Si conclude oggi, domenica 28 marzo, la maratona di poesia della Giornata mondiale della poesia 2021. Oggi leggiamo le poesie di Sabrina Amadori, Massimo Costantini, Alessandra Leone, Ketty Martino, Nino Morena, Anita Piscazzi, Luca Pizzotto, Andrea Trotta, Michela Zanarella, fra le centinaia che ci sono arrivate all’indirizzo email del blog di poesia da me rivolto su Instagram in un video. Le poesie scelte invitano a riflettere, o si pongono come una riflessione, sul potere del linguaggio e sulla capacità creativa della persona. Grazie per aver inviato tante poesie!
(Luigia Sorrentino)
Questo inverno
è un lungo spazio bianco
la pioggia gonfia la terra
il silenzio degli alberi
che insegna a invecchiare.
da “Vuoto frontale”, Capire Edizioni, 2020.
Sabrina Amadori (Milano, 1992) si è laureata in Filologia moderna all’Università degli studi di Pavia. Insegna nella scuola secondaria di I grado. Ha pubblicato le raccolte di poesie “Vuoto frontale” (Capire Edizioni, 2020) e “Frammenti d’aria e grafite” (Ass. Culturale Il Foglio, 2015).
Un addio
I binari sono rivolti a ovest;
uomini e titani in caotica sequenza,
sputati nell’oltre randomizzato.
Radici trapiantate, a volte capita,
verso l’ultimo traguardo.
C’è un brusio scomposto
di ferro e tirannia del movimento.
Spazio, tempo, olio e acqua
in questa eterna, impossibile fusione.
Ecco, copio solo cuori che indagano
dentro consumate rassegnazioni
o su speranze dolorosamente inquinate.
La frustata di un sibilo,
tra i lamenti del ferro.
Il rimmel che fugge nelle tue lacrime.
È questo l’attimo che squassa e lacera.
L’anima ora smarrita e imbelle
si piega stroncata nell’addio.
Ma per favore, non prestate orecchio
ai miei lamenti laici.
Massimo Costantini, nato a Venezia, professionista, sposato, un figlio.
Iniziato al piacere della scrittura, in particolare alla Poesia, da mia madre, già in età prescolare, continuo tuttora a praticarne le strade anche come autore.
Segnalato dalla giuria al “XXII Premio Laurentum per la Poesia”
Sono stato pubblicato in varie raccolte e antologie.
Partecipo al “Gruppo di Poesia Comunità di Mestre”
Tu che arrivi nella mia Sicilia, terra
di limoni, arance e mandarini,
terra di sole, storia e polveri sottili.
Guardami. Parlami!
Chi sei tu, uomo senza nome arrivato con un barcone?
Senti difesa la tua identità, tu in cerca solo di libertà?
Senti davvero rispettata la tua dignità in questa nostra società?
Bimbi senza madri,
madri senza mariti,
padri senza terra.
Persone in cerca di una singola occasione.
Abbiamo forse dimenticato gli insegnamenti degli antichi,
quando l’accoglienza corrispondeva a magnificenza?
Il passato dei Padri non avrebbe dovuto insegnarci virtù, princìpi, valori e vastità di opinioni?
Ben venga l’innovazione, ma non dimenticando la tradizione.
Intanto la Madre Terra borbotta,
l’Etna si risveglia,
la natura si ribella.
Homo homini lupus?
È questo il mondo che vogliamo?
Questo che davvero desideriamo?
Alessandra Leone, laureata in Filologia classica all’Università degli Studi di Catania, è docentenella scuola secondaria di primo grado. Lavora da 15 anni nell’editoria e nel giornalismo, collaborando con riviste e quotidiani, facendo il correttore di bozze e l’organizzatrice di eventi.
Ha partecipato a un Master organizzato dalla FISC (Federazione Italiana Settimanali Cattolici) e ha scritto diversi racconti, tra cui “Vita da gatto randagio”, inserito nell’antologia “Animali noir”.
le cose per strada hanno
un odore di collina e muschio
stanno tra la gente che guarda altrove
in cerca di bellezza
alla fine dell’inverno
la gente si commuove
per un niente
immagina un tramonto
si ritrae e
vive solo con gli occhi.
Ketty Martino è nata a Napoli. Ha pubblicato le raccolte poetiche I poeti hanno unghie luride (Boopen Led, 2010) e Del distacco e altre impermanenze (La Vita Felice, 2014), con la quale ha vinto la II Edizione del “Premio Nazionale di Poesia Città di Conza della Campania” (2016), Il ramo più preciso del tempo, (Oèdipus, 2018). Alcuni suoi testi sono stati tradotti in spagnolo e inglese.
Non dirmi
Non dirmi che scriverti
diviene poesia senza titolo
o viola del pensiero priva di essenza
sai la parola è quella che più di ogni cosa
ci rimane, e nulla può smembrare la sua postilla.
Nino Morena è nato in Calabria, ma vive e lavora a Torino.
Quell’incanto che presto
muta nell’ora protetta.
Camminiamo sull’ultima stagione che resta.
Se tutto sarà l’inganno del fare,
dove vanno le voci dei morti
che ogni notte si addormentano con me?
