Ernesto Sabato, morire a cent’anni

Lutto nel mondo della letteratura per la scomparsa dello scrittore argentino Ernesto Sabato, morto nella sua casa di Santos Lugares, nella provincia di Buenos Aires. Avrebbe compiuto 100 anni il prossimo 24 giugno. “Quindici giorni fa si era ammalato di bronchite e alla sua età è una cosa terribile”, ha spiegato la vedova Elvira Gonzalez Fraga.

Nato a Roma nel 1911 da genitori di origini calabresi immigrati in Argentina. Dopo aver conseguito il dottorato in fisica e seguito i corsi di filosofia all’Università de La Plata, Sabato ha lavorato sulle radiazioni atomiche presso il Laboratorio Curie. Ma nel 1945 ha scelto la letteratura e ha dedicato tutta la sua vita all’arte della scrittura Continua a leggere

Gilberto Mazzoleni, In altre parole

Gilberto Mazzoleni, giunto ormai all’età dei bilanci, trova ancora difficoltà a valutare gerarchicamente il caleidoscopio dei suoi interessi. Tuttavia, per non essere considerato più dispersivo di quello che non sia, considera che due sono stati i suoi principali fronti di ricerca. Il primo è rappresentato dallo studio delle umane culture “remote”. L’altro fronte è quello che lo ha visto impegnato nella produzione poetica (che pure risente delle sue tante esperienze etno-storico-religiose). Tra i saggi “scientifici” ricordiamo: I buffoni sacri d’America (I ed., 1973); Il pianeta culturale (I ed., 1986); Le ceneri del selvaggio (1990); Maghi e messia del Brasile (1993); Verso il diverso (1999); L’Asia pensata dall’Occidente (2001); Identità (2002); Nascita delle umane culture (2006); Da Erodoto al globale (2007). Le raccolte poetiche, segnalate da tanti benevoli lettori, sono state pubblicate con i seguenti titoli: Di rabbia, d’amore (1996); Memoria e metafora (1998); A cielo aperto (2000); Spogliando le stelle (2002); Malgrado me (2005).

(dalla quarta di copertina)

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Elio Pagliarani, Pro-memoria a Liarosa

Mercoledì 4 maggio alla Libreria Fandango Incontro di Via dei Prefetti 22 a Roma, alle 17.30, presentazione del libro PRO-MEMORIA A LIAROSA di Elio Pagliarani, Marsilio Editore, 2011 (€ 18,50).

Intervengono Andrea Cortellessa, Giulio Ferroni, Walter Pedullà, Sara Ventroni. Letture di Carla Chiarelli.

Elio Pagliarani (Viserba, 25 maggio 1927) è uno dei poeti del gruppo ’63. E’ presente con i suoi scritti nell’Antologia I Novissimi del 1961.

La sua opera più significativa è un poemetto sperimentale intitolato La ragazza Carla pubblicato nel 1962.

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Wilde, dopo 120 anni ‘Dorian Gray’ senza censure

A 120 anni di distanza dalla sua condanna perchè “scandaloso”, “volgare” e “impuro”, esce una versione non censurata di “Il ritratto di Dorian Gray”, il romanzo capolavoro dello scrittore irlandese Oscar Wilde (1854-1900).

L’edizione pubblicata dalla Harvard University Press ha ripristinato i ‘discutibili’ tagli operati in epoca vittoriana sulla storia del giovane di straordinaria bellezza innamorato del suo ritratto, censurato dal suo primo editore in accordo con lo stesso Wilde perchè pieno di “veleni”, capace di gettare un’ombra di “discredito” sui valori morali e anche sul suo autore già in odore di omosessualità.

La nuova edizione del libro, informa la stampa inglese ed in particolare “The Guardian”, è stata resa possibile dalla consultazione del manoscritto originale da parte di Nicholas Frankel, professore di letteratura inglese alla Virginia Commonwealth University. Continua a leggere

Giovanni Parrini, Nell’oltre delle cose

Giovanni Parrini, riunisce in Nell’oltre delle cose  Interlinea Edizioni 2011 (euro 12) una nuova silloge in cui ripropone una conoscenza disposta a cantare l’oggettiva consistenza del visibile, ripercorrendo a ritroso la sua parcellizzazione nell’infinitamente piccolo, per poi cogliere nel silenzio del «suo fitto gerundio» l’imprevisto irrompere di una diversa meccanica, che sfugge alle misurazioni scientifiche. Proprio dal ciclo universale della vita, nel modo di comportarsi di atomi lucreziani, scaturisce così un’altra forma di visione dell’invisibile, che sussulta per la bellezza del creato, non rispetta le coordinate spazio-temporali e non cessa di interrogarsi sul mistero del vivere e del morire. Circoscritto nel cerchio di questa identità speculare, il libro si annuncia già nel titolo come il frutto di questo continuo scarto tra l’esatta e dimostrabile consistenza scientifica delle «cose» e il suo sconfinare di là dalla siepe che dell’ultimo orizzonte il guardo esclude: «proprio qui, / nell’oltre, / l’infinito».
(dalla presentazione di Giovanna Ioli) Continua a leggere

Video, Derek Walcott legge ‘Nomi’

[flv]http://www.rainews24.rai.it/ran24/clips/2011/04/walcott-2.flv[/flv]

                                                   a cura di Luigia Sorrentino

Nel video Derek Walcott legge ‘Nomi’
Accademia Americana di Roma 17 marzo 2011

da “Isole – Poesie scelte (1948-2004)” di Derek Walcott, Adelphi Edizioni, 2009, trad. Matteo Campagnoli

La mia razza iniziò come iniziò il mare,
senza nomi e senza orizzonte,
con ciottoli sotto la mia lingua,
con un diverso sguardo alle stelle.

Ma ora la mia razza è qui,
nell’olio triste di occhi levantini,
nelle bandiere di campi indiani.

Iniziai senza memoria,
iniziai senza futuro,
ma cercai l’istante in cui la mente
fu tagliata in due da un orizzonte.

Non trovai mai l’istante in cui la mente
fu tagliata in due da un orizzonte –
per l’orafo di Benares,
per il tagliapietre di Canton,
quando una lenza affonda, l’orizzonte
affonda nelle memoria.

*

«La mia razza iniziò come iniziò il mare» dice Walcott nella poesia Nomi
Ma qual è la razza di Derek Walcott? E quando iniziò il mare?
Walcott: «Quando dico la mia razza intendo la razza caraibica che è una mescolanza di razze diverse. Nei Caraibi, sono rappresentati tutti i continenti del mondo: ci sono cinesi, siriani, francesi, africani. Dunque quando è iniziato il mare, la scopertaè iniziata anche la razza. La mia razza è la summa di tutti gli altri elementi.»

Ida Travi, Tà

Ida Travi in “Tà, Poesia dello spiraglio e della neve” Moretti e Vitali, 2011 ci mette di fronte a un mondo poetico abitato da esseri umani.  Questi esseri umani, scrive la Travi: <<Sono esseri comuni, sono post. Post-studenti, ex-lavoratori, viandanti. Uomini e donne trasfigurati dalla poesia vivono in un luogo austero. Forse una casa, forse una ex-fabbrica… una futura scuola o lo scantinato d’un teatro. Forse un vecchio monastero. È un luogo limitato da assi, chiuso da lenzuola… A cavallo del tempo c’è una fastidiosa nebbia, c’è molta umidità.

