ESPERIENZA DELLA MADRE
commento di Luigia Sorrentino
Nelle poesie qui presentate Roberto Carifi mette in piedi un’esperienza estrema, senza via di fuga. Nella luce la memoria incontra l’abbandono nella notte. La madre che qui abbandona non è solo “colei che ci mise al mondo”, ma una figura più complessa, archetipica. E’ una donna che incarna la condizione luminosa e, al tempo stesso, notturna. Pretende il legame anche nella separazione, nel giorno che si decompone.
DA IL GELO E LA LUCE, (2003)
Parlavo d’amore alla morte,
indossavo la notte,
un ciuffo di capelli intirizzito,
tenevo nel palmo della mano
l’occhio materno,
gelò in piena estate vestito di pietra
lo volle la notte,
la morte abitò come un’alba il suo giorno,
facevo battere un cuore
con le poche parole rimaste
e al nulla parlavo d’amore.
*
La parola che fu pronunciata,
la più logora delle parole,
passata di bocca in bocca
prendila per mano
che affiori alle labbra dei morti,
conducila dove è prescritto il silenzio,
dove in un lume grigio
si decompone il giorno.
*
Padre nostro che sei nei cieli
e nelle terre, nel pianto e nella luce,
che sei nascosto e rivelato,
padre per sempre allontanato,
che sei nell’eterna nudità del tuo silenzio,
padre che respiri nel sonno e nella morte,
che rendi orfani i tuoi figli
e li condanni al male,
padre che non hai parlato
e che non hai risposto,
padre che sei sangue e luce,
padre celeste e infangato,
padre dai figli rinnegato,
sia fatta la tua volontà
e così sia.
Roberto Carifi è nato nel 1948 a Pistoia. Tra le sue raccolte di poesia: Infanzia (Società di Poesia, Milano 1984); L’obbedienza (1986); Occidente (1990); Amore e destino (1993); Poesie (1993); Casa nell’ombra (1993); Il Figlio (1985); Amore d’autunno (1998); Europa (Jaka Book, Milano 1999); La domanda di Masao (2003); Frammenti per una madre(2007); Nel ferro dei balocchi 1983-2000 (2008). Tra i saggi: Il gesto di Callicle (1982); Il segreto e il dono (1994); Le parole del pensiero (1995); Il male e la luce (1997); L’essere e l’abbandono (1997); Nomi del Novecento (2000); Nome di donna (2010); Tibet (2011), Compassione (2012), Figure dell’abbandono (2016). Ha tradotto autori come Rilke, Trakl, Hesse, Bataille, Flaubert, Racine, Simone Weil, Prévert, Rousseau, Bernardin de Saint-Pierre.
Struggente. Da leggere e rileggere per assorbire tutte le emozioni anche se dolorose. Complimenti a Roberto Carifi e grazie al blog. Siete grandi.
Cara Doriana,
Grazie. L’intenzione è quella di creare una scuola di poesia. La squadra funziona, a quanto pare.
Stiamo diffondendo la vera e grande poesia di tutti i tempi. Immortale.