Luigia Sorrentino, poesie

Luigia Sorrentino, gennaio 2020

nascosto nella tana dorme il bosco

le mani non sostengono più niente
piccole ossa, radici pietrose
di alberi accresciuti
dal seme oltre misura

l’eterno, la cosa compiuta
nella parola, appare in un coro

**

totale il sentiero della terra

la piccola forma della luce
è una fiamma,

innerva il collo
nel ritmo del torace

così dispiegata nel vento,
nello stesso petto discende

aderendo, siamo succo denso,
qualsiasi cosa, aperta e vuota

mostrata senza palmo
la sua essenza liberata
con la stessa devozione
del tradimento, di tutte le parole
si consuma l’intero universo

**

la massa del fiore
corolla di inesauribile accoglimento
urta il vento

incalcolabile il pianto, dai nudi
occhi scivola,
non è più sua
la piccola vita, si mette via

interrogata trema
fra i tronchi degli alberi

canta, così canta
tutta la notte adagiata

**

nessuna mano può sfiorarla
da sé disciolta

alle spalle, senza colori
dirada,
dall’ovale del volto
si separa

contiene soltanto
se stessa, mai del tutto
perduta, quasi da lontano

**

sola la notte del pianto
chiama quell’odore

quando la voce irrompe
portata dal petto, consola

custodendola in lei

la sua durata è un suono
calmo, si riversa luminoso
nella culla

fra le braccia
la parola chiede – cullami –

**
cigola la vela
cullata e schietta,
riversa un tempo riconciliato

il nome chiamato
esausto si getta su di lei

un uscio di pane riaffiora
toglie fame d’affetto
nell’ondeggiare

le labbra intonarono
un’altra canzonetta

**

è un nido,
un angolo fra gli alberi
l’infanzia
nel volto dei rami

la forma che appare
si raddoppia,
nel ritmo del divenire

nell’inguine la ferita
sta in ascolto, non è ancora,
non è nulla

**

scende
da altezze di uccelli
nomina conforto ai piedi del monte
nessun passo risuona

solo il canto dei primi nati
fa accadere una cosa felice

investe le labbra, tende un legame
sincero, bilanciato dal vento

**

una distanza di luce
sale dal tronco degli alberi

l’evidenza del fiore selvatico
ha una radice antica,
la forza del suo seme
sulla cima, dove inizia il colore

la terra ne è felice
l’odore, una patria

i mattini sotto le palpebre
maturano un inno, come di gloria

**

ogni nome è un succo
portato alla bocca spalancata

il tempo è chiaro

tutto si unifica nell’origine
nella fecondazione,
avvicina la pienezza
da qui,
nello germinare continuo,
il soma di un mondo infinito,
guidato dal dominio
del canto

**

lei era intimamente presente,
prima ancora
che le albe la dischiudessero

portata amorevolmente al seno
conquista silenziosi
uccelli,  avvicinata
la dignità dei campi arati
benevola permane

in lode, canta

Da La necessità, 2014

___________

Luigia Sorrentino è nata a Napoli e lavora alla RAI. Giornalista professionista, ha collaborato per le pagine culturali di diversi quotidiani. Ha ideato e condotto programmi culturali per la Radio e la Televisione Italiana, con interviste a scrittori, poeti, narratori e artisti di fama internazionale, fra i quali i premi Nobel Derek Walcott, Seamus Heaney, Orhan Pamuk, il Premio Pulitzer Mark Strand, e il grande poeta francese Yves Bonnefoy. Dirige dal 2007 il primo blog della RAI dedicato alla Poesia.

Opere di poesia. C’è un padre (Manni, 2003), raccolta comprendente opere giovanili, La cattedrale (Il ragazzo innocuo, 2008), L’asse del cuore («Almanacco dello specchio» Mondadori, 2008), La nascita, solo la nascita (Manni, 2009), Olimpia (Interlinea, 2013-2019), La necessità in: Quadernario di Poesia a cura di M. Cucchi, (LietoColle, 2015); Olimpia, (Recours au Poème Editeur, 2015), Traduzione di Angèle Paoli; Inizio e Fine, (I Quaderni della Collana Stampa2009, 2016); Figure de l’eau/Figura d’acqua, con acquerelli e inchiostri di Caroline François-Rubino, Traduzione di Angèle Paoli (Al Manar, 2017); Début et Fin, con inchiostri di Catherine Bölle, Traduzione di Joëlle Gardes (Al Manar, 2018), Olympia con disegni di Giulia Napoleone,Traduzione di Angèle Paoli, (Al Manar, 2019).

Opere teatrali. Olimpia, tragedia del passaggio, (A.C.M., 2020) è andata in scena il 16 luglio 2020 al Napoli Teatro Festival Italia diretto da Ruggero Cappuccio.

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