“Tà, come la lancetta che si sposta. , come un taglio nella tenda.
C’è una fessura nel legno. Se guardi bene vedi un pugno di terra. Se ascolti bene senti un colpo di bastone. C’è qualcosa che cade e non rotola. C’è una goccia che non disseta. C’è un sasso proprio in mezzo alla stanza. C’è una spoliazione in atto. C’è un albero, uno sfrondamento.”

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Anniversario, Charlotte Brontë

Il 21 aprile del 1861 nasce a Thorton la scrittrice inglese Charlotte Brontë.

“In tutte le donne c’è la follia di covare in sé un amore segreto che, se non corrisposto e ignorato, divora la vita che lo nutre; se scoperto e corrisposto conduce come un fuoco fatuo in paludi selvagge, senza salvezza.”
da Jane Eyre di Charlotte Brontë

Molte delle esperienze dell’autrice ricorrono nei romanzi che scrisse, dei quali Jane Eyre è sicuramente il più celebre.

Nell’Inghilterra del primo Ottocento Jane, una giovane governante, esplicito alter ego della scrittrice, dopo anni di stenti e di solitudine, diventa istitutrice presso la famiglia Rochester nello Yorkshire. Mister Rochester, cinico, viene conquistato dalla personalità della ragazza. Jane scopre però che il suo padrone, di cui si è perdutamente innamorata, nasconde un terribile segreto: la moglie di Rochester, creduta morta, è ancora viva, prigioniera della pazzia.  Jane quindi fugge abbandonando l’uomo che le aveva chiesto di sposarlo. Sarà, alla fine, un presentimento a farla tornare indietro e a preparare lo sviluppo finale del romanzo.  

Jane Eyre è diventato anche un film uscito in Gran Bretagna nel 2011. Il regista è Cary Fukunaga, con Mia Wasikowska, Michael Fassbender, Sally Hawkins, Jamie Bell, Judi Dench, Craig Roberts, Jayne Wisener, Emily Haigh, Sophie Ward, Valentina Cervi.  Prodotto in Gran Bretagna.

Charlotte Brontë 1816 – 1855, inglese, cresce da sola, in compagnia dei suoi fratelli. Si costruiscono un mondo di storie, con orchi, elfi e fate. Diventeranno tutti scrittori. La sorella Emily pubblica nello stesso anno in cui esce Jane Eyre, nel 1847, il suo unico romanzo, Cime tempestose. Volitiva, Charlotte imparerà il tedesco e il francese. Con Jane Eyre inventa un personaggio che porta il desiderio nel romanzo. Muore di bronchite, incinta del primo figlio. “Devo morire anch’io? Che peccato morire ora. Sono così felice!”

Francesco Dalessandro, Aprile degli anni

Vi popongo oggi le poesie di Francesco Dalessandro, che vive a Roma ma è nato a Cagnano Amiterno in provincia dell’Aquila nel 1948.  “L’amore ci riempie le tasche di mine, dice un poeta.” Lo scrive Dalessandro nella postfazione al suo ultimo libro Aprile degli anni (Punto a Capo Edizioni, 2010, € 11,00). Il poeta a cui fa riferimento l’autore (come lui stesso precisa nella nota) è Cristina Annino. Poi Dalessandro prosegue: “E  non intende l’amore fatuo, ma quel sentimento ossessivo, assoluto che ghermisce la vita e la consegna di frequente alla sventura e alla morte. I poeti amano teneramente, tenacemente quella sventura (perché chi non muore dell’amore nemmeno ne è vissuto).”  Continua a leggere

Video, Derek Walcott legge ‘Archipelagoes’

[flv]http://www.rainews24.rai.it/ran24/clips/2011/04/walcott-1.flv[/flv]

 

«La poesia di Walcott è adamitica nel senso che lui e il suo mondo sono usciti dal paradiso – lui, per aver assaggiato il frutto della conoscenza; il suo mondo, per ragioni storiche e politiche. “Ah, bravo terzo mondo!” esclama Walcott in un’altra poesia, e in questa esclamazione c’è molto di più che semplice angoscia o esasperazione. E’ una chiosa del linguaggio di fronte a un fallimento – non solo locale, ben più che locale – del coraggio e dell’immaginazione; è una risposta semantica all’insensata e traboccante realtà, epica nel suo squallore.»  di Iosif Bodskij

Nella foto, Derek Walcott e Luigia Sorrentino
17 marzo 2011
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Andrea Ponso, I ferri del mestiere

Lo Specchio Mondadori dedica un nuovo spazio ai giovani poeti emergenti pubblicando quattro delle voci più giovani della poesia contemporanea: Fabrizio Bernini, con L’apprendimento elementare, Carlo Carabba con Canti dell’abbandono, Alberto Pellegatta con L’ombra della salute e Andrea Ponso con I ferri del mestiere.
Dopo Fabrizio Bernini, Carlo Carabba e Alberto Pellegatta oggi è la volta di Andrea Ponso.

Nella poesia di Andrea Ponso c’è un incessante, ossessivo desiderio di poter riassaporare una dimensione umana di creaturalità inerme e ruvida, riportata a galla dai ferri di un ormai indefinibile mestiere, in un tempo in cui la pratica assidua, umile e insieme nobile, appunto, del mestiere, è solo ormai un’inesistenza o un anacronistico residuo. Ponso, compone nei suoi versi una tessitura aspra e profonda, tende ad attraversare un arduo paesaggio di vita strozzata e dolente senza abbandonare l’idea guida di una vitale speranza che conduca al ritrovato respiro di una realtà tornata finalmente semplice nella quiete della sua salvezza naturale. Continua a leggere

La traduzione di poesia, René Char-Vittorio Sereni

L’antologia ‘Due rive ci vogliono’ , Donzelli Editore, 2011, pubblica per la prima volta quarantasette poesie del grande poeta francese René Char (1907-1988) nelle traduzioni di Vittorio Sereni (1913-1983) i cui originali si trovano presso l’Archivio «Vittorio Sereni» della Biblioteca comunale di Luino.

Le poesie sono introdotte dal testo del discorso – anch’esso inedito – ‘Il mio lavoro su Char’, pronunciato da Sereni nel 1976 quando gli fu conferito il Premio Monselice per la traduzione.

Completano il volume una nota di Pier Vincenzo Mengaldo e una postfazione di Elisa Donzelli che ha anche curato l’apparato critico con la collaborazione di Barbara Colli, responsabile dell’Archivio «Vittorio Sereni» di Luino.

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Margaret Atwood, L’anno del diluvio

Nicola D’Ugo, poeta, narratore, saggista, comparatista e traduttore ci propone per La traduzione di poesia una sua recensione a L’anno del diluvio di Margaret Atwood Ponte alle Grazie, Milano 2010. Traduzione di Guido Calza. 480 pp. EUR 19,60  Prima edizione originale: The Year of the Flood.  London: Bloomsbury, 2009. 434 pp. £ 18,99.

