di Elio Grasso
Nanni Cagnone, negli ultimi anni, ha pubblicato alcuni libri di versi seguendo la propria tendenza (alquanto antica, considerando la folta bibliografia che affonda origini nei primissimi anni ’70) a porsi in un’impeccabile “riservatezza”, sia editoriale che umana. Diventato prodigo di sé, la sua poesia ha iniziato a rimettere in corso quanto aveva decantato alle origini sul versante della conoscenza (per così dire) classica. Ciò che era trapassato, di corretto e scorretto del mondo, vede la luce di albe risuonanti e abbondanze naturali nelle nuove poesie – e perfino ritrovamenti affabili. Come se l’autore, avvicendandosi un gran numero di anni alle sue spalle, trovasse ordinamenti nelle epoche un tempo sfuggiti o addirittura detestati (“Dà notizie alla scogliera / il mare aperto, ed ogni cosa / sparsa da libeccio è per noi, / che penetriamo come polvere / ove non è fessura, noi / che abbiamo uso di mondo.”). Tornano gli orgogli di un mondo personale, ricchezze affettive, ceneri attraenti e capaci di generare fioriture fin dove alligna la solitudine data dalla morte di poeti consanguinei (Emilio Villa, Amelia Rosselli per tutti). Il poema “sparso” da Cagnone lungo i tempi stava in disparte, discorde, ora si accerta che alcuni guardino e dunque non più arretra, invece richiama la partita invincibile della poesia e invade il mondo degli “insensibili”. In Ingenuitas, per più di 120 pagine le strofe si comprendono fra loro appartenendo al più rotondo e desiderabile poema della maturità. Ma se, per ventura, ogni stanza restasse conchiusa in sé – in ogni caso testimone unica –, varrebbe poi per tutte. Ingenuitas può colpire lo sventurato mondo moderno, scrive Cagnone nell’ultimo suo libro, “forse il migliore dei miei libri”, e che d’altronde non sorprende soltanto lui. Non è via comoda la sua, e nemmeno impaziente di trattare con i mostri attuali, ma si percepisce l’antico compito orale che prelude al sapere. Lasciarsi includere da questo libro fa ritrovare quanto si è fin qui perso di percezione dei sensi, a scapito della comprensione della realtà (“Ora ricevi tenebra, / e pur luce del giorno / non ti manca – / curiosi i tuoi modi, / come il parlar da solo / invece di squillar / cristallo con cristallo. / A volte le cose / sono azzurre, / e separate a volte.”)
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Nanni Cagnone, Ingenuitas, La Finestra Editrice, Lavis TN 2017, pagg. 128
€ 25,00