Ildo Cigarini, “Incontri inversi”

ildoPrefazione di Alberto Bertoni

Che quest’ultima opera di Ildo Cigarini coincida con una tappa definitiva e decisiva della sua evoluzione di poeta è un dato incontrovertibile, per la ricchezza di metafore, la profondità culturale, l’equilibrio dinamico delle lingue poetiche di cui si compone la sua ricca espressività (metrica, intonativa, narrativa), ma soprattutto per la consapevolezza iniziale e iniziatica che dire io – oggi, in poesia – non è risolvere un problema, bensì aprirlo: in tale prospettiva, non si smetta di rimeditare l’incipit, di esplicita eco pirandelliana. In ogni caso già il titolo, felicissimo, riporta a quel “canone inverso” di derivazione musicale, che implica un moto contrario, contraddittorio e dissidente fra due voci che pure si susseguono, si rispondono, si intrecciano nel momento stesso in cui dialogano e confliggono. cigariniL’Io poetante (dire lirico sarebbe in questo caso troppo riduttivo) coincide con il Tu del desiderio e del discorso vitale, ma è a sua volta oggetto di inesausta metamorfosi oltre che di ambigua contemplazione nello specchio della vita, che è anche lo specchio della scrittura e della lettura: e infatti è proprio Ovidio il più diretto referente intertestuale di questa fase matura della scrittura di Cigarini. A fungere da concreti paradigmi d’inversione rispetto ad ogni condizione di pretesa immobilità caratteriale, psicologica, esistenziale di questo Soggetto molteplice sono alcuni archetipi mitici della cultura occidentale (del tutto attualizzati, naturalmente), da Narciso a Orfeo, da Icaro ad Anteo (il gigante, umano troppo umano, che trae forza dal contatto con la Madre Terra), fino a Mnemosine, la Memoria in persona. Si tratta però di una memoria attiva, problematica, singolarmente predisposta per aprirsi al futuro e all’utopia. Ciò che più poi conta, date queste condizioni di strutturazione poematica e profonda del libro, è la potenza della scrittura nel suscitare scintille fra gli scenari naturali, il passato e il presente, le condizioni e le spiccatissime emozioni umane e l’inesausta attività riflessiva delle figure che attraversano e modellano un mondo primario, sospeso fra sogno, evocazione, pathos e attività produttiva, senza trascurare la profonda consapevolezza storica ed esperienziale (in definitiva anche generazionale) di chi assume in prima persona la parola. In conclusione, Cigarini ci dona (e dona alla nostra contraddittoria contemporaneità) un libro di alta poesia, a sfondo sapien-ziale prima che confessionale, conoscitivo invece che soggettivo, corale piuttosto che auto-biografico: ed è questa una proprietà molto rara non meno che sinceramente lodevole, di questi tempi.

Da Mnemosine

I.

Nell’immobilità dell’orizzonte
Cielo e Terra si sono fusi
e in un crepuscolo di fuoco e ombre
cammina la memoria incerta
sulle fragili faglie del tempo.

Mnemosine e sua figlia Euterpe fuggono il buio
e mentre il canto accompagna la notte
lampi di luce spogliano il nulla.
Improvvisi bagliori aprono lontani spazi
e non rimane che attendere la parola del ricordo

sin quando Mnemosine ed Euterpe
avranno cura delle mie tante vite disperse.

II.

“Non potrai mai entrare nella mia testa” mi disse.
Non sapeva che era ciò che volevo: non entrare
non sapere di me il suo pensiero.

Restare legato alla luce del suo sguardo
e a quelle parole che in silenzio parlavano
senza verità conosciute. Noi come sospesi.

Liberamente consapevoli di non sapere
felici dei nostri inganni, fragili come la vita
nello stare insieme in un tempo immobile.

IV.

Vi saluterò, rinunciando a conoscere i vostri pensieri.
Sarà così leggero il tempo intorno a noi
e le parole danzeranno libere da ogni spiegazione.

Forse basterà un sorriso e un saluto
o un bacio tra l’aria e una guancia ritrosa
o semplicemente uno sguardo senza meta.

Vestiremo la sera di vecchi ricordi
perché il presente è aria fra le dita
e noi siamo ancora qui, solo per caso.

Un incidente occorso alla nostra vita
il raccolto di una stagione antica
o forse la casualità di un incontro.

X.

Anche le colline si sono spogliate
e bianchi di luna calante i fianchi
morbidi declinano a valle.

La notte avvolge nell’incompiuto silenzio
passi frettolosi di ombre senza età
che ballano ubriache con l’ultimo fiato.

Nella notte di fuoco bruciano i ricordi.
Sotto la luna la chiesa è muta
ma il canto delle anime sfida il tempo.

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Ildo Cigarini è nato nel 1949 a Reggio Emilia, dove vive. Da alcuni anni ha approfondito la sua passione poetica pubblicando sei libri di poesie (editi da Diabasis, Albatros, Bonaretti, Longo e Book editore): Gli stati dell’anima; Tracce;  Libere fiamme;  Il canto capovolto; Varchi;  All’ombra della storia.

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