Emilia Bersabea Cirillo, “Una terra spaccata”

Altre scritture: Emilia Bersabea Cirillo
a cura di Luigia Sorrentino

Emilia bersabea Cirillo: “La scrittura è raccontare un mondo, di cui sono l’unica a saperne narrare, perché ne sono l’unica solitaria abitatrice. Di questo mondo non conosco davvero bene tutto, a volte vado a tentoni, a volte so perfettamente dove posso trovare le cose che cerco, so quello che mi aspetta e anche dove potrò arrivare. La scrittura non è solo invenzione, è disciplina, è stare a cercare una parola che significhi, un aggettivo che dia il senso della frase, è attendere, nel senso di prendersi cura delle parole, delle pagine come se fossero campi coltivati, come se fosse una pezza da ricamare, un tombolo da tessere.Tutto si deve tenere, fili, storie, colori, tutto deve stare in armonia e proporzione con quanto si costruisce intorno.
Una fatica, davvero, ore e ore, andate e ritorni, di cui perdo il conto. Ma cosa mi tiene legata a tutto questo? E’ il piacere, anche questo solitario, di trovare corpi di parole alle mie visioni, ai personaggi che circolano nella mia mente, alle cose viste, dimenticate, vissute e ritrovate, il piacere di metterle insieme, di mescolare, di aprire e chiudere la scatola dei giochi.
Ma forse la parola giusta è passione. Passione per le parole. La scrittura è una passione, una compagna preziosa, una misura impietosa di me.”

Intervista a Emilia Bersabea Cirillo
di Luigia Sorrentino
21 agosto 2011

“Una terra spaccata”, è il titolo del suo ultimo romanzo. Perché “Una terra spaccata, divisa in due?” Partiamo da qui, da questo segno doloroso del titolo. Un romanzo che racconta una storia di sentimenti ma che denuncia anche l’inadeguatezza della classe politica dirigente che sta diventando una vera minaccia anche per la sua terra d’origine, l’Irpinia. Una terra spaccata dal desiderio di progresso, di industria, di nuovo e dal desiderio di restare come è, ancora di una bellezza arcaica, con paesaggi di montagne, boschi e sorgenti da levare il fiato.
“Una terra spaccata è il tentativo anche di riflettere sulla necessità della bellezza come costante morale nell’esistenza degli individui. La bellezza è sotto i nostri occhi, in Irpinia, e dobbiamo imparare a farla diventare un valore.E’ nella cura dei paesaggi e delle risorse naturalistiche che si gioca il suo possibile sviluppo, anziché nella costruzione delle discariche, che la Regione Campania ogni tanto prova a voler costruire nella nostra zona. Ovviamente la sollevazione popolare è enorme, gli Irpini lottano per la loro terra, questo va detto a loro onore. E’ un dato: il terremoto non ha portato sviluppo in Irpinia. Sono state realizzate molte infrastrutture, soprattutto strade a scorrimento veloce. Le industrie, notizie della stampa nazionale, quali l’Iribus e la FMA, gruppo Fiat, minacciano di chiudere. Allo spreco di territorio si unisce un danno enorme: la disoccupazione. I giovani, i nostri figli hanno poca possibilità di trovare lavoro in Irpinia. Resteremo in pochi? Chi abiterà i paesi? Chi li difenderà dalle scelte scellerate? Sembra che si sia rotta un equilibrio: i paesi e la gente nei paesi, i paesi e la vita della gente nei paesi.”

In questo libro lei si muove su tematiche scottanti e di grande attualità. Non è un caso che la protagonista, Gregoriana, geologa, si ritrovi a difendere la sua terra, dalla localizzazione di una discarica in un’area naturalistica a Pero Spaccone (Avellino) che avrebbe conseguenze disastrose sull’ecosistema. Ci parli di Gregoriana. Chi è questa donna che ha la forza di opporsi all’indifferenza e all’insensatezza?
“Gregoriana arriva a Napoli e poi in Irpinia da tecnica. E se ne va da donna. E’ questa la trasformazione del personaggio. Arriva col suo bagaglio di conoscenze e di dolori personali. Deve appurare se il terreno di Pero Spaccone è idoneo ad impiantare la discarica di rifiuti tossici. Diciamo che è tutto già stato fatto, lei deve dire sì, firmare una relazione già redatta da altri, intascare i soldi e andare via.Ma qualcosa si ribella in lei: sopraffatta dalla bellezza del luogo, dal vento, dalle parole degli abitanti, dal senso di dignità reale che li pervade, non riesce più a fare quello che le è stato chiesto. Si interroga, si fa domande. Ha una crisi morale, diremmo in breve. Aiutata in questo da un uomo, Filippo Ghirelli, che la aiuta a scoprire il vero volto delle cose, che l’aiuta a capire come la bellezza sia valore etico.”

