Nadia Agustoni, “Racconto”

copyright photo: Poesia, di Luigia Sorrentino

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di Luigia Sorrentino

Nadia Agustoni dopo “Lettere della fine” pubblicato nel 2015 con la collana “licenze” Vydia Edizioni, ci consegna un nuovo libro di poesie, “Racconto“, nella collana “i domani” Nino Aragno Editore, curata da Maria Grazia Calandrone, Andrea Cortellessa e Laura Pugno. Con questa raccolta la Agustoni consacra la seconda fase della sua produzione poetica inaugurata proprio con le “Lettere“, opera seconda classificata al Premio Poesia Città di Fiumicino 2016. Continua a leggere

Wlodek Goldkorn, “Il bambino nella neve”

il_bambino_neveCos’è la memoria? Cos’è il passato? Cosa resta delle vite e delle morti di chi abbiamo amato, di chi ci ha preceduto? Riflessioni universali, che diventano lancinanti quando si applicano al passato di un ebreo, polacco e comunista, cresciuto nel dopoguerra in una patria che l’ha poi rinnegato. Continua a leggere

Francesco Iannone, “Pietra lavica”

IannoneNota di Rita Pacilio

Pietra Lavica di Francesco Iannone, opera venuta alle stampe per i tipi editoriali di Aragno, 2016 -risultato vincitore del Premio Letterario Subiaco città del libro, poesia – ha il pregio di avere uno sguardo semplice e chiaro sul mondo. Ogni poesia tende a mantenere aperta la domanda esplicita e implicita che sottende ipotesi e risposte alla presenza della Luce a priori. Luce che è fiammeggiante vitalità, creatività, sentimento, labirinto dell’intelligenza che mai si arrende alla malinconia, alla negazione e all’orrore. Anzi, l’approdo è nella direzione della circolarità pacificata in cui risplende il percorso dell’esistenza per niente sbeccato o consumato dalle brutture, ma tormentosamente misericordioso, così come nel pensiero di Piero Bigongiari. Le sezioni Da questa solitudine dei corpi, Qualcosa sorge, sono poli nevralgici che hanno la colata definitiva nella terza sezione Pietra lavica, da cui il titolo dell’intera raccolta poetica. I movimenti emozionali, a volte congegnati stilisticamente in maniera irregolare per metrica e ritmo, conservano il fremito interiore potente e ansante di una sensibilità che sfida l’attuale tortuoso, momento storico. Continua a leggere

Guido Crainz e Carlo Fusaro, “Aggiornare la Costituzione”

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«La prima parte della Costituzione superava ampiamente gli orizzonti culturali del tempo e proiettava il paese nel futuro: inevitabilmente invece la seconda parte – quella di cui oggi si discute – fu fortemente influenzata dai rischi incombenti, dalle incognite e dalle paure di allora. Tutto questo si aggiungeva all’esperienza ancora bruciante del fascismo. Di qui l’impostazione che poi prevalse, al termine di un percorso accidentato e non lineare».

Guido Crainz

«Non siamo a un cambiamento della Costituzione, a una sua trasformazione in qualcosa di diverso, tanto meno – come pure i critici più accaniti sostengono – a un suo stravolgimento: siamo di fronte a una incisiva modificazione che punta ad adeguare e ammodernare la sola seconda parte della Costituzione per renderla più funzionale».

Carlo Fusaro Continua a leggere

Raimondo Iemma, “Una formazione musicale”

raimondo_iemmaNota di Nadia Agustoni

Al suo secondo libro di poesie Raimondo Iemma ci porta una ventata di musicalità e libertà di cui troppe volte avvertiamo la mancanza. Con “Una formazione musicale” vincitore del XIX premio internazionale di poesia intitolato a Renato Giorgi, Iemma nato nel 1982, ci propone una raccolta in cui il disagio di persone comuni, con poche chance, non diventa disperazione ma piuttosto una ricerca per trarre tutto il possibile da quello che si vive. Libro politico senza retorica, ma nel senso di chi salva il privato e l’interiorità dal divenire “politica”, contratto, merce; libro sopratutto in cui c’è una ricerca stilistica che fonde musicalità e parlato, con il risultato di una resa poetica di grande freschezza. Continua a leggere

