Gary Shteyngart, Storia d’amore vera e supertriste

Gary Shteyngart, Storia d’amore vera e supertriste  Guanda (€ 18,00).

Quello che è considerato uno dei migliori scrittori americani under 40  (è nato nel 1972) nel suo ultimo libro crea un plot irresistibile: un futuro prossimo venturo nel quale l’America è in ginocchio in preda ad una crisi economica e sociale e irreversibile.

Unico business è l’eternità, ovvero l’offerta della estensione illimitata della vita. Tutta l’economia ruota attorno a questo affare che procaccia ricchezze colossali.

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Franco Arminio, Cartoline dai morti

Altre scritture a cura di Luigia Sorrentino

Mi era proprio sfuggito il libro di Franco Arminio ‘Cartoline dai morti’  pubblicato da Ginevra Bompiani nel 2010 nella collana gransasso nottetempo (euro 8,00).
Un libro che vale la pena leggere, per due ragioni fondamentali. La prima: per la brevità e la densità della scrittura; la seconda: perché è un libro che lontanamente rimanda – senza esagerazioni – a un’altra lettura, all’antologia di Spoon River dell’americano Edgar Lee Masters pubblicata tra il 1914 e il 1915 con ogni poesia scritta in forma di epitaffio.
La scrittura di Arminio si ‘stringe sulla pagina’, è un’altra scrittura – né poesia, né prosa – è una lingua che solo alcuni poeti riescono a raggiungere.
Franco Arminio dedica questi testi al padre “che non ha più bocca a quest’ora/ e non ha più dormito/ dal giorno della sua morte”.
(Luigia Sorrentino) Continua a leggere

Raffaele La Capria, “La nostalgia della bellezza”

Raffaele La Capria e Luigia Sorrentino al Premio Strega

Un’inedita raccolta di scritti di Raffaele La Capria esce per i tipi di Pagine d’Arte. Dello scrittore napoletano la casa editrice svizzera pubblica “La nostalgia della bellezza”, composta dall’omonimo singolo capitolo tratto dal libro ‘Lo stile dell’anatra’ (2001) e da estratti da “La mosca nella bottiglia. Elogio del senso comune” (2002). Un inedito accostamento tra la nostalgia della bellezza e la perdita di senso comune.

L’opera “La nostalgia della bellezza” verrà presentata domani al Salone del Libro di Torino.

“Quest’anno – afferma Matteo Bianchi, direttore editoriale di Pagine d’Arte – la partecipazione al Salone assume per noi un significato particolare perchè coincide con l’avvio delle nostre pubblicazioni in Italia. Torino è una vetrina importante, dalla quale aspettiamo la conferma di quanto percepito in questi primi mesi”. Continua a leggere

La Palestina ‘special guest’ al Salone di Torino

La Palestina è special guest al Salone del Libro di Torino che si inaugura il 12 maggio con la sua letteratura “come resistenza”. Così la definisce l’arabista Isabella Camera d’Afflitto, autrice dell’antologia ‘Cento anni di cultura palestinese’ (Carocci) che dal 2006 ha avuto diverse ristampe.

A Torino arrivano due tra i poeti palestinesi più significativi della vecchia e nuova generazione: il giovane Mourid Barghouti pubblicato in Italia da Ilisso Edizioni, e il più anziano Samih al-Qasim di cui da noi è uscito ‘Versi in Galilea’ (2006, Edizioni Q).

C’è anche la grande Suad Amiry che ha raccontato la vita sotto l’occupazione in Murad Murad (Feltrinelli) oltre a storici e sociologi come Ilan Pappe e Jamil Hilal e il segretario dell’Associazione scrittori Mohammad Ali Taha. Continua a leggere

Yves Bonnefoy, il poeta del sogno notturno

Yves Bonnefoy (ANSA)

Festivaletteratura di Mantova 2007

Sono stati due gli eventi che abbiamo seguito con Yves Bonnefoy a Mantova.

Il primo, Un sogno fatto a Mantova si è tenuto mercoledì 5 settembre alle 18:45, nel Cortile del Castello di San Giorgio. Yves Bonnefoy con Fabio Scotto.

“Una notte d’ottobre a Mantova, in una stanza poveramente illuminata di una piccola locanda, nell’attesa di visitare il giorno dopo la grande mostra del Mantegna. Un sogno. Un giorno di primavera o d’inizio estate, un giardino con alberi da frutto, ragazze che ridono. ‘Noi siamo le fate,’ dicono ‘questa è la casa dell’immortalità’ “.

Un racconto del poeta francese Yves Bonnefoy che dà il titolo a una raccolta di appunti di viaggio, meditazioni artistiche, stravaganze. Un sogno che ritorna a Mantova, in forma di reading.

Il secondo incontro con il poeta francese, La chiarezza dell’oscuro si è tenuto giovedì 6 settembre alle 10:15 al Teatro Bibiena.

Yves Bonnefoy, ritenuto il maggiore poeta francese vivente e uno dei più grandi autori del ‘900, ha proposto una riflessione e una lettura poetica bilingue che ha saputo attraversare le varie stagioni letterarie del secolo senza mai perdere di vista il nesso inscindibile tra poesia ed esperienza, aperta ad altri saperi e devota al paesaggio, con una particolare predilezione per l’arte e i luoghi italici. Con Yves Bonnefoy è intervenuto Fabio Scotto, curatore e traduttore,  del recente  Le assi curve pubblicato da Mondadori dal quale ha letto il poeta. Bellissima la poesia che legge da “La casa natale”.

