Dopo Centoquattro poesie e Uno zero piú ampio, Silvia Bre prosegue con questo terzo libro nel suo corpo a corpo con la poesia di Emily Dickinson. Un impegno traduttorio basato sul rispetto del testo e del ritmo originale, a cui la poetessa aderisce cercando di non togliere e di non aggiungere nulla. Ma c’è un’adesione più profonda, di tipo empatico, che permette di riprodurre il più possibile le ambiguità e i molteplici significati delle parole e dei versi del testo inglese. La scelta di questa terza centuria di poesie è stata fatta come sempre dalla traduttrice, nel segno del suo personale scandaglio delle vastità dickinsoniane. Ma i temi della Dickinson ci sono tutti, in primis la natura e la morte, annunciate e intrecciate fin dalla prima poesia Ancora non l’ho detto al mio giardino.
I haven’t told my garden yet –
Lest that should conquer me.
I haven’t quite the strength now
To break it to the Bee –
I will not name it in the street
For shops would stare at me –
That one so shy – so ignorant
Should have the face to die.
The hillsides must not know it –
Where I have rambled so –
Nor tell the loving forest
The day that I shall go –
Nor lisp it at the table –
Nor heedless by the way
Hint that within the Riddle
One will walk today –
Emily Dickinson
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Ancora non l’ho detto al mio giardino –
perché mi potrebbe sopraffare
Non ho certo la forza a questo punto
di rivelarlo all’ape –
Non ne farò parola per la strada
stupirebbe le botteghe che io –
quella così ignorante – così timida
abbia la sfrontatezza di morire.
Non devono saperlo le colline –
dove ho vagato tanto –
e non ditelo alle foreste devote
il giorno in cui dovrò andare –
né si sussurri a tavola –
né si accenni sbadatamente
per la via che oggi una entrerà
dentro l’enigma –
Traduzione di Silvia Bre
Emily Dickinson (1830-1886) ottenne una fama postuma con le sue 1775 brevi liriche. L’edizione completa è pubblicata nei «Meridiani» Mondadori a cura di Marisa Bulgheroni. Per Einaudi sono state pubblicate le Lettere a cura di Barbara Lanati (2006),e le raccolte Centoquattro poesie (2011), Uno zero più ampio (2013) e Questa parola fidata (2019), tutte a cura di Silvia Bre.
Silvia Bre è nata a Bergamo ma è romana di adozione. Tra le sue raccolte di versi: Le barricate misteriose, Marmo e La fine di quest’arte, tutte e tre pubblicate da Einaudi.
La Dickinson non può non entrare nel cuore di ogni vero poeta. Per la sua storia, ma soprattutto per le sue poesie. Scritte quasi “in cattività” rivelano un’anima profondamente sensibile, attenta alle sfumature più impercettibili della vita stessa. Incredibile. Ho avuto il piacere di leggere “Destinazione Emily” di Diana Torrieri. Della Diana conservo gelosamente delle poesie inedite; dirvi come mi sono giunte è una storia troppo lunga. Della Dickinson tradussi alcune poesie, una l’ho pubblicata anche sulla Pagina Facebook che cura Luigia. E guardacaso mi trovo al mare e nella borsa oltre al lettore mp3 mi trovo un libro di poesie di Emily Dickinson. Tra le regine della poesia!
Emily Dickinson è stata molto tradotta, da diverse voci. Non è, ad esempio, dimenticabile la traduzione di Nadia Campana, purtroppo scomparsa troppo giovane, splendida anche quella di Margherita Guidacci e la versione di Anna Cascella. Amata da me anche la traduzione di Gabriella Sobrino, senza dimenticare Il Meridiano (Mondadori) dedicato a Emily con traduzioni di Silvio Raffo, Massimo Bacigalupo, Cristina Campo, Annalisa Cima, Eugenio Montale, Giovanni Giudici, Mario Luzi, Amelia Rosselli. E l’elenco potrebbe continuare, aggiungendo ad esempio, anche il nome di una splendida anglista, Nadia Fusini.