nascosto nella tana dorme il bosco
le mani non sostengono più niente
piccole ossa, radici pietrose
di alberi accresciuti
dal seme oltre misura
l’eterno, la cosa compiuta
nella parola, appare in un coro
**
totale il sentiero della terra
la piccola forma della luce
è una fiamma,
innerva il collo
nel ritmo del torace
così dispiegata nel vento,
nello stesso petto discende
aderendo, siamo succo denso,
qualsiasi cosa, aperta e vuota
mostrata senza palmo
la sua essenza liberata
con la stessa devozione
del tradimento, di tutte le parole
si consuma l’intero universo
**
la massa del fiore
corolla di inesauribile accoglimento
urta il vento
incalcolabile il pianto, dai nudi
occhi scivola,
non è più sua
la piccola vita, si mette via
interrogata trema
fra i tronchi degli alberi
canta, così canta
tutta la notte adagiata
**
nessuna mano può sfiorarla
da sé disciolta
alle spalle, senza colori
dirada,
dall’ovale del volto
si separa
contiene soltanto
se stessa, mai del tutto
perduta, quasi da lontano
**
sola la notte del pianto
chiama quell’odore
quando la voce irrompe
portata dal petto, consola
custodendola in lei
la sua durata è un suono
calmo, si riversa luminoso
nella culla
fra le braccia
la parola chiede – cullami –
**
cigola la vela
cullata e schietta,
riversa un tempo riconciliato
il nome chiamato
esausto si getta su di lei
un uscio di pane riaffiora
toglie fame d’affetto
nell’ondeggiare
le labbra intonarono
un’altra canzonetta
**
è un nido,
un angolo fra gli alberi
l’infanzia
nel volto dei rami
la forma che appare
si raddoppia,
nel ritmo del divenire
nell’inguine la ferita
sta in ascolto, non è ancora,
non è nulla
**
scende
da altezze di uccelli
nomina conforto ai piedi del monte
nessun passo risuona
solo il canto dei primi nati
fa accadere una cosa felice
investe le labbra, tende un legame
sincero, bilanciato dal vento
**
una distanza di luce
sale dal tronco degli alberi
l’evidenza del fiore selvatico
ha una radice antica,
la forza del suo seme
sulla cima, dove inizia il colore
la terra ne è felice
l’odore, una patria
i mattini sotto le palpebre
maturano un inno, come di gloria
**
ogni nome è un succo
portato alla bocca spalancata
il tempo è chiaro
tutto si unifica nell’origine
nella fecondazione,
avvicina la pienezza
da qui,
nello germinare continuo,
il soma di un mondo infinito,
guidato dal dominio
del canto
**
lei era intimamente presente,
prima ancora
che le albe la dischiudessero
portata amorevolmente al seno
conquista silenziosi
uccelli, avvicinata
la dignità dei campi arati
benevola permane
in lode, canta
Da La necessità, 2014
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Luigia Sorrentino è nata a Napoli e lavora alla RAI. Giornalista professionista, ha collaborato per le pagine culturali di diversi quotidiani. Ha ideato e condotto programmi culturali per la Radio e la Televisione Italiana, con interviste a scrittori, poeti, narratori e artisti di fama internazionale, fra i quali i premi Nobel Derek Walcott, Seamus Heaney, Orhan Pamuk, il Premio Pulitzer Mark Strand, e il grande poeta francese Yves Bonnefoy. Dirige dal 2007 il primo blog della RAI dedicato alla Poesia.
Opere di poesia. C’è un padre (Manni, 2003), raccolta comprendente opere giovanili, La cattedrale (Il ragazzo innocuo, 2008), L’asse del cuore («Almanacco dello specchio» Mondadori, 2008), La nascita, solo la nascita (Manni, 2009), Olimpia (Interlinea, 2013-2019), La necessità in: Quadernario di Poesia a cura di M. Cucchi, (LietoColle, 2015); Olimpia, (Recours au Poème Editeur, 2015), Traduzione di Angèle Paoli; Inizio e Fine, (I Quaderni della Collana Stampa2009, 2016); Figure de l’eau/Figura d’acqua, con acquerelli e inchiostri di Caroline François-Rubino, Traduzione di Angèle Paoli (Al Manar, 2017); Début et Fin, con inchiostri di Catherine Bölle, Traduzione di Joëlle Gardes (Al Manar, 2018), Olympia con disegni di Giulia Napoleone,Traduzione di Angèle Paoli, (Al Manar, 2019).
Opere teatrali. Olimpia, tragedia del passaggio, (A.C.M., 2020) è andata in scena il 16 luglio 2020 al Napoli Teatro Festival Italia diretto da Ruggero Cappuccio.