Una poesia erotica di Federico II di Hohenzollern, detto Federico il Grande (1712-1786) è stata ritrovata nell’Archivio di Stato Prussiano di Berlino. La scoperta è stata annunciata dal settimanale tedesco “Die Zeit”, precisando che il testo originale è stato identificato tra le lettere autografe del re, dove giaceva da oltre due secoli.
Scritta in versi alessandrini in lingua francese – come tutte le lettere e le opere del re di Prussia che per tutta la vita padroneggiò la lingua di Voltaire meglio di quella materna – “la Jouissance” è stata scritta poche settimane dopo l’ascesa al trono di Federico. La poesia, infatti, porta la data del 20 luglio 1740. Venne immediatamente spedita a Voltaire – con il quale il re ebbe una fitta corrispondenza -per chiedergli una valutazione dei suoi versi. Il re di Prussia scrive all’autore di “Candide” : l’argomento della poesia è “il piacere.”
“Lo spunto me l’ha dato Algarotti, secondo il quale noi abitanti del nord non saremmo in grado di provare sensazioni altrettanto forti dei nostri vicini sul lago di Garda”. “Io l’ho provato (il piacere, ndr)”, prosegue la lettera del re a Voltaire, “e l’ho descritto come ho potuto, per mostrare che anche noi, a dispetto della nostra costituzione, siamo capaci di provare sentimenti. Mi faccia sapere se la mia descrizione è riuscita o no, ma si ricordi che esistono momenti così difficili da descrivere, come il sole nel suo splendore”.
La poesia è spuntata fuori adesso. Era ignota agli storici, ma una copia contenuta nel lascito di Algarotti, era stata inviata a Berlino nel 1984 da un non meglio identificato “Cavaliere Guggenheim di Venezia”, che ne aveva fatto dono al Kaiser Guglielmo II, il quale, per il suo contenuto scabroso, aveva immediatamente provveduto a farla sparire nell’archivio di Stato prussiano. Quando nel 1912 si festeggiò il bicentenario
della nascita del “vecchio Fritz”, con la pubblicazione delle sue opere in 10 volumi, la poesia venne “dimenticata” per motivi di pruderie.
La poesia porta come dedica “Da Koenigsberg al signor Algarotti, il cigno di Padova”, inizia descrivendo proprio un’infuocata notte d’amore del poeta italiano, che fino al giorno della sua morte nel 1764 godé della protezione del re di Prussia di cui era coetaneo, essendo nato a Venezia nel 1712. Inizia con questi versi: “Questa notte, trasportato dal suo potente desiderio, Algarotti ha nuotato nel mare del piacere. Un corpo il suo, più perfetto di come l’avrebbe formato Prassitele, ha acceso la nuova passione dei suoi sensi”.