“Italia in opera, La nostra identità attraverso le arti visive” è un libro di
Bartolomeo Pietromarchi uscito con Bollati Boringhieri Edizione nella Collana «Nuova Cultura – Introduzioni» nel 2011 (€16,00). Nel libro Pietromarchi racconta gli ultimi cinquant’anni di storia italiana nello specchio che meglio ci raffigura, quello dell’arte contemporanea.
Il libro
Non esiste paese al mondo che abbia stimolato l’arte al pari del nostro. In un duplice senso: entro nessun territorio nazionale è stata prodotta così tanta arte, e con una simile eccellenza, e nessun paese è stata ritratto nelle arti con analoga, inesausta continuità. Svariate le ragioni di questa permanenza tematica dell’Italia nel fare artistico, da un’identità ibridata e incerta alle anomalie di una modernità mai consumata sino in fondo, dagli incanti di una natura pur ferita da ogni genere di oltraggio alle evidenza antropologiche di un’umanità che ancora lascia affiorare sedimenti antichi. È dunque l’intensità irrisolta a offrire un laboratorio perfetto. In occasione del centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia, Bartolomeo Pietromarchi legge la nostra storia dagli anni sessanta a oggi nel precipitato di singole opere, quasi fossero disposte lungo le sale di una mostra ideale. Sono installazioni, performance, fotografie, collage, fotogrammi di video e di film, manifesti che parlano di noi – di paesaggi e di coscienza civile, di politica e di rovine – più eloquentemente di uno studio accademico. Un’eloquenza che l’abilità critica di Pietromarchi esalta ancor più, additando gli intrecci con il cinema, la letteratura, la saggistica. In queste sale immaginarie troviamo i grandi artisti del dopoguerra, Pistoletto e Mauri, Schifano e Burri, Beuys e Cattelan, Warhol e Merz, Boetti, ma possiamo incontrare anche le ultime generazioni italiane e straniere, come il kosovaro Xhafa, che vestito da calciatore aspetta di iniziare con qualcuno il gioco dell’integrazione.
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Bartolomeo Pietromarchi è critico d’arte. Attualmente è direttore del Macro, il Museo d’Arte Contemporanea di Roma. Tra il 2002 e il 2007 ha diretto la Fondazione Adirano Olivetti. ha collabora con il MAXXI di Roma, per cui cura il Premio Italia Arte Contemporanea. Autore di documentari sul mondo dell’arte e curatore del programma televisivo Factory per Sky Cult, collabora a numerose riviste, tra cui «Reset» e «Flash Art». Tra i suoi saggi: Mario Merz. Igloo (2001). Ha curato Il luogo (non) comune. Arte, spazio pubblico ed estetica urbana in Europa (2005), Immaginario nucleare. Armin Linke (2008) e, con altri, Creazione contemporanea. Arte, società e territorio tra pubblico e privato (2004) e Osservatorio nomade. Immaginare Corviale (2006).