriamo e continuiamo a vivere
rimane un altare di pietra fredda
dove le ginocchia hanno sanguinato.
Francesca Serragnoli è nata a Bologna nel 1972, dove si è laureata in Lettere Moderne. Ha lavorato presso il Centro di poesia contemporanea dell’Università di Bologna fino al 2007. Ha pubblicato la raccolta Il fianco dove appoggiare un figlio (Bologna 2003, premio Camaiore Opera prima, nuova edizione Raffaelli Editore 2012) e Il rubino del martedì (Raffaelli Editore, 2010). Collabora con il Centro Studi Sara Valesio. E’ perfezionanda alla Facoltà Teologica dell’Emilia Romagna.