Tiziano Fratus, “Vergine dei nidi”

Tiziano Fratus

Tiziano Fratus (Bergamo, 1975) ha coniato il concetto di Homo Radix, la pratica dell’Alberografia e la disciplina della Dendrosofia. Ispirandosi al concetto di “minimalismo sacro” o “minimalismo mistico”, conduce una pratica quotidiana di meditazione in natura e lavora alla scrittura di una serie di volumi, personali fotografiche e la rubrica “Il cercatore di alberi” che tiene sulle pagine del quotidiano «La Stampa». La sua costellazione editoriale va sotto il titolo di Arborgrammaticus ed attraversa diverse forme di scrittura, dalla poesia alla narrativa, dall’osservazione naturalistica e meditativa al diarismo di viaggio e si intreccia alla fotografia. Fra i suoi libri in prosa si ricordano Manuale del perfetto cercatore d’alberi, Trilogia delle bocche monumentali (L’Italia è un giardino, Il libro delle foreste scolpite, L’Italia è un bosco), Ogni albero è un poeta, Il sussurro degli alberi, Il sole che nessuno vede, pubblicati da Mondadori, Feltrinelli, Laterza ed Ediciclo. I suoi ultimi album di poesie s’intitolano Un quaderno di radici e Vergine dei nidi e sono pubblicati da Feltrinelli. Ha in lavorazione: I giganti silenziosi e Giona delle sequoie (Bompiani), Contemplazione (Einaudi). È fra i poeti selezionati dalla piattaforma Versopolis che unisce i maggiori festival di lirica d’Europa; sue poesie sono tradotte e pubblicate in inglese, francese, tedesco, spagnolo, portoghese, polacco, slovacco e lituano. Orchestra piccoli atti di dendrosofia accompagnando gruppi di persone a conoscere gli alberi, la natura e la meditazione. Vive ai piedi delle Alpi, laddove finisce la pianura e iniziano le montagne, coltivando un orto e curando un giardino, con la sua compagna ed un numero variabile di gatti.
Sito: www.homoradix.com

Cosa esiste di più fragile di un nido, fatto di sputo, di saliva, di rigurgito,
di scarti del bosco, ramoscelli, e foglie e gemme e piume, più leggero del vento stesso,
ma capace di accogliere la vita, la vita che aspetta di iniziare, la vita che volge e si riavvolge…

{I} Avvertenza ai naturalisti

Chi apre questo libro rischia grosso:
dai piedi potrebbero spuntare radici,
dalle mani fronde di carpino o corbezzolo.
Potrebbe incontrare se stesso, in un sogno,
o svegliarsi con l’obbligo di discernere
fra opportunità e verità, a proprio svantaggio.
La natura non ha nulla di buono,
essa opera e distribuisce,
si rinnova nel sangue dei vinti.
Siamo nervi e sentimenti
che un soffio leggero può confondere,
o l’ombra di una nube nascondere.
La natura umana non è la roccia,
è il fruscio del volo d’un cardellino

{II} Nido per animi leggeri

Quanto sai essere leggera,
quando il vento passa fra i tuoi capelli di creta.
Fai pulizia, fra le foglie e i ramoscelli.
L’ordine ha valore di rinascita, mi ripeti.
Le uova non sono ancora state deposte,
ma le aspetti, a giorni, non appena
i ciliegi saranno in fiore.
Le rondini non sono rincasate, le opportuniste.
Allunghiamo lo sguardo a mezzogiorno,
socchiudi le palpebre e annusi l’aria,
con la punta del naso ci tocchiamo e sorridiamo.
Siamo noi i prossimi animali che avranno le ali, prometti.
Non è che le parole si regalino senza nulla in cambio.
Ogni minimo pensiero ha un costo in ore-sonno.
Coltivare la visione pretende acqua fresca, di sorgente.
Le radici scavano e scavano,
nel mare secco della terra,
di fronte alle mura di Troia

{III} Coniugare un verbo adatto a spiegare la pianura

La bellezza della pianura
è che vedi il tempo prima che arrivi.
Sopra le chiome degli alberi,
sopra i campi coltivati e tagliati a filo,
con lo sguardo da geometra comunale.
Si assiepano nuvole e si disegna la tela della tempesta.
Lo vedi il sole che vien fuori, da un angolo ?
Il grande ragno giallo che buca e si getta in basso,
come in un quadro del Rinascimento.
E lo vedi il fulmine che si radica in cielo
e piomba a terra, prima che il fracasso
sfondi la distanza e saturi la percezione ?
La vedi la luna arrancare, ai calcagni delle ombre,
tenta d’accarezzarle, al collo,
di costringerle a scivolare fra i sassi,
di sfamare i tetti, d’inarcarsi sotto le radici
degli ultimi pini ululanti in quota ?
Le prede devono fare gamba, macinare più terra
se vogliono riscuotere il credito della salvazione.
Non disseminare ossa, non coltivare note di bianco
poroso là dove volano le gazze e i corvi.
Per ogni pagina scritta sulla pianura,
i poeti locali piantano un albero, uno a testa


{XIV} La voce del padre

Al termine del cammino compare una porta:
in cima a cinque scalini cinque dita d’una mano,
cinque aliti che danzano per una frazione soltanto.
Antico ingresso sorto nel grande scoppio:
è una mano che si apre e mi tira.
Dietro la porta c’è un padre,
quel padre che non ha mai smesso di tentare,
di raggiungere, di sostituire,
negli abiti, nei consigli.
Le intenzioni sono possenti,
ti strappa alla solitudine d’una vita intera:
Vieni figlio, dice,
abbraccia tuo padre che è una foresta.
Apro la bocca e accolgo il seme
che si posa come una spada sul fondo.
Non è la fine, niente affatto,
le parole non possono dire
di quel che non sanno raggiungere

{XVI} Rassicurante staticità di una stanza

Di letto in letto e di silenzio in silenzio,
un viaggio scuce fra una stanza e l’altra.
Una voce si avvicina e chiede:
Ho una pistola, la vuoi provare ?
Del cielo precipitante di stamattina
non ho ricordo alcuno, ma lo sento,
qui, fra mani, occhi socchiusi ed erba.
Ho un cervello, dico, a che mi serve una pistola ?
Ancora rifletto sull’arte di confezionare risposte,
e sul senso distinto di porre domande.
Non sempre le seconde precedono le prime

{XXIV} Anzitutto, la forma

L’anarchia dell’acqua
disdegna la nozione di forma,
scrive il poeta Iosif Brodskij.
Sangue in cerca di patria,
parole in cerca d’un tetto,
tre sedie attorno ad un tavolo
ed un camino acceso.
Una mano grandina sulla sua spalla,
un sorriso viene accennato, appena,
e la voce del padre da Leningrado.
In realtà l’acqua adora le forme,
ne acquisisce continuamente:
cos’è una destinazione senza nome ?

 

 

1 pensiero su “Tiziano Fratus, “Vergine dei nidi”

  1. Un personaggio straordinario, un mistico della Natura gemellato col nostro Franco Arminio. Originale l’ambito della sua ricerca. I versi pubblicati li trovo interessanti. Una conoscenza nuova. Grazie, Luigia. Un caro saluto. Giovanni

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