Scheda nulla il tuo volto che sfuma,
un dolore da soma
fuso con la schiena, fatto carne
nella carne, figlio che cambia la scapola
cambia il passo, la zoppìa
che precede il freddo
un antico segno, un proverbio per il maltempo;
così, il tuo mancare all’orecchio
al collo
alla bocca
chiama l’autunno nella foglia;
svestendomi ne ritrovo una
la raccolgo,
anche per oggi ti ripongo
non mi oppongo a questa sintesi,
alla sbilancia di istanti distanti.
*
Eri un bel vecchio legnoso e durevole
ed eri un bel giovane ossuto e pieno di grazia,
non c’è stato nessun miracolo
quando mi hai fatta
forse sapevi di gramigna piegata
e avevi il segno del cappello,
metà fronte bianca,
i graffi della potatura
e una donna di scheletro piccolo
a lungo digiuna di parola rugiada
e che non vedeva l’ora.
*
Forse sono questi gli ultimi giorni?
Sono giorni normali:
la terra secca da bagnare
il caffè che si fredda un po’ prima
la recita della fretta
nei capelli una forcina
le intenzioni fiacche,
la fatica di apparecchiare
parole care per due.
.
Daniela Andreis, giornalista, vive e lavora a Verona. Nel 2011 è stata segnalata al premio Montano con la poesia “E’ per non dire”. Nel 2013 pubblica la raccolta di poesie “La casa orfana” edita da Lietocolle. Nel 2016 con la poesia “Mi chiamo disabitata” riceve la mensione di merito al premio internazionale di poesia don Luigi Di Liegro.