Alla Casa delle letterature di Roma quinto appuntamento di “Doppio passo. Incontri di Arte e di Letteratura”, rassegna a cura di Maria Ida Gaeta.
Si tratta di un confronto diretto tra due opere di differenti discipline artistiche che entrano in dialogo, ciscuna con le proprie peculiarità espressive e stilistiche, e permettono prospettive di lettura consonanti e inedite, suscitando interpretazioni eterogenee e articolate sia nell’ambito della parola che dell’immagine.
Il progetto di quest’anno, “Una serva dei servi”, vede protagonista l’artista Antonio Capaccio e la poetessa, Silvia Bre, che si sono confrontati a partire dall’omonimo poemetto “A servant to servantes” di Robert Frost, tradotto per l’occasione, da Silvia Bre e interpretato attraverso i lavori inediti di Antonio Capaccio (nella foto).
Il poemetto di Robert Frost affronta il tema della solitudine domestica di una donna dell’America dei primi decenni del Novecento con tale profondità da sollevarlo a figura di una condizione universale.
Da: Una serva dei servi di Robert Frost
Non può sapere come ero contenta
che venisse ad accamparsi sulla nostra terra.
Mi dicevo che sarei scesa un giorno o l’altro
a vedere in che modo viveva, ma non so,
con una casa di uomini affamati da sfamare
credo s’immagini… Mi sembra
di non poter esprimere quello che sento
più di quanto non possa alzar la voce
o tirar su la mano (oh, la sollevo eccome quando devo)
Lei lo ha provato? Spero mai.
Sono al punto di non sapere più nemmeno
se sia contenta, o triste, o chissà cosa.
Dentro mi resta solo una specie di voce
che pare dica come dovrei sentirmi,
come mi sentirei se non fossi tutta fuori fase.
Il lago, per esempio. Lo guardo e lo riguardo.
Vedo che è un chiaro e bello specchio d’acqua.
Sto lì, continuo a dire a voce alta
le qualità che ha, così stretto e lungo,
come un tratto profondo d’un vecchio fiume
troncato alle estremità. Per cinque miglia
s’infila dritto nella gola del monte
dalla finestra dove lavo i piatti
e tutte le nostre tempeste salgono verso la casa
gonfiando le onde più bianche e più bianche e più bianche.
(Traduzione di Silvia Bre)
Fino al 22 marzo, a Roma, alla Casa delle Letterature (piazza dell’Orologio 3).
Per ulteriori informazioni: Casa delle Letterature – Roma
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