Torturati
Niente non si sente niente se urlavano i torturati
dell’Unità 420 sotto il crepuscolo insanguinato nudi
tremando
Davanti ai moli che sembrano fluttuare nella sanguinante
aurora davanti alle stesse smantellate navi della baia
davanti allo stesso ferro di cavallo insanguinato
dell’oceano
Dove esistono solamente alcuni moli diroccati
e in fondo gli stessi detriti le stesse squadre
ammuffite gli stessi torturati nudi è che volevamo
sentirti dirigere le grandi mareggiate del Pacifico
dicevano quelli dell’Unità 420 a Ludwig Van Beethoven
che galleggiava allontanandosi immedesimato
estraneo verso la parte più inconfessabile del tramonto
(Traduzione di Alberto Marsala)
Torturados
Nada no se escucha nada se gritaban los torturados
de la Unidad 420 debajo del ensangrentado crepúsculo
desnudos temblando
Frente a los muelles que parecen flotar en la sangrante
aurora frente a los mismos desmantelados barcos de
la bahía frente a la misma herradura ensangrentada
del océano
Donde lo único que existe son unos derruidos molos y
al fondo los mismos escombros las mismas mohosas
escuadras los mismos torturados desnudos Es que
queríamos oírlo dirigir las grandes marejadas del
Pacífico le decían los de la Unidad 420 a Ludwig Van
Beethoven que flotaba alejándose ensimismado
extraño por la parte más inconfesable del atardecer
Raul Zurita (Santiago del Cile, 1950) è uno dei massimi poeti contemporanei latino-americani. La sua opera è fortemente segnata dalla dittatura militare di Pinochet: dopo il golpe dell’11 settembre 1973, Zurita, ventitreenne militante comunista, fu arrestato, torturato e detenuto sulla nave cargo Maipo.
Nel 2000 ha vinto il prestigioso Premio Nacional de Literatura (de Chile). La poesia qui riportata è tratta dal volume “Zurita. Quattro Poemi (Valigie Rosse, 2019).
La scelta del testo è di Giovanni Ibello