Nicola D’Ugo (nella foto) dottore di ricerca in Letterature di lingua inglese all’Università La Sapienza di Roma, nella sua originale lettura definisce L’anno del diluvio di Margaret Atwood  “un delizioso romanzo dal sapore di fiaba” che “stabilisce un carattere d’onnicomprensività unitaria tra passato e futuro. Ma anziché poggiare il mito di fondazione d’una cultura su un’epoca idealmente remota e non consequenziale al divenire storico la colloca in un futuro parimenti sdrucciolevole e storicamente solo eventuale, che ha fin troppe caratteristiche in comune col degrado della nostra contemporaneità.”

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Bruno Galluccio presenta a Roma ‘Verticali’

Presentazione del libro Verticali di Bruno Galluccio, Einaudi, 2009. Con l’autore intervengono Antonella Anedda, Camilla Miglio e Tommaso Ottonieri.

L’appuntamento è per giovedì 14 aprile a Roma alle 18.00 al Centro Culturale libreria Bibli di Via dei Fienaroli, 28  a Trastevere.

In questo blog avevo già parlato di Bruno Galluccio a libro appena uscito.
Se siete interessati all’intera recensione potete cliccare qui.

“Una parola netta – quella di Galluccio – pronunciata con ingegno, che si concentra con estrema precisione sul ritratto del grande matematico russo-tedesco, George Cantor (1845-1918) fondatore della teoria degli insiemi. ‘L’irrazionale ha fatto breccia nella mia vita fino all’osso/ fino a calare tende lungo le pareti/ e attutirmi i clamori troppo fini’, scrive Galluccio nella poesia dedicata a George Cantor. Ed è proprio lì, nella poesia collocata nella parte centrale del libro, che l’io del poeta fonde la precisione del pensiero scientifico allo spaesamento, drammatica espressione di ogni comune esistenza. Il genio matematico perde la sua potenza svelando il proprio isolamento nello scorrere del quotidiano, nel giorno per giorno, ‘calando i maestri giù nell’ombra’, smarrendo i confini della scienza e trasbordando nell’ ‘irrazionale’, nell’emotività della propria condizione umana. Il poeta, adagiandosi ’sul fianco dentro il freddo/verso le caverne della terra’, dopo aver percorso una progressiva, graduale, emersione dal fondo, in un processo di proiezione-identificazione ‘discende’ nella spina dorsale di un profondo dolore fino a raggiungere una parola poetica scevra dall’esattezza della formula matematica, tutta proiettata verso l’alto, verticale, appunto: ‘Non ho sonno, non so pregare. / Accolgo la solitudine di ogni singola onda./ Questa casa ha guscio di rapina/ e tentazione lunare. Non ha scale/ da scendere, sono nella terra friabile/ la rena scardinata. Mi lascio indietro’.”
di Luigia Sorrentino

Alberto Pellegatta, L’ombra della salute

Lo Specchio Mondadori dedica un nuovo spazio ai giovani poeti emergenti pubblicando quattro delle voci più giovani della poesia contemporanea: Fabrizio Bernini, con L’apprendimento elementare, Carlo Carabba con Canti dell’abbandono, Alberto Pellegatta con L’ombra della salute e Andrea Ponso con I ferri del mestiere.
Dopo Fabrizio Bernini e Carlo Carabba, oggi è la volta di Alberto Pellegatta.

“Nel suo segno sottile e impeccabile, Alberto Pellegatta riesce a esprimere il senso di un’esperienza esistenziale sensibilissima, partendo spesso da grandi esperienze pittoriche. Tra queste, per esempio, gli oli veneziani di Turner, quelli che rappresentano la chiesa della Salute. Ma la sua lirica si addensa e arricchisce nella ricerca di corrispondenze con altre discipline ancora, dalla letteratura scientifica alla filosofia, oltre che dai maggiori modelli della poesia del Novecento. L’esito è quello di una precocissima maturità, segnata da un non comune, elevato rigore intellettuale e da un senso della parola che conferisce vari strati di profondità acuta al suo percorso.”
(dalla quarta di copertina) Continua a leggere

Dante Maffia, la donna che parlava ai libri

La donna che parlava ai libri, di Dante Maffia, EdiLet, Edilazio Letteraria, 2010

«Grazie del libro prezioso che Ricci non mi aveva fatto ancora avere… Maria Esther Vasquez e Horacio Armani mi hanno riferito che hai un bagno nella tua casa con le tigri sulle mattonelle. Un omaggio a me. Maria afferma che tu sei il Borges europeo. Non so se augurartelo…»

“È lo stralcio d’una lettera che non avrebbe nessuna rilevanza se Dante Maffìa non avesse dato prova di avere delle reali affinità con il grande Argentino. Intanto anch’egli è dotato di una memoria prodigiosa, anzi sbalorditiva, anch’egli ha letto e riletto migliaia di opere, anch’egli crede nelle “finzioni” letterarie. Prova ne è questo libro di racconti che non si esagera a definire capolavori per l’invenzione, il ritmo narrativo, la pastosità linguistica, la poesia che sgorga improvvisa da illuminazioni, annotazioni, sconfinamenti oscillanti tra metafisica e realismo.
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A Venezia, poeti per Czesław Miłosz

Poeti per Czesław Miłosz, letture dedicate a uno dei più grandi poeti e saggisti di tutti i tempi, nato a Szetejnie, Lituania, 30 giugno del 1911 e scomparso a Cracovia, 14 agosto 2004. 

L’omaggio a Czesław Miłosz, nel centenario della sua nascita, è stato ideato e organizzato dall’Istituto Polacco di Roma nell’ambito del festival “Incroci di civiltà”.

A Czesław Miłosz nel 1980 gli fu conferito il Premio Nobel per la Letteratura con la motivazione: “A chi con voce lungimirante e senza compromessi ha esposto la condizione dell’uomo in un mondo di duri conflitti.”  Continua a leggere

Seamus Heany, Catena Umana

Human Chain è la nuova raccolta di Seamus Heaney, premio Nobel nel 1995, apparsa in lingua originale da Faber&Faber, e ora tradotta in eccellenti versi italiani da Luca Guerneri con la nuova grafica della collana dello Specchio Mondadori (€ 15,00).
Continuando al più alto livello la sua ricerca, caratterizzata dalla grande ampiezza del respiro e dall’energia dell’espressione, oltre che dal fortissimo legame con la propria terra, Seamus Heaney ragiona liricamente in questo libro sulla continuità e solidarietà nei rapporti interpersonali, tra marito e moglie, figli e genitori, sulla trasmissione del sapere nel tempo, producendo nuove immagini quotidiane e suggestive, che ne confermano il posto di assoluto rilievo nella poesia mondiale del nostro tempo.

“E’ un libro animato da un’urgenza estrema, quanto mai vivida, perchè arrivata a intaccare il corpo fino a ottunderlo.” (dalla quarta di copertina)

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Carlo Carabba, Canti dell’abbandono

Lo Specchio Mondadori dedica un nuovo spazio ai giovani poeti emergenti pubblicando quattro delle voci più giovani della poesia contemporanea: Fabrizio Bernini, con L’apprendimento elementare, Carlo Carabba con Canti dell’abbandono, Alberto Pellegatta con L’ombra della salute e Andrea Ponso con I ferri del mestiere.
Dopo Fabrizio Bernini è la volta di Carlo Carabba.

