Raffaela Fazio, “L’ultimo quarto del giorno”

Raffaela Fazio / credits ph Dino Ignani

DOMANDA

 

Irrobustisci il becco
riscopri le zampe, domanda
che resti
che non migri
e calpesti lo strato ispessito
dell’unica stagione.
Qualche rara bacca
corti lampi di verde
dovranno bastarti.
Provvidenziale – credilo –
è il velo
che copre le risposte.
Non ci sarà disgelo.
Ma troverai
in altri umani un segno
che mitiga il mistero
e improvvisamente appesa
a un davanzale
una mangiatoia di legno
con qualche seme
di girasole

 

IDENTITA’

 

A quali fiori
si sono offerte
dal fondo nero
le mie piccole morte?

E dove il segno
la tenace sporgenza?

Forse in questo
la somiglianza:

uno spazio di mezzo
che cresce
per la forza del desiderio

un bacio che dà vita
a un orso di pezza

una solitudine uguale

di chi aspetta
di chi ha male
del tempo che ci interra

e non crede ma sente
che in cima qualcuno
sta chiamando
una violetta.

Da “L’ultimo quarto del giorno”, di Raffaela Fazio (La Vita Felice, 2018)

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Raffaela Fazio (Arezzo, 1971) lavora come traduttrice a Roma, dove si è stabilita dopo aver vissuto per dieci anni in vari Paesi europei. È autrice di diversi libri di poesia: dopo una primissima raccolta di versi giovanili, Corolle (1987), ha pubblicato Per ogni cosa incompiuta (2008); A un filo più lento (2010); Ogni onda è il mare. Rime da regalare(2011); A garante il mistero (2012); La boîte (2013); L’arte di cadere (2015); Ti slegherai le trecce (2017).

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