Marco Vitale, “Diversorium”

Vitale4Dalla nota di Giancarlo Pontiggia

Un sentimento di ansiosa precarietà pervade il mondo poetico di Marco Vitale. Oggetti, luoghi, persone sembrano ogni volta sul punto di perdersi, come se la ruggine del tempo potesse intaccarne da un momento all’altro la fragilissima patina. Di ciò che è stato, sopravvivono solo labili indizi – esili giunzioni, fili, lumi, soffi di un tempo remoto – che hanno a volte la consistenza di un sogno, e cui il poeta può opporre solo i fragili, anch’essi, eppure così tenaci, moti del cuore. Ne è spia la sintassi poetica, intessuta di vocativi, inversioni, reduplicazioni intensive, interrogative cariche di pathos («Possibile, nessuno parla, possibile?»), gerundi che sospendono il movimento dei pensieri, quasi a eludere il loro rovinoso volgersi a un esito immancabile, immedicabile. Continua a leggere

Alessio Alessandrini, “Somiglia più all’urlo di un animale”

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IN VISITA ALLO STRETTO, APPUNTAMENTO IN MARE APERTO

di Lucilio Santoni

 

Alessio Alessandrini, quasi fosse critico d’arte, sembra operare una descrizione dei graffiti che la vita incide, a volte con sbadata crudeltà a volte con disarmante dolcezza, sul volto e sul corpo degli uomini, dove ognuno si riconosce sia vittima sia colpevole in quella che è la razionalissima eppure assurda “manutenzione del Creato”. Sempre che Creato si possa chiamare l’odierna Zattera della Medusa, dove i naufraghi, pur fra merci e manufatti di ogni tipo, si cibano ancora l’uno dell’altro: il romantico Gericault non avrebbe immaginato epilogo più banale e contemporaneamente più doloroso per l’umanità.

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Edoardo Albinati, “La scuola cattolica”

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Roma, anni Settanta: un quartiere residenziale, una scuola privata. Sembra che nulla di significativo possa accadere, eppure, per ragioni misteriose, in poco tempo quel rifugio di persone rispettabili viene attraversato da una ventata di follia senza precedenti; appena lasciato il liceo, alcuni ex alunni si scoprono autori di uno dei più clamorosi crimini dell’epoca, il Delitto del Circeo. Edoardo Albinati era un loro compagno di scuola e per quarant’anni ha custodito i segreti di quella “mala educacion”. Continua a leggere

Luciano Luisi, “Tutta l’opera in versi”

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Nino Aragno Editore pubblica nel 2016, TUTTA L’OPERA IN VERSI 1944-2015 di Luciano Luisi.

Dall’Introduzione di Giuseppe Langella

Monumentale riepilogo di un’attività poetica protratta senza interruzioni lungo l’arco di un intero settantennio, il volume è anche un’opera organica e a suo modo originale, sia per la sistemazione tematica dei testi, sia per l’instancabile lavoro di cesello, eseguito perfino sulle bozze. Leggendo le liriche di Luisi, si ha l’impressione di sfogliare il grande album della vita, dove le circostanze biografiche del poeta s’intrecciano con gli episodi salienti della storia, dalle macerie del secondo conflitto mondiale ai recenti, drammatici, esodi di interi popoli, messi in fuga dalla fame e dalle persecuzioni. Continua a leggere

Il Servo Rosso/The Red Servant” Poesie scelte 1979-2002

valesioPaolo Valesio raccoglie in Il Servo Rosso/The Red Servant” Poesie scelte 1979-2002, a cura di Gabriella Sidoli , Prefazione di Piero Sanavìo (Format Punto a Capo, 2016) poesie scelte dalle opere principali della sua quarantennale attività poetica. Si tratta di un libro bilingue in cui le poesie originariamente scritte in italiano sono accompagnate dalle loro versioni in inglese.