“Carlo Carabba offre un quadro di lucida e complessa meditazione lirica, per certi aspetti di impronta classica, mossa in particolare dal turbamento dovuto al mutare dei paradigmi conoscitivi. Tema centrale – realizzato nell’equilibrio di una pronuncia composta e organizzata sulla base di un verso fortemente legato alla nostra migliore tradizione – si può individuare nell’idea paradossale dell’io inteso al tempo stesso come prigione da cui è impossibile sfuggire e come centro unificatore misterioso. Il viaggio, i percorsi della memoria e l’ossessione della mortalità sono tra le articolazioni più vive e frequenti di questa inquieta poesia riflessiva.”
                                                                         (dalla quarta di copertina) Continua a leggere

Anteprima-video, Derek Walcott legge “Moon-Child”

La sala Aurelia dell’Accademia Americana a Villa Aurelia a Roma lunedi 4 aprile alle 21,00  si trasformerà in uno spazio teatrale per vivere l’atmosfera di canti e musiche caraibiche, con il Premio Nobel Derek Walcott e un cast di attori tra i quali Wendell Manwarren, Giovanna Bozzolo e Dean Atta che leggeranno in anteprima mondiale dalla nuova opera Moon-Child di Derek Walcott, ancora inedita in Italia (con un concerto di Ti Jean).
Derek Walcott – Premio Nobel nel 1992 – è nato a Santa Lucia un’isola dei caraibi, ed è vissuto lì per gran parte della sua vita, viaggiando spesso e insegnando all’estero, anche negli Stati Uniti (dove ha insegnato nell’Università di Boston fino al 2007). Oltre ad essere l’autore di sedici libri di poesie, Walcott è anche un regista teatrale e un commediografo e ha fondato il Trinidad Theater Workshop nel 1959, e il Boston Playwright’s Theater nel 1981.
Ha scritto molte opere teatrali e i testi per il musical di Paul Simon, The Cape Man

Luigia Sorrentino ha realizzato un’intervista con Derek Walcott (di cui vi diamo qui una brevissima anticipazione) in occasione delle due serate romane per ricordare l’opera di poeta e prosatore di Iosif Brodskij (del 17-18 marzo scorsi alla  John Cabot University e a Villa Aurelia, sede dell’Accademia Americana a Roma) . 

Derek Walcott, il più grande poeta delle Indie Occidentali, esprime nelle sue opere il conflitto tra l’eredità della cultutra europea e quella delle sue origini, Santa Lucia e i Caraibi.
Walcott ci ha anche parlato della sua attività di pittore e di illustratore, specificando però che le due attività sono da lui tenute ben distinte l’una dall’altra.

  [flv]http://www.rainews24.rai.it/ran24/clips/2011/03/walcott_31032011.flv[/flv] 

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Monodia, addio a Mario Trevi

Qualche tempo fa ho avuto diversi incontri con Mario Trevi – uno dei primi e più autorevoli psicoanalisti junghiani italiani – scomparso, all’alba del 31 marzo nel 2011.  
Ero andata da lui perchè non riuscivo a rassegnarmi all’ineluttabile morte di una persona a me cara. 
Avemmo in tutto ventisei incontri. Ventisei dialoghi in cui parlammo con commozione e stupore di quel confine che ciascun essere umano raggiunge a un certo punto, quando è necessario lasciare la propria vita. Parlammo dell’importanza del rapporto tra l’uomo e la natura e “di quel dolore”  ineluttabile della morte.

Con Mario Trevi, nato nel 1924 ad Ancona, tornai a rileggere I dialoghi con Leucò di Cesare Pavese. In quei dialoghi il mito viene riproposto come necessario e la poesia, ad esso intimamente legata, si rivela, al tempo stesso, la cifra, misteriosa e crudele.  
di Luigia Sorrentino

(Nella foto, Mario Trevi, ritratto nel suo studio da Luigia Sorrentino) 

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Fabrizio Bernini, L’apprendimento elementare

Lo Specchio Mondadori cambia faccia e dedica un nuovo spazio ai giovani poeti emergenti pubblicando quattro delle voci più giovani della poesia contemporanea: Fabrizio Bernini con L’apprendimento elementare, Carlo Carabba con Canti dell’abbandono, Alberto Pellegatta con L’ombra della salute e Andrea Ponso con I ferri del mestiere.

“Il mondo di Fabrizio Bernini è quello della realtà d’oggi, vista nei suoi dettagli di concreta e spesso degradata omologazione quotidiana. Il suo è il movimento di un osservatore attentissimo, dotato di una verve critica impietosa e sarcastica, che non lo sottrae alla consapevolezza dell’essere, inevitabilmente, parte coinvolta in quella stessa condizione che è oggetto e bersaglio del suo sguardo. Nei suoi versi riesce dunque a raccontare in modo caustico il presente, con l’energia e la concisione di un’efficace sintesi, incrociando un’asciuttezza sentenziosa con il risalto netto del frammento ritagliato abilmente nel reale.”
dalla quarta di copertina

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La traduzione di poesia, Birgitta Trotzig

Figura centrale nell’ambito della letteratura svedese contemporanea, autrice tra le più originali e profonde del la poesia europea di questi decenni, Birgitta Trotzig esprime la forza del suo pensiero in un costante, complesso rapporto tra spiritualità e vivo senso della corporeità e della materia. Lo fa attraverso una poesia che trova spesso nella forma del componimento ritmico in prosa il proprio spazio espressivo più adeguato e che si lega ad alcuni dei maggiori esempi della tradizione novecentesca, come Osip Mandel’stam e Rainer Maria Rilke, ma che trova forti motivi di consonanza anche in autori come Nelly Sachs ed Edmond Jabès. Quella di Birgitta Trotzig, del resto, è una poesia raffinata e coltissima, nella cui forte tensione metafisica possiamo trovare tracce del pensiero di Sant’Agostino e di un grande teologo medievale come Meister Eckhart , al quale del resto la scrittrice svedese (autrice anche di racconti e romanzi) ha dedicato un saggio. La lettura dei suoi testi, dunque, ci introduce in un mondo stratificato e ricco di implicazioni , dove agisce un forte sentimento religioso e si agita l’ossessione del male accanto ai temi dell’ingiustizia umana e del dolore. Le improvvise aperture visionarie, i potenti stacchi verticali, la percezione inquieta del nulla e della morte conferiscono tensione continua alle prose e ai versi della Trotzig, proposta in un’ampia antologia curata e tradotta da Daniela Marcheschi. (Nella foto Birgitta Trotzig , di EWA RUDLING/SCANPIX) Continua a leggere

Maria Luisa Spaziani, Poesie 1954-2006

Per il ciclo “Interviste possibili”, Elio Pecora incontra Maria Luisa Spaziani, a partire dal libro Poesie (1954-2006), Oscar Mondadori (euro 10,00) appena uscito nelle librerie.

Nella foto, Maria Luisa Spaziani ritratta da Dino Ignani.

L’appuntamento è per martedi 29 marzo alle 18:00 al Centro Culturale Bibli (Via dei Fienaroli, 28 ) a Roma.