L’intervista a Yves Bonnefoy è di Luigia Sorrentino


Nota a margine

Una delle domande che posi a Yves Bonnefoy e che non riuscii a inserire nell’intervista televisiva, ma che secondo me merita la nostra attenzione, è quando gli chiesti di Paul Celan, che lui aveva conosciuto frequentato e conosciuto. Bonnefoy mi rispose così:

“L’esperienza personale di Paul Celan è diversa dalla mia. Lui è una vittima, io no. Celan utilizzava per scrivere la lingua tedesca, ma con questa lingua aveva un rapporto conflittuale. Alla lingua tedesca cercava di restituire la generosità, la verità antica. Io invece sono in pace con la mia lingua, non ho vissuto la sua esperienza drammatica, però gli sono stato molto vicino”.

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Orhan Pamuk, “Istanbul”

Orhan Pamuk

Un altro Orhan

di Luigia Sorrentino

Chiunque legga Orhan Pamuk  capirà che tutta la sua opera è attraversata dal tema dell’identità nella continua esplorazione del conflitto tra islamismo e occidentalismo.

Pamuk,  scrittore di fama internazionale, nato a Istanbul il 7 giugno del 1952, candidato al Premio Nobel per la Letteratura – ha al suo attivo sette romanzi –   ha rischiato di finire in carcere per “manifesta offesa alla turchità”,  quando ha riconosciuto la Turchia colpevole dello sterminio di un milione di armeni e 30 mila curdi  in Anatolia ad inizio del XX secolo.

Incontrare Pamuk in una città come  Napoli, in occasione della 52esima edizione del Premio Napoli,   è stato, per me,  fortemente simbolico.

Napoli e  Istanbul, sono infatti collegate da un comune strato di cultura e di tradizione. Sono state entrambe città-regno, sono, ancora oggi, città costantemente  rivolte verso l’Europa alla ricerca di una identità libera dalla tristezza, dalla miseria, dalla decadenza.

Napoli e Istanbul conservano un’identità comune che mira a raggiungere anche la qualità, il successo, dell’Occidente. Ma ci sono, nel mondo, molte città che somigliano a Istanbul. Tutte quelle che condividono con Istanbul la malinconia, il disordine, la precarietà, il crollo, da sconfitta o da povertà.

“Vi dirò chi sono”, scrive Pamuk in Istanbul.

E racconta che una volta disegnava, studiava architettura e sognava di diventare pittore. Poi, non si sa perché, decise di diventare scrittore e di vivere la sua seconda esistenza.

(VIDEO INTERVISTA INSERIRE QUI)

 

Intervista a Orhan Pamuk
di Luigia Sorrentino
Napoli, 14 settembre 2006

 

Pamuk, lei a vent’anni ha capito che sarebbe diventato uno scrittore.  In quegli anni studiava architettura e sognava di affermarsi come  pittore.  Che cosa le fece cambiare direzione?

Tra l’età di sette e ventidue anni ho sempre sognato di fare il pittore. Poi a ventidue anni qualcosa è scattato nel mio cervello e ho deciso di smettere di dipingere ho iniziato a scrivere romanzi. Pian piano mi sono affermato, prima a livello nazionale come scrittore, poi a livello internazionale e da allora tutti hanno iniziato a chiedermi perché ho smesso di dipingere. In realtà non c’è una risposta singola, un’unica risposta a questa domanda. Nel tempo, man mano che la domanda mi veniva posta, ho sviluppato tante risposte. In effetti mi è stata fatta così tante volte questa domanda che alla fine ho deciso di scrivere un libro per rispondere, e questo libro è Istanbul. Non c’è un’unica riga, un’unica parola che lo spieghi, però il libro, nel suo complesso, è una risposta a questa domanda. Continua a leggere

Raffaele La Capria, Video Intervista

Raffaele La Capria in un frame dell’intervista

Nota di Luigia Sorrentino

 

Ho incontrato Raffaele La Capria in occasione dell’uscita del suo nuovo libro “L’estro quotidiano“, una raccolta di racconti autobiografici scritta nel 2003 e pubblicata con Mondadori nel 2005.

La cosa che mi ha colpito di questi racconti (cinquantatré) sono i riferimenti a eventi di politica estera avvenuti in questi ultimi anni : la guerra in Iraq, la cattura di Saddam Hussein, gli attentati di Nassirya, in Cecenia e in Ossezia.

Tutti i racconti mettono in evidenza l’avversione per lo scrittore per la violenza e la guerra… Un’opera nella quale l’autore si sofferma anche sulla morte di persone a lui care, come ad esempio i suoi genitori, ma anche amici.

L’uscita di questo libro è stata l’occasione per incontrare Raffaele La Capria nella sua casa di Roma e di aprire un dialogo sulla nostra epoca funestata da eventi tragici.

Per la prima volta ho realizzato l’intervista da sola, senza l’aiuto di un operatore televisivo e anche il montaggio l’ho fatto da sola. La qualità non è perfetta, anche perché spesso dovevo alzare la voce per farmi sentire da Raffaele che come si sa, non sente bene da un orecchio. Vi prego di scusarmi. Quello che mi premeva era rendere testimonianza attraverso la voce di Raffaele La Capria, uno dei maggiori scrittori italiani.

Spero di esserci riuscita.

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