Fronte retro
La tua anima – insisteva
come se io ne avessi
una, una sola, blindata
in un sicuro abitacolo.
E il corpo è così mutevole!
Dammi – tempestava – spazio
come se l’Io splendidamente
ne disponesse, dimmi se annusi
del tempo l’odore. Sensazioni
obsolete, imperanti.
Distonìa del vivente
un corpo corruttibile
aporìa del credente
la resurrezione dei corpi.
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Istinto, scienza primitiva
incerta conoscenza.
In una bolla d’aria
come alghe flottavamo
in tondo per il mondo
subacqueo, intravedendovi
ogni specie vivente in natura.
Dal fondo un gorgo improvviso
ci riportò in superficie, ci espulse
nascere fu un fatto
e piangere un tutt’uno.
Nulla potendo distintamente discernere
nella nostra ascensione verso il giorno
fu immenso dolore essere soli sulla terra.
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“Se entro trenta giorni la merce
non sarà ritirata andrà in beneficenza”
(da un avviso al pubblico)
Non si fanno crediti.
Se entro l’evo compiuto
non saranno utilizzate
le vostre benemerenze
andranno in beneficenza
a chi ne difetta. Il diritto
d’intendere non riguarda
il giudizio. Vostre restino le voglie
ostinate di nutrire idee universali
ma la fame delle materie prime
di vite a voi alternative
le mosse segrete, i maneggi
dove il vostro corpo si disfa
ne sopporterete gli agguati?
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L’orecchio, il naso, la bocca
camerieri d’una eccellente
portata o, ostinatamente
s’attengano a un respiro
regolare, piatto base nel
menù del giorno
garantiscono la vita a basso costo
abili artigiani della sopravvivenza.
E l’occhio? Oh l’occhio, senza
offesa per nessuno, è ben altro.
Vi entrava la vita, vi si addentrava.
Ed io che la riempivo di me per non deluderla
o la dimenticavo, meschina, per non violarla.
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Prima fu notte, rare stelle, maschi cori
che fede in festa, in cammino, che anni –
sedici dallo zero – furono quelli
e corse di traverso su e giù per il Campo
caroselli, girotondi, sentimenti celati
al vulgo nativo. Andatevene
gridavano gli arcigni Senesi di sasso.
Tornatevene da dove siete partiti
urlavano, smorzando d’un colpo
i nostri rossori. Nel tramonto precoce
si schiuse repente la brevità della vita.
Marcia della Fede 1962
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Il cane nell’uomo, lo capisce al volo.
O trascina il padrone, o se ne fa tirare.
Non chiedetemi cosa pensi.
Non me lo chiedete infatti.