“Tesa fra i due opposti fuochi del visibile e del visionario, del quotidiano e del metafisico, la poesia di Maria Luisa Spaziani si è affermata nel corso di più di mezzo secolo (dalle Acque del sabato, del 1954, fino a oggi) come una delle esperienze più alte, coerenti eppure internamente sfaccettate del Novecento poetico italiano e oltre. Dopo l’esordio, illuminato dalla parola pura simbolista ed ermetica, la Spaziani si è mossa alla conquista di un’originale misura, capace di ridare spessore alle occasioni e agli oggetti, mantenendoli tuttavia nella tensione rivelatrice di una lingua nitida, cristallina e potente. Da Utilità della memoria (1966) a Transito con catene (1977), da Geometria del disordine (1981) a I fasti dell’ortica (1996), da La traversata dell’Oasi (2002) a La luna è già alta (2006), è il disegno misericordioso della vita, nel suo moto inesausto di grazia e miracoloso ricominciamento, a occupare la voce dell’autrice, giunta con le ultime raccolte a declinare in versi una personalissima e assai femminile sapienza del cuore. Questa autoantologia, riproponendo libri ormai introvabili e disegnando all’interno dell’opera un inedito itinerario d’autore, si presenta come suggestiva ed autorevole sintesi della sua intera produzione poetica.”
(dalla quarta di copertina) Continua a leggere

Vania Colasanti, “Ciao, sono tua figlia”

“Ciao, sono tua figlia” – Storia di un padre ritrovato – di Vania Colasanti, Marsilio Editore (euro 16,00).

Con questo libro autobiografico Vania Colasanti racconta quanto sia importante conoscere anche il genitore che ha abbandonato il proprio figlio, superando i rancori e accettandolo per quello che è. Per fare i conti con quella che è stata la sua assenza, con il prima e il dopo, con il vuoto e il pieno.

La trama
Al cinema, seduto nella poltrona accanto, poteva esserci suo padre. Improvvisamente tutti gli uomini di mezza età erano diventati padri potenziali. Non uno, ma cento, mille, un milione di padri. Le sarebbe forse bastata una foto. Ma decise di conoscerlo di persona. Aveva 16 anni e quel primo incontro fu deludente. Da cancellare. Poi, negli anni, le cose sono cambiate. La protagonista non ha trovato uno di quei padri che accompagnano i figli a scuola, che spiegano la matematica, che insegnano a guidare. Ha trovato un padre che andava a riempire, dopo tanto e troppo tempo, un sentimento vuoto. Un incontro che le ha permesso di ritrovare anche i suoi fratelli. Quattro figli con madri diverse e un unico padre, quattro modi di rapportarsi con lui.

Nel video l’intervista a Vania Colasanti di Luigia Sorrentino

[flv]http://www.rainews24.it/ran24/clips/2011/03/colasanti_22032011.flv[/flv]
www.marsilioeditori.it

Derek Walcott all’Istituto Svizzero di Roma

Il Premio Nobel per la Letteratura nel 1992 Derek Walcott legge dalla sua più recente raccolta di poesie “Isole” (Adelphi, 2009), e dialoga con il suo traduttore italiano Matteo Campagnoli.

L’appuntamento è per martedì 22 marzo 2011alle ore 18.30 all’ Istituto Svizzero di Roma.

Dopo le letture, il direttore artistico Vanni Bianconi presenterà al pubblico romano “Babel”, il festival di letteratura e traduzione che si svolge da ormai sei anni a Bellinzona (Canton Ticino, Svizzera) e l’edizione 2011 dedicata alla Palestina.

Introduce Vanni Bianconi, direttore artistico di Babel – Istituto Svizzero di Roma – Via Ludovisi 48

 

 

www.istitutosvizzero.it

Camilla Miglio, Maree

La grande poesia tedesca del Novecento è lo sfondo delle Maree di Camilla Miglio, AtìEditore, 2010 (Euro 12). Immmagini nitide, fotografate nella precisione della lingua e del verso, immergono il lettore in un paesaggio mediterraneo segnato dalla distanza, dal dolore, ma anche nel piacere.  Il tema della fragilità è il perno su cui ruotano le sue poesie – così come era stato per Paul Celan – come sottolinea Antonella Anedda nella prefazione-colloquio che introduce i versi della Miglio: << La fragilità credo sia la condizione di chi scrive e così facendo si espone.>> risponde la Miglio, ma poi aggiunge: <<Scrivere in versi espone come parlare una lingua che abbiamo guardato dall’esterno e poi acquisito con sforzo, dolore, ma anche piacere.>>

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Studi Rossettiani 2011, Scrittori d’Italia

Nell’anno delle celebrazioni del centocinquantesimo dell’Unità d’Italia il “Centro Europeo di studi rossettiani” dedica la rassegna di incontri settimanali 2011 alla narrativa italiana, ‘Scrittori d’italia’ – incontri con gli autori della letteratura italiana contemporanea.
Come fu nel passato, al tempo dell’Unità, intorno ad un ideale e ad una bandiera si riunirono scrittori, poeti, critici e letterati per celebrarne la nascita e costruirne il patrimonio della memoria: fatta l’Italia, bisognava fare gli Italiani e oggi come allora la letteratura si fa carico di ‘fare l’Italia’, raccontando le storie di questo Paese dove centri urbani e periferie, luoghi d’arte e provincie remote sono a volte splendido scenario, a volte tragico palcoscenico di una vita attraversata da grandi esaltazioni ed eterne problematiche, che la Storia ripropone non uguali a se stesse ma cambiando i soggetti, mutando i contesti, moltiplicando le varianti e la varietà di tante ‘Italie’ in una sola Italia.

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Tibuto a Brodskij, la letteratura davanti a ogni cosa

Due appuntamenti da non perdere.
Scrittori di fama internazionale come Roberto Calasso (Italia), Boris Khersonsky (Russia), Mary Jo Salter (USA), Mark Strand (USA), Derek Walcott (St. Lucia) e Adam Zagajewski (Polonia) saranno giovedi 17 marzo alle 19:00 alla John Cabot University (Via della Lungara, 233) e venerdi 18 alle 20:30 a Villa Aurelia, alla sede dell’American Accademy in Rome (Largo di Porta San Pancrazio) per ricordare, Iosif Brodskij, e la sua opera di poeta e prosatore “come si può supporre che vorrebbe lo scrittore stesso” . Così Roberto Calasso, che esprime, inoltre, la necessità di parlare oggi di ciò che non è stato scritto, ma che appartiene alla tradizione orale, che, secondo Calasso “è la più labile ed esposta a disgregarsi“. Due serate per parlare di qualcosa che c’era in Brodskij, ma non solo, due serate per ricordare qualcosa che “emanava da lui in nembi luminosi, spesso travolgenti, ma che non ho più ritrovato altrove, negli anni passati dalla sua morte”, come anticipa Roberto Calasso.