Prefazione di Piero Sanavìo

In un’intelligente notazione di poco più di cinquant’anni or sono, Elémire Zolla indicava le difficoltà interpretative dei Vangeli prendendo spunto da una frase di Matteo (5,3) del cui testo greco, normalmente tradotto come «Beati i poveri di spirito», dava diverse, per quanto tutte formalmente legittime, letture. Interessante appariva la versione di Giovanni Crisostomo: «Beati coloro che sono umili non per forzata rassegnazione ma con spirito di elezione». Continua a leggere

“Nella punta là in alto dei Climiti”

elena_salibra_w6001-204x300-2La Fondazione Il fiore ha pubblicato nel 2016 “Nella punta là in alto dei Climiti”, studi su Elena Salibra con Nove poesie inedite.

La poetessa e il critico: la poesia nel suo farsi

di Marco Santagata

Come molti dei presenti in questa sala ho avuto il privilegio di godere dell’amicizia di Elena Salibra. Una amicizia vera, di quelle confidenti e profonde. Credo però di essere, se non il solo, uno dei pochi ad avere avuto il privilegio di intrecciare un dialogo, non è eccessivo dire quotidiano, con Elena poeta. Non posso dire di aver visto nascere un poeta, ma di aver seguito passo passo la sua maturazione, fino alla conquista di una cifra espressiva originale, questo lo posso dire. Continua a leggere

Mia Lecomte, “Al museo delle relazioni interrotte”

Foto di Dino Ignani

Foto di Dino Ignani

APPUNTI PER UN AUGURIO
di Carlo Bordini

Questo libro è un percorso, da elementi di crisi arriva al dramma. È un crescendo.
Una crisi famigliare, la crisi dell’amore.
Nello stesso tempo questo libro è una serie di invenzioni che partono da una scarnificazione di sé.
Non è, come certi altri, un libro rivolto a una persona, o meglio lo è anche, ma qualcosa lo distingue da quei libri che usano troppo il tu: non è un libro di recriminazioni.
Osserva il dramma. Come se fosse inevitabile. Crea un elenco di sintomi.
L’autrice è dentro se stessa. Quindi da un lato è il libro di una persona, di una persona che parla di sé e di quelli che ama.
Nello stesso tempo questo è un libro in cui non c’è l’io. Continua a leggere

Nadia Agustoni, “Lettere della fine”

lettere-della-fine-15.05.2015-3-785x589Nota di Fabrizio Fantoni

E’ un libro sorprendente “Lettere della fine” di Nadia Agustoni, una raccolta che si segnala per profondità e unitarietà, tutta incentrata su un’idea di “fine” reiterata e declinata nelle varie sezioni del libro in cui si delinea un percorso che gradatamente si forma man mano che si procede nella lettura.
La prima parte del libro è dominata dalla figura della fanciullezza. Il bambino, felice e inconsapevole, gode della scoperta del mondo ma istintivamente avverte che le gioie della giovinezza presto scompariranno lasciando il posto ad un senso di precarietà dell’esistere “ avremo le rondini per pochi anni: andranno nel breve di un’ala e nell’azzurro. Un paesaggio vivo arriva nel grigio dei fiumi: saremo un atterraggio di vento.” Continua a leggere

Sacha Piersanti, “Pagine in corpo”

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A cura di Luigia Sorrentino
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Dalla Prefazione di Roberto Deidier

Questo primo libro di Sacha Piersanti racconta: l’avventura del misurarsi con la lingua, una lingua che si dilata oltre il presente, oltre la quotidianità, perché la sua dimensione è quella della Poesia, da qualunque galassia arrivi. Annullando il tempo, o meglio la storia, Piersanti può ampliare i propri confini espressivi, ma pagando comunque un prezzo: quello di aver creato un linguaggio in perenne tensione, sempre affacciato sulla contemplazione di quel cosmo, da cui prima o poi dovrà decidersi a prendere le distanze per abitare infine il proprio cosmo. Per dare alle sue parole una casa. […]
Queste prime poesie che segnano il suo esordio, lasciano intuire che la forzatura di Piersanti saprà orientarsi e far lievitare la sua lingua verso la conquista, o come diceva Calvino la “fondazione di uno stile”, per reinventare un mondo, o quegli spazi di mondo, che per noi possano continuare a parlare, a dare quel senso che solo la poesia può dare.
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Chandra Livia Candiani, “Bevendo il tè con i morti”

