“Linoleum” si muove tra i muri di un ospedale, tra pazienti e infermieri, relazioni e gesti che si ripetono giorno dopo giorno. Le cose in corsia sono esattamente quel che sono: il camice è la divisa di lavoro, non una visione salvifica; lo xanax un medicinale, non la pastiglia per la felicità. Rusconi affronta di petto l’ovvietà e la banalità del quotidiano, rinuncia alle sovrastrutture, portando l’attenzione sull’emergente, su chi ci sta davanti. Ogni verso di Linoleum porta in sé qualcosa di essenziale, di tenacemente vivo sotto le macerie dei corpi.
Come spiegare che quello che appare
atroce non sono né gli aghi nelle arterie
né le medicazioni, ma le serie
labbra della noia o l’indice
alzato in richieste e segnali o le meste
palpebre del sonno appena appena
socchiuse dalla mano aliena dello xanax.
*
Letti fatti terapia somministrata
colazione data, ad alcuni proprio
in bocca. Tocca il mio cuore
una dolce intimità con tutti loro
e nel sole che sale mi piacerebbe
stendermi anch’io, in una mano
che trema in un respiro che scema
in un sonno colloso da Serenàse
in una fase confusa che introduce la morte
nella sorte spezzata di ogni creatura
nella premura di un cauto contatto, anch’io
vorrei insieme a loro riposare un momento
disegnare di me un fedele ritratto
di quello che sono, un segno fugace,
un sonno, una lacrima, un po’ di pace.
*
Accorgersi con stupore
che a impressionare non è la morte
ma il dolore, e non l’amore
a commuovere ma la vanità dolcissima
di uno specchietto tra lo smalto rosa
un pettinino tra i capelli grigi
nella luce arancione del mattino
quando crede di non essere vista
si sorride, si fa l’occhiolino.
*
Mio amato volto sepolto nel cuscino,
ti porto un budino alla vaniglia e un fiore
di carta. Guardi un punto indefinito
del mio viso, l’occhio tuo pulito
a scavare nel mistero che è
la giovinezza. Che tenerezza
Teresa quel tuo sguardo, e che dolore
poi uscire nella pioggia, e nel tremore
di un presagio sicuro vederti
mentre muori di mattina all’improvviso
guardando un armadio d’ospedale.
Giulia Rusconi è nata nel 1984 a Venezia. Sue poesie sono uscite in diverse riviste e antologie, cartacee e on line. Del 2012, per la casa editrice Ladolfi , è il suo primo libro intitolato “I padri”. Il secondo, “Suite per una notte”, è del 2014, edito da PordenoneLegge-Lietocolle.