FARFALLA
I
Dirò: sei morta?
Con una vita di ventiquattr’ore!
Troppa amarezza
in questo scherzo del creatore.
Riesco con sforzo
a pronunciare <<vita>>
nell’unità di data
di nascita e di consunzione
fra le mie dita;
mi confonde sottrarre
una di quelle due grandezze
nello spazio di un giorno
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Patrizia Cavalli, La patria

Un prezioso Sasso delle Edizioni Nottetempo di Ginevra Bompiani, contiene la lunga poesia La patria di Patrizia Cavalli.
Versi indimenticabili che da soli bastano a ricordare il 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia.  
Fra le tante figure possibili di patria richiamate da Patrizia Cavalli ” c’è anche quella di una pazza che ormai / dorme per strada.”
E’ forse uno dei versi più belli. Un verso che lancia, letteralmente, un sasso, che ci folgora e ci fa vedere cosa è diventata oggi la nostra nuova patria: “una pazza che dorme per strada”, una senza più casa, un’emarginata, una “senza fissa dimora”. Una patria che si è spostata , che si è perduta, una patria non più.
“Più che bellezza: è un’appartenenza elementare, semplice, già data. Ah, non toccate niente, non sciupate! C’è la mia patria in quelle pietre, addormentata.”  (Il libretto contiene anche la poesia L’angelo labiale.)

(Luigia Sorrentino)

Ostile e spersa
stranita dalle offese dei cortili,
dalle risorse inesauste dei rumori
per varietà di timbri e gradazioni,
braccata dalle puzze che sinistre
si alzano sempre non si sa mai da dove;
tentata senza esito di uccidere
i gabbiani che hanno occupato l’aria
e le terrazza con urla litigiose
– aerei condomini davvero troppo umani;
sbattuta in poche ore da un normanno
novembre a un greco agosto, sempre più
dubitando, eccomi qui obbligata
a pensare alla patria. Che se io l’avessi
non dovrei più pensarci, sarei nell’agio pigro
e un po’ distratto di chi si muove
nella propria casa, sicuro anche al buio
di scansare, tanto gli è familiare
ogni più scabro spigolo di muro.

da La patria di Patrizia Cavalli

http://home.edizioninottetempo.it/

Dacia Maraini, La seduzione dell’altrove

Un grande successo personale ha ottenuto la scrittrice Dacia Maraini nella presentazione a San Francisco del suo ultimo libro ‘La Seduzione dell’Altrove’.
“Ho sempre avuto la passione dei viaggi e, credetemi, viaggiare è una parte essenziale nella vita di una persona e nel suo sviluppo artistico”, ha detto la scrittrice.Il libro, come fa intuire il titolo, è basato sul fascino di conoscere mondi e culture lontani.
“Il viaggio è anche dolore – ha spiegato la Maraini – il dolore di lasciare qualcuno che si ama. Ma i dolori si superano se si è veramente innamorati dell’ignoto”.
L’incontro con la Maraini si è svolto all’Istituto Italiano di Cultura di San Francisco, diretto da Amelia Carpenito Antonucci.
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Jonathan Franzen, Libertà

LIBRI COME, Festa del Libro e della Lettura, Anteprima da non perdere con Jonathan Franzen.
L’appuntamento è per lunedì 21 marzo alle 21:00 all’Auditorium Parco della Musica di Roma, Sala Petrassi.
Jonathan Franzen, nell’anteprima della Festa del Libro (dal 1 aprile al 10 aprile ) presenta al pubblico italiano l’attesissimo Libertà, (Einaudi 22 euro) a quasi dieci anni da Le correzioni . Finalmente i lettori che hanno amato Le Correzioni potranno verificare se è valsa la pena aspettare dieci anni per rileggere Franzen che racconterà al pubblico come ha scritto il libro. Il romanzo, ai vertici delle classifiche della letteratura americana contemporanea gli è già valso il prestigioso National Book Award nel 2001, e, finalmente, dopo un’attesa di più di circa sette mesi rispetto all’edizione americana pubblicata a fine agosto 2010 (e scelta dal presidente Obama come lettura estiva), si accinge ad invadere il mercato italiano.
Con questo suo nuovo, ponderoso romanzo, che supera le 600 pagine, Franzen torna a parlare della classe media americana, e della crisi che la sta investendo, mettendo in scena la vita di una coppia apparentemente perfetta e felice, i Berglund, che di colpo implode, rivelando tutto il cinismo e l’egoismo dell’America contemporanea.

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Mark Strand, L’uomo che cammina un passo avanti al buio

Appuntamento da non perdere.

Chi non ha avuto l’opportunità di conoscere Mark Strand, Premio Pulitzer per la poesia nel 1999, non dovrà perdere l’ occasione d’incontro alla libreria Arion del Palazzo delle Esposizioni di Roma, martedì 15 Marzo 2011, alle 18:30, per l’uscita del libro L’uomo che cammina un passo avanti al buio, Poesie 1964-2006, pubblicato nella collana Oscar Poesia di Mondadori.
Interviene Damiano Abeni, coordina l’evento Vincenzo Mascolo.

Grande maestro della disillusione, Mark Strand, uno dei più grandi autori della scena contemporanea, mette in atto nei suoi versi l’interrogarsi desolato e ironico  dell’uomo del Novecento che vive il tramonto di un’epoca. Strand si impone per la complessità e la trasparenza della sua visione, per l’intelligenza acutissima e la spiritualità profondamente laica della sua poesia, che incanta, per l’ampio respiro e l’impeccabile eleganza dello stile.

 

Mark Strand (1934) è nato a Summerside, nella Prince Edward Island (Canada). Vive a New York e insegna alla Columbia University. L’uomo che cammina un passo avanti al buio Poesie 1964-2006  è la raccolta di tutte le sue poesie. Ha pubblicato anche un libro di racconti Mr and Mrs Baby, tre volumi di traduzioni, diverse antologie.
Ha ricevuto numerosi premi tra cui il Pulitzer per la raccolta di poesie Blizzard of One.
In Italia, oltre a tre plaquette per le Edizioni L’Obliquo sono disponibili due antologie delle sue poesie L’inizio di una sedia, (Donzelli, 1999); Il futuro non è più quello di una volta, (Minimum fax 2006), un volume di scritti d’arte Edward Hopper – Un poeta legge un pittore, (Donzelli 2003), la favola Il pianeta delle cose perdute (Beisler 2002), Uomo e cammello, (Mondadori 2007) e un video di Alessandra Maiarelli e Luca Sossella Ehi, Mark! Scusa il ritardo, scusa il ritardo… (Una passeggiata da mezzogiorno a mezzanotte) di Mark Strand con Damiano Abeni, (Luca Sossella Editore 2011).

Francesco Agresti, Al di là del mare

Francesco Agresti, già noto per la sua attività di promotore culturale e di poeta, ci presenta il suo primo romanzo, “Al di là del mare” Lepisma Edizioni, (18 euro).