Anita Piscazzi, poeta, pianista e ricercatrice. Si occupa di studi etnomusicologici e didattico-musicali. Ha pubblicato: Amal (Palomar,2007), Maremàje (Campanotto,2012), Alba che non so (CartaCanta,2018), Ferma l’Ali, cd poetico-musicale (desuonatori, 2020). Tradotta in diverse lingue, è in “Ossigeno Nascente” (Atlante dei poeti contemporanei italiani-Università di Bologna-), in “PoetrySoundLibrary” di Londra, in “Voices of Italian Poets” dell’Università di Torino, in antologie italiane ed estere. Ha collaborato ai progetti poetico-musicali : “Alda e il soldato rock” con Eugenio Finardi e Cosimo Damiano Damato; “Ferma l’Ali” con Michel Godard e al progetto teatrale: “Miss Kilimangiaro” in Kenya per “Avis for Children” con Lidia Pentassuglia. Collabora con alcune riviste culturali.
Oltre le spine e i nostri cuori
tagliati nell’abisso,
una meraviglia appena intravista,
nel giorno che lascia
la polvere alle mani.
Nell’alba non giunge
la quiete sperata,
né il tempo accoglie il tuo corpo
perduto nell’esilio senza posa
di un mattino.
Luca Pizzolitto nasce a Torino il 12 febbraio 1980, città dove attualmente vive e lavora come educatore professionale. I suoi ultimi libri pubblicati sono: L’allontanarsi delle cose (Ladolfi), Il silenzio necessario (Transeuropa), Dove non sono mai stato (Campanotto), Il tempo fertile della solitudine (Campanotto), Tornando a casa (Puntoacapo), La ragione della polvere (PeQuod, Rive).
Nominare tutte le cose
anche le più dolorose
luce
e chiamare nettare la vita
a ogni respiro.
Se fossimo capaci di capire
che il bene non è la parte minima
dell’amore
ma è una forza antica che proviene
dalle arterie del cielo
ci riempiremo gli occhi di sole
come regola di sopravvivenza
e non ci spaventeremo della notte
o della polvere che insegna alla terra
l’estensione delle nuvole.
Michela Zanarella è nata a Cittadella (PD) nel 1980. Dal 2007 vive e lavora a Roma. Ha pubblicato tredici libri. Negli Stati Uniti è uscita in edizione inglese la raccolta tradotta da Leanne Hoppe “Meditations in the Feminine”, edita da Bordighera Press (2018). Giornalista, autrice di libri di narrativa e testi per il teatro, è redattrice di Periodico italiano Magazine e Laici.it. Le sue poesie sono state tradotte in inglese, francese, arabo, spagnolo, rumeno, serbo, greco, portoghese, hindi e giapponese. E’ tra gli otto co-autori del romanzo di Federico Moccia “La ragazza di Roma Nord” edito da SEM.
17 ottobre 1961
Le parole di mio padre
furono:
la vita è un viaggio.
Me lo disse cento volte
ma a tutt’oggi io
gli credo poco,
anche se per taluni
rimane una verità:
accalcati
stessa direzione
stesse immagini
sentimento forte di libertà
pagato caro a tutte le stazioni, però.
E si paga.
Mio padre disse
Il proprietario dei viaggi
ha un esercito di controllori
che difendono la sua proprietà
e quelli
se vogliono
ti fanno scendere o pagare il doppio,
preparati.
Mi è sempre dispiaciuto per gli schiavi
dissi io allontanandomi.
Gli occhi di mia madre
sono sempre stati puliti
e la sua voce
l’ho vista perfetta
quando mi disse:
la vita è un fiore.
Le ho creduto subito
senza ripetermelo
a tutt’oggi io
me la tengo come verità:
insieme
stesso prato
petali diversi
ampiezza degli attimi abbracciati al tutto.
Respirare
e gli occhi di mia madre.
Mi disse pure
che molti non lo sapevano
e che pagavano per viaggi organizzati
a farli appassire.
Mi parlò di erbacce travestite
da controllori infestanti
che ovunque nel mondo
in eguale violenza
ti chiedono il loro biglietto
a schiaffi
sopratutto se non accetti
il loro di viaggio.
Preparati,
quelli proveranno a strapparti
e gettarti nel fiume.
Guarda tutti come guardi me
disse per ultimo.
Mia madre è un fiore
non devo sapere nient’altro.
[n.d.r. Il testo di Andrea Trotta, mi segnala lui stesso, fa riferimento a una data storica: il 17 ottobre 1961 quando oltre un centinaio di algerini che manifestavano pacificamente a Parigi furono uccisi dalla polizia. Lo Stato Francese non ha ancora ammesso le sue responsabilità su quegli eccidi]
Mi chiamo Andrea Trotta, sono nato a Termoli e dal 2009 sono espatriato. Ho vissuto a Marseille per più di sei anni e da oltre cinque sono a Berlino. Parlo 4 lingue ma scrivo solo in Italiano. Ho autopubblicato 4 libri di poesie sotto lo pseudonimo di Delamarne. Sono stato pittore per diversi anni, esponendo in Italia, Francia, Inghilterra e in Germania. Nel 2013 partecipai ad un progetto della Biennale di Venezia, esponendo 2 quadri. Sono attualmente maestro d’arte in un asilo multiculturale a Berlino.
Bellissima iniziativa .. emoziona vedere scorrere nei versi le ansie inquiete di questo nostro tempo che come in ogni tempo segnano il nostro passare si questa terra ..ma i versi lasciano una scia che di fa filo di memoria che unisce il tempo e la nostra Storia . Graxie
Grazie Rosa, grazie per aver seguito…