Gregoriana esprime la sua protesta chiedendosi che senso ha – che senso potrebbe avere – raccogliere i rifiuti a Napoli e portarli a soli 150 chilometri di distanza. Filippo, invece, l’altro personaggio importante del libro, (vive in una condizione di apparente assenza, chiuso nel suo mondo segreto. E’ un fine conoscitore di Proust, di Rilke e della Achmatova) si trasformerà in ‘un eroe per caso’ dopo aver conosciuto la sua terra che nel libro lei definisce ‘una bellezza morente’, perché vista un attimo prima della fine.
Che cosa rappresenta nel suo immaginario questo personaggio? Perché proprio lui diviene il testimone e l’eroe della storia?
“Filippo è un uomo che cerca un destino. Non so se è un eroe, è solo un uomo che ha in fondo una grande paura della vita e desidera vivere nascosto. Ha ceduto il suo albergo ad una società per non avere responsabilità della sua gestione. Per lui il passato è più rassicurante del futuro, un po’ Finzi Contini, in questo, “il pio, caro, dolce passato”, scrive Bassani. Ha cercato consolazione alla sua vita nelle letture, nella musica, nell’amore per la madre, nobile russa venuta a vivere a Napoli. E’ un personaggio che ho molto amato, con tutte le sue ombre, la paura dell’abbandono, l’incertezza della sua identità sessuale… Gregoriana, che è a sua volta alla ricerca di se stessa, se ne innamora, perché Filippo rappresenta una parte di sé, quella Gregoriana bambina, ancora tutta in divenire, che vuole trovare ragioni profonde, fondative, alla sua vita. Per entrambi, il Formicoso rappresenta un luogo salvifico, un approdo, vento, pale eoliche, terra grassa, sorgenti, montagne, cascine desuete. E’ la bellezza che diventa verità, che diventa riscatto. Ho pensato a “Un bel morir tutta la vita onora” mentre scrivevo la sua fine. Ma poi va per caso, Filippo, sul Formicoso o va apposta? Chissà, il lettore se ne farà un’idea.”

Per Gregoriana l’incontro con Filippo è l’inizio di un doppio cammino destinato a portarla da una parte a sconvolgere i propri riferimenti affettivi, dall’altra a scoprire un mondo fino a quel momento sconosciuto. Una realtà in cui si scontrano persone che vogliono difendere le proprie radici, la terra coltivata dai loro avi, e persone senza scrupoli mosse solo da interessi economici. Da dove deve ripartire, secondo lei, ‘il cambiamento’? E’ ancora possibile parlare di ‘cambiamento?’
“Si cambia quando non si è contenti di sé. Quando nel fondo le cose che ci circondano non ci appagano. O quando ci aggrappiamo a esse perché non abbiamo altro. Gregoriana sa di vivere, come tante donne che hanno fatto del lavoro e del successo professionale lo scopo della loro vita, in una dimensione che non la soddisfa. Ha una relazione con un uomo sposato che non ha futuro, la madre, che le ha dato poco amore e un’educazione rigidissima, è ormai affetta dall’Alzheimer. Le resta Giuseppina, la sua tata, il suo vero “ritorno a casa”. Il Formicoso, le donne che vanno a parlare con lei, le aprono un mondo, le fanno intravedere una prospettiva di vita diversa, amare le cose, nel luogo in cui sono, non altro da sé, ma in sé. Ecco, lei comincia a chiedersi dove sta, se per aria, se per terra, si domanda dove deve fondarsi, e come. Questo è il suo cambiamento.”

Recentemente si è tornato a parlare della discarica del Formicoso, nel Comune di Andretta. La situazione a che punto è? Verrà costruita? Non verrà costruita? E perché pensare di costruire una discarica in una terra in cui ancora è possibile vedere paesaggi di paesi ancorati alle montagne e alberi come il corbezzolo, il sambuco, la robinia, il gelso bianco, il pruno, meli e peri spontanei ?
“Si teme, ogni giorno, che l’insensatezza politica e anche tecnica possa avere la meglio sulla ragione. L’Irpinia sconta il fatto di essere vicina a Napoli, città che amo moltissimo, ma che come lei sa ha iniziato da qualche giorno a fare la raccolta differenziata. I rifiuti di Napoli non li vuole nessuno, proprio perché indifferenziati. E l’Irpinia è una terra, soprattutto nell’interno, dove c’è una densità abitativa bassa. Quale luogo migliore per sversare rifiuti, e incrementare il grande affare dei rifiuti? Movimenti di terra, noli a caldo e freddo, trasporti, ecc. ecc. Essere lontani 150 chilometri è un vantaggio, in questa logica, perché aumentare i costi di trasporto, significa aumentare tutto e far guadagnare le società e i consorzi dei rifiuti. Spero che la discarica del Formicoso, come anche altre, non vengano costruite. E’ uno sfregio al territorio, al nostro sviluppo, al nostro futuro.”

Bibliografia
Emilia Bersabea Cirillo, architetto, vive e lavora ad Avellino. Sue prose sono apparse sul “Semplice” n.3 (Feltrinelli 1996), nell’Antologia “Racconti di fine millennio” (Rimini 2000), “Gli esiliati” Avagliano editore 2002, su A.D.,gennaio 2003, “Le parole dei luoghi” Avagliano 2007.
Ha pubblicato la raccolta di racconti “Fragole” (Napoli 1996), “Il Pane e l’argilla. Viaggio in Irpinia” (Napoli 1999) e, “Fuori Misura” (Diabasis Reggio Emilia 2001), giunto finalista al Premio Chiara 2002,
Con il racconto “Il sapore dei corpi”, si è aggiudicata il Premio Arturo Loria 1999 per il miglior racconto inedito.
Con il racconto “Il violino di Sena”, ha vinto il premio internazionale di narrativa “Lo Stellato 2002”. Un suo racconto, “Angels”, è stato inserito nell’antologia: “After the War. A Collection of Short Fiction by Post-War Italian Women”, Italica Press . N.Y. 2004.
Il suo romanzo “L’ordine dell’addio” (Diabasis, Reggio Emilia 2005) è stato finalisto al premio Domenico Rea 2005.
E’ presente nelle antologie di racconti M’AMA?(Il Poligrafo edizioni Padova 2008) e “Le frane ferme” (Edizioni Mephite 2010).
Il romanzo “Una terra spaccata” è uscito nell’aprile 2010 presso L’Edizioni San Paolo e ha vinto il Premio Maiella 2010 e il Premio Prata 2010.

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