“I suoi versi descrivono quasi sempre paesaggi mitici o amori superbi e sono scritti con lirismo denso di umori. Lo stesso lirismo utilizzato in questo romanzo che, scritto in prima persona, dà, all’inizio l’idea di un diario ma che poi diventa narrazione fluida e accattivante di un amore e di un’idea dell’amore.
La trama è esile e senza complicazioni di intrecci e parte da una gita ad Eboli richiesta da un professore che ha conosciuto Quasimodo e che desidera visitare i luoghi della cittadina nominata nel titolo del suo libro da Carlo Levi.
Il protagonista e il professore camminano per Eboli carichi di memorie, il primo rivivendo sensazioni ed emozioni della sua infanzia, essendo nato proprio ad Eboli, il secondo ricorrendo a ricordi letterari. Una bella esperienza che assume una dimensione particolare quando entra in Assunta, la bellissima ragazza sensibile e aerea, quasi un mito incarnatosi nelle sue fattezze.”
(… continua in libreria)

dalla prefazione, di Dante Maffia

Mario Andrea Rigoni, Vanità

«La storia della vanità è la storia del mondo». L’affermazione con cui esordisce questo libro singolare di Mario Andrea Rigoni dice già il rilievo del tema che affronta. Eppure alla vanità non era mai stata dedicata un’opera di riflessione particolare, capace di evocarne insieme i multiformi aspetti (dalla brama di gloria allo snobismo) e soprattutto di metterne in relazione i due principali: la vanità come esperienza metafisica della desolante nullità del mondo e la vanità come tentativo dell’individuo e delle collettività – tentativo ora eroico ora patetico ora ridicolo – di sottrarsi all’oscurità e all’insignificanza. Alternando il tono personale all’osservazione obiettiva, mescolando la riflessione e l’aforisma alla citazione e all’aneddoto, mettendo in risonanza inaspettata storia antica ed esperienza moderna anche attraverso un’antologia di testi che incomincia con Gilgamesh e finisce con Lévi-Strauss, Rigoni illumina i comportamenti individuali e sociali alla luce di un impulso profondo e universale, responsabile sia di glorie sia di assurdità o di catastrofi, in ogni caso tanto irreprimibile da spingere il soggetto alla ricerca della propria affermazione a qualsiasi prezzo, compreso quello di degradarsi, e persino di calunniarsi.

Vanità di Mario Andrea Rigoni, Aragno Editore, euro 10

“Les Poètes de la Méditerranée”

Giovedì 3 marzo 2011, alle 21 le Centre culturel français de Milan presenta presso la palazzina liberty della Casa della Poesia di Milano (Largo Marinai d’Italia,1 ) l’antologia Les Poètes de la Méditerranée (I Poeti del Mediterraneo) pubblicata da Editions Poésie/Gallimard e Culturesfrance/Institut français.

Tavola rotonda con i poeti: Adonis (Siria/Libano), Milo De Angelis, (Italia), Serge Pey (Francia), Patrizia Valduga (Italia).
Introduce: Giancarlo Majorino.
Modera: Tomaso Kemeny .

L’antologia, prefata da Yves Bonnefoy, offre un panorama della poesia contemporanea di tutti i paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Da una riva all’altra del Mediterraneo il lettore naviga alla scoperta di alcune delle voci della poesia di oggi, voci affermate, riconosciute, sagge, ribelli o sperimentali, risonanti o dissonanti, amichevoli o diffidenti. Sono le voci che giungono dalla Grecia, da Cipro, dalla Turchia, dalla Siria, dal Libano, da Israele, dalla Palestina, dall’Egitto, dalla Libia, dalla Tunisia, d’Algeria, dal Marocco, dal Portogallo, dalla Spagna, dalla Francia, dall’Italia, da Malta, dalla Croazia, dalla Slovenia, dalla Bosnia, dalla Serbia, dal Montenegro, dall’Albania e dalla Macedonia.

Adonis, Serge Pey, Milo De Angelis e Patrizia Valduga, grandi figure della poesia contemporanea si confronteranno sulle loro esperienze, su questa loro appartenenza a terre e culture così diverse tra di loro ma tutte affacciate sul Mediterraneo, crogiolo di incontri, scambi e diffusione del pensiero.
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Les Poètes de la Méditerranée [2010] . Édition d’Eglal Errera, préface de Yves Bonnefoy. Édition plurilingue. Coédition Gallimard/Culturesfrance, 960 pages sous couv. ill., 108 x 178 mm. Collection Poésie/Gallimard – 12,00 €

Résumé
La Méditerranée considérée comme une chambre d’échos : 24 pays où s’écrivent et se parlent une quinzaine de langues. Cette anthologie ne se veut pas un palmarès, mais un parcours qui accueille les voix de toutes les rives, les voix vivantes qui entrent en résonance autant qu’en dissonance, en amitié autant qu’en opposition ou en défiance. Les poètes de Grèce, de Chypre, de Turquie, de Syrie, du Liban, d’Israël, de Palestine, d’Égypte, de Lybie, de Tunisie, d’Algérie, du Maroc, du Portugal, d’Espagne, de France, d’Italie, de Malte, de Croatie, de Slovénie, de Bosnie, de Serbie, du Monténégro, d’Albanie et de Macédoine ne cherchent pas d’accord factice autour d’une mer commune et sous un même ciel, ils disent un réel disparate, souvent déchiré, rarement réenchanté ; ils disent et leurs voix révèlent l’espace d’aujourd’hui dans le respect ou la dilapidation de tous les héritages.

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ADONIS nasce Ali Ahamd Said nel 1930 a Kassabeen, in Siria e adotta lo pseudonimo di Adonis all’età di diciassette anni. Poeta e critico letterario siriano-libanese di espressione araba e francese, è oggi considerato uno dei più grandi poeti arabi viventi. Autodidatta influente, adotta una visione originale della tradizione poetica araba, prescindendo dalle pressioni intellettuali, politiche e religiose. La sua opera riflette varie tematiche: ingiustizia, dittatura, guerra, povertà. Adonis trasforma la contemporaneità in mito, senza ergersi sul piedistallo del “poète engagé”.

SERGE PEY (1950) è uno scrittore e poeta francese. Nel 1975, ha creato la rivista Emeute, seguita da Tribu nel 1981. Professore universitario all’Université di Tolosa, Pey dirige un seminario di poetica di azione e un atelier di poesia. Vero e proprio attore, attua la sua poetica tramite performances. Oltre all’attività di poeta-esploratore dell’oralità, è un teorico e critico di spicco.

MILO DE ANGELIS (1951) è un poeta, scrittore e critico letterario italiano. Tra le voci più significative della poesia italiana contempo poranea, Milo De Angelis vive a Milano dove insegna in un carcere. La sua prima raccolta di poesie risale al 1976 (“Somiglianze”). Scrittore di racconti e saggi, è stato anche traduttore dal francese come Racine, Baudelaire, Drieu La Rochelle, e dal greco e dal latino di Eschilo, Virgilio, Lucrezio… Ha diretto la rivista di poesia “Niebo” e la collana omonima delle edizioni La Vita Felice, per la quale ha presentato altri poeti contemporanei. Con “Tema dell’addio” ha vinto il Premio Viareggio 2005.

PATRIZIA VALDUGA (Castelfranco,1953) ? una poetessa e traduttrice italiana. Nel 1988 ha fondato la rivista mensile Poesia che ha diretto per un anno. Dopo tre anni di studi alla facoltà di Medicina, si iscrive alla facoltà di Lettere a Venezia dove segue per quattro anni i corsi di Francesco Orlando (“incontro fondamentale nella mia vita”). E’ stata la compagna del poeta, traduttore e critico letterario Giovanni Raboni e a lui ha dedicato la postfazione dell’ultima raccolta del poeta scomparso, “Ultimi versi”, pubblicata da Garzanti nel 2006. Nel 2010 le è stato assegnato il Premio Caprienigma per la letteratura.

http://www.lacasadellapoesia.com/index.asp

Walter Mauro, La letteratura è un cortile

La letteratura è un cortile di Walter Mauro, Giulio Perrone Editore (Roma, 2011).

