Roberta D’Aquino (1982) è nata a Napoli e risiede a Treviso per lavoro. Ingegnere e consulente informatico, amante del teatro, della fotografia e della letteratura, ha frequentato e coordinato siti e forum di diffusione poetica. È stata semifinalista nelle edizioni 2015 e 2016 del ‘Premio Rimini per la poesia giovane’.
Da Il senso sparuto del vuoto, Terra d’ulivi edizioni 2017
X
singolare presente passato
mi fermo ad una verità
io sono, sono stata
non posso dire neanche che sarò
per un bruciore d’occhi repentino
per un fascio di luce un assassino
arriva e ti deruba d’ogni altra verità
non posso dire al tavolo “sei tavolo”
o alle innumerevoli matite, alle loro punte
affilate o tonde che cerchiano
i percorsi della pioggia nei canali
di conoscerle come un nome giusto
se non fosse che mi rigano l’incolumità
come un bisturi e il foglio rileva una piega
in cui infilare dita, sbirciare come una finestra
non posso dire che durerà
un giorno perderò il fanciullo
che ha tanto bisogno di parlare
smetteranno di piovere colori
di nascere nomi per quello che mi occorre
nominare
si resterà dimentichi, di corsa
su altre mille strade
e un me affacciato come un vecchio
con le gambe stanche
*
XX
tienimi, quando la punta di diamante
si conficcherà nel petto per testarne
la durezza
tienimi strette le mani, baciami la fronte
e quel calco lascerà il suo segno
una piccola piramide rientrata, il varco
reso al centro
saprai dove trovarmi, da quel punto
in poi, quando la sabbia lascia la sete
nella gobba dei cammelli
*
non basta riportarti in grembo
equiparare giorno e notte nelle note spente
della luna. Le maniche corte e quel bacio
sfuggito tra una parola e un fremito
che voleva dire eterna rete
ragnatela rossa di speranze e titubanze
tutto passa – tutto se ne va e si resta
a mani vuote
in quei palmi avevo letto il mio destino
(le strade – anche sui palmi – cambiano
o mentono, a volte)