La poesia
La poesia è quasi una preghiera. Come scriveva la teologa ed eremita Adriana Zarri la vera preghiera è «quel nostro silenzio stupefatto» ed è proprio da questo silenzio stupefatto che nascono le liriche meditative di Tiziano Fratus, Poesie creaturali, ovvero composizioni selvatiche, animate, agitanti, che non ne vogliono sapere di smettere di crescere. La musa prima di Fratus, per così dire la sua “prima radice”, è la natura, sono i boschi, gli alberi, che qui vengono scandagliati a fondo, sfiorando la dimensione dell’atomo e rinnovando la visita a quel continente “compreso fra la carta e la corteccia” di cui spesso l’autore parla in pubblico. Ma la scrittura non si esaurisce nella contemplazione: genera altri filoni, altre vene, alimenta una costellazione di esistenze composta di voci, corpi, anime, incontri, visioni, tutto un mondo scritto, poiché una poesia “ben temperata” indaga la distanza, il margine che esiste fra la condizione dell’animale e l’essere umano che si diventa e si perfeziona nel comporsi del tempo. Poesie creaturali si offre al lettore secondo uno stile personale, “a geometria foliare”, una maniera armoniosa di disegnare lo spazio destinato ai quadri che compongono un vero e proprio “bosco in versi” miniato.
AVVERTENZA AI NATURALISTI
Chi apre
questo libro
rischia grosso:
dai piedi potrebbero
spuntare radici, dalle mani
fronde di carpino o corbezzolo.
Potrebbe incontrare se stesso, in un
sogno, o svegliarsi con l’obbligo di discernere
fra opportunità e verità, a proprio svantaggio.
La natura non ha nulla di buono,
essa opera e distribuisce, si
rinnova nel sangue dei
vinti. Siamo nervi e
sentimenti che un
soffio leggero può
confondere, o l’ombra di
una nube nascondere. La natura
umana non è la roccia, è il fruscio
del volo d’un cardellino
SECONDA AVVERTENZA AI NATURALISTI
C’è tutta la terra da odiare, poiché è gelata in inverno e arsa, impenetrabile, inconsistente, quando il sole brucia la pelle e alimenta bocche affaticanti. C’è tutta la notte da spogliare, e tutti i prati da strappare e anche tutti i mari da essiccare e tutte le falene da dissacrare, poiché all’uomo nulla è consegnato per sempre.
Il pianeta non sa che farsene, incautamente attende, paziente, inclinato, appiattito ai poli. Che la marea prossima riporti ordine e annulli questa mania di cancellare foreste, costruire dighe al Dio della Tecnica, assente in precedenza negli Olimpi. La grammatica del futuro non prevede l’uso di verbi e sostantivi, l’azione sì, il nutrirsi e il clonarsi.
AVVERTIMENTO AI CERCATORI
Un giorno
i cercatori di funghi
saranno accusati di boschicidio,
poiché oramai è noto che una selva
abita il tempo e rinasce sotto terra, piuttosto
che nella vastità teatrale del mondo sospeso.
Per legge si debbono punire tutti coloro
che osano disturbare il sonno
delle radici.
Tiziano Fratus, POESIE CREATURALI, Un bosco in versi Libreria della Natura (2019)
Tiziano Fratus (Bergamo, 1975) ha pubblicato opere dedicate ad un rapporto intimo con la natura e il paesaggio per alcuni dei maggiori editori italiani. La sua poesia invece è stata tradotta in dieci lingue e pubblicata in volume o rivista in diciassette paesi. Poesie creaturali abbraccia vent’anni di scrittura in versi e viene pubblicato dalla Libreria della Natura di Milano; la selezione di testi è composta da quindici case, suddivise in due lune o libri: la prima parte, Le inconsolabili, scandaglia i confini del termine “amore”, la seconda parte, Compilazione per anime floribunde, indaga i sentieri delle distinte “nature”.
Chi avrà mai il privilegio di leggere una poesia scritta da un albero?