<<Questo libro è il cortile dove finalmente raduna tutti gli amici di una Vita. Anche, soprattutto quelli che adesso gli mancano. Poeti con le tasche colme di fogli, scrittori. Calvino armato di forbici, Moravia e la sua impazienza, Pasolini spericolato, Sciascia taciturno. Rafael Alberti ripensa a García Lorca, Carlo Levi chiede notizie di Neruda, Montale lascia in eredità un cappotto, Marquez ha paura di volare. Gli entusiasmi e le sconfitte; la musica, tantissima musica – la partitura di un’esistenza irripetibile che è un lungo tratto di storia del ‘900. Percorsa a ritroso con il passo allegro, mai nostalgico, “da marinaio appena sceso dalla nave che ha circumnavigato il mondo”.>>

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Addio a Luigi Di Ruscio, il poeta della condizione operaia

E’ morto stanotte a Oslo il poeta Luigi Di Ruscio, aveva 81 anni. Molto amato da Franco Fortini, Paolo Volponi e Salvatore Quasimodo, che lo definì “uomo d’avanguardia nel senso positivo, cioè della fede nell’attualità e per la violenza del discorso”. Era nato a Fermo nel 1930 ma era emigrato in Norvegia nel 1957. Il suo ultimo libro uscito in Italia La neve nera di Oslo, è stato pubblicato nel 2010 da Ediesse. Di Ruscio, che per quarant’anni ha lavorato a Oslo in una fabbrica metallurgica, ha pubblicato la sua prima raccolta di versi, Non possiamo abituarci a morire, con prefazione di Franco Fortini, nei primi anni Cinquanta. E sarà Salvatore Quasimodo a presentare, nel 1966, la sua seconda raccolta, Le streghe s’arrotano le dentiere. In quegli anni le sue poesie entrano anche nelle più importanti antologie tra cui proprio Poesia italiana del dopoguerra di Quasimodo. Tra i suoi libri di poesia anche: Istruzioni per l’uso della repressione con presentazione di Giancarlo Majorino, uscita nel 1980 per Savelli, ‘Firmum’ (peQuod 1999), L’ultima raccolta, con prefazione di Francesco Leonetti (Manni 2002) e le Poesie Operaie, con prefazione di Massimo Raffaeli, pubblicate nel 2007 da Ediesse 2007. E’ autore anche di testi di narrativa, fra cui: Palmiro (Baldini&Castoldi, 1996), L’Allucinazione (Cattedrale, 2008) e Cristi polverizzati con la prefazione di Andrea Cortellessa (Le Lettere 2009).

Raffaelli parla di Di Ruscio come di “una splendida eccezione, una assoluta singolarità, nel panorama della poesia italiana del secondo Novecento. Non un poeta-operaio come pure e sbrigativamente si è detto tante volte, quasi si trattasse di sommare il sostantivo all’aggettivo, o viceversa, ma un poeta capace di introiettare/metabolizzare/rielaborare la condizione operaia alla stregua della condizione umana tout court”.

la speranza andava mostrata subito
inutile tenerla nascosta per paura che venisse derubata
sostenerla con versi blasfemi o sferici
e alla fine delle composizioni
come sbattendo il coperchio
di una cassa da morto
per chiudere tutto

 

http://www.nazioneindiana.com/2010/06/09/intervista-a-di-ruscio/

La traduzione di poesia, Nicola D’Ugo

Inauguriamo una nuova sezione del blog Poesia“La traduzione di poesia”. 

Iniziamo con Nicola D’Ugo poeta, narratore, saggista, comparatista e traduttore.  Dottore di ricerca in Letterature di lingua inglese alla Sapienza. È stato fondatore e redattore del quadrimestrale di studi culturali Praz! (1993-1997) e redattore del mensile Notizie in… Controluce (1999-2001). Ha scritto numerosi saggi e curato monografie per libri e diverse testate giornalistiche ed accademiche. Ha tradotto per Arnoldo Mondadori Editore, Edizioni Empirìa e Semar Editore. È autore, con Alberto Mesina, dell’unica traduzione integrale del poema Altazor o il viaggio in paracadute di Vicente Huidobro, pubblicato da Semar.

Nicola D’Ugo ci propone due poesie «Il mio cuore» e «Come lei» , di Frank O’Hara e Anne Sexton.

<<Le poesie qui proposte, «Il mio cuore» e «Come lei»sono state scritte da due dei poeti che hanno esercitato una grande influenza sulla poesia americana, Frank O’Hara e Anne Sexton. Entrambi si caratterizzano per l’intimità cui invitano il lettore, e benché quest’approccio sia ritenuto tipico della poesia lirica, esso non lo è affatto. Nei brani che ho desiderato tradurre non è a tema l’universalità dell’uomo, né essi toccano questioni che cerchino di raffigurare l’uomo contemporaneo nella sua interezza. Se in essi ci si riflette, specchiandosi, ci si ritrova nei panni singolarissimi (e non per questo unici) degli autori che li hanno scritti. Un tale approccio lirico non ha neppure di mira farsi testimone di un’epoca, vissuta attraverso gli occhi del poeta. Nella loro diversità, O’Hara e Sexton si rivolgono al lettore parlando di se stessi, di ciò che sentono, nel minuto fugace e talvolta onnicomprensivo della loro carnalità esistenziale.

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La divisione della gioia

In un’atmosfera di erotismo conturbante, sospesa tra le note dissonanti dei “Joy Division” e la metafisica silenziosa dei quadri di Hopper, “La divisione della gioia” si sviluppa come un poema d’amore di lacerante intensità e bellezza, in cui voci maschili e femminili si richiamano, si scontrano, si cancellano, si confondono. Un dialogo incessante, in cui si alternano tenerezza e abbandono, rapimento e paura della perdita, e che si dirama come il delta del fiume su cui i personaggi si muovono, si lasciano, si ritrovano, tra sfondi naturali e paesaggi post-industriali che ricordano il “Deserto rosso” di Antonioni. Dialogo teatrale o racconto in versi? A qualunque luogo appartenga, questo libro batte e ribatte senza sosta, con un ritmo fermo e implacabile, la materia dei giorni, la storia di uno e l’ansia di tutti, il canto che silenziosamente accompagna la divisione del dolore e della gioia.

“La divisione della gioia” di Italo Testa, Transeuropa Edizioni 2010 (euro 9,50)

Qui ho appreso la luce sciolta sugli scafi al mattino
il buio incandescente e l’anima buia dei rami,

qui ho imparato a dissipare gli occhi, la bocca, il fiato,
a calarmi all’alba dentro un vestito di brina

qui ho svegliato sui fossi le canne inanimate nel bianco
la frontalità ignara dei pioppi eretti come ceri,

qui ho imparato a distinguere nel manto uniforme del giorno
l’intonaco di case insaponate nella nebbia,

qui ho perduto nell’acqua il tuo pegno raschiato dal cuore
e in un pomeriggio ignaro ho confuso i corpi e i volti,

qui ho consumato gli occhi sul volto lucente del mondo,
qui sull’argine alto mi sono inumato nel freddo.