libro10Nota di Nadia Agustoni

Ripubblicato da Interlinea è di nuovo disponibile “Bevendo il tè con i morti” di Chandra Livia Candiani. La prima edizione del 2008 era esaurita da tempo e il libro merita di essere conosciuto e riletto. Un canzoniere intenso di cui non so dire se la visione precede la parola o la parola contiene il suono che conduce l’immagine. Immagini forti, segni incancellabili di un vivere dentro la materia del nostro mondo, senza rifiutare nulla, ponendosi però sul margine d’ombra che consente di vedere e dire sempre qualcosa in più. Continua a leggere

I racconti di Sergio Livio Nigri

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Nota di Daniele Campanari

Che i rapporti umani siano governati da meccanismi difficili da codificare è cosa nota. Così come sono note le goffe manovre per le quali mettiamo in atto, tutti, un sistema fatto da tentativi di approccio tra uomo e donna che possono generare umorismo, ilarità, o ancora tenerezza. La rete magica (Greco & Greco Editori) di Sergio Livio Nigri (pseudonimo di Arrigo Lampugnani Nigri) racconta da un punto di osservazione privilegiato (che è quello dell’immaginazione) cinque storie per altrettanti nomi di donna
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Elisa Donzelli, “Giorgio Caproni e gli altri”

cop (2)Temi, percorsi e incontri nella poesia europea del Novecento (Marsilio Editore, 2016, euro 22,00).

Il saggio di Elisa Donzelli, raccoglie i risultati di un intenso lavoro di ricerca condotto all’interno di archivi italiani e stranieri del Novecento. È un libro sulla poesia di Giorgio Caproni ed è un libro su altri scrittori, artisti e intellettuali testimoni dell’eredità culturale di uno dei protagonisti della poesia europea del Novecento.

Altri protagonisti non solo italiani poiché sin da giovanissimo Caproni ebbe a che fare con contesti che superavano i confini nazionali. Da un lato grandi voci della poesia italiana: Mario Luzi, Vittorio Sereni, ma anche Libero Bigiaretti, Mario Mafai, Diego Valeri, Margherita Guidacci il cui dialogo con il poeta livornese viene scoperto o riletto alla luce delle carte ritrovate. Continua a leggere

Simone Di Blasio, “Partita Penelope”

ac1456d9-f4cd-4cad-8074-d4ea4a751dbfdi Daniele Campanari

Dimenticate la famosa vicenda, narrata da Omero, che racconta l’attesa di Penelope per il ritorno di Ulisse. Dimenticatela e sostituitela con qualcosa che è nuovo. Perché nessuno mai aveva detto il contrario dopo quella notte (la notte d’amore narrata da Omero), quindi nessuno aveva ribaltato la storia. Prima di Simone di Biasio che con “Partita” (FusibiliaLibri, 2016, pp 64) immagina ciò che non è successo consegnando all’uomo il nervosismo dell’aspettativa. “Partita” è un lungo monologo in versi in cui l’eroe rimane solo sulla spiaggia di Itaca: è sconcertato e si rivolge alla sua compagna spiegando le ragioni dell’assenza. Continua a leggere

Fosca Massucco, “Per distratta sottrazione”

Layout 1Dalla Prefazione di Elio Grasso

[…] la poesia di Per distratta sottrazione addita la realtà della carne che va nel vuoto, con tutta la fine del ’900 messa lì come fosse semplice addentrarsi in questa investitura. Non lo è, l’autrice lo sa, e […] non ci pensa due volte a decretare, ben dentro la struttura del verso, un’epica fin viscerale, domestica e altresì pubblica, un’epica che non si conforma alla fine degli scrittori, quelli che mettevano in chiaro ostilità verso i poteri biblici o riscaldati come brodo politico. Fenoglio, Vittorini qui non sono francobolli commemorativi ma incagliamenti che mirano a far fuori lo sporco corrente. […] Scrive, e non lo istruisce, che la luce, lux, sta sopra la terra, e gli esseri soprastanti muoiono. Come in un libro di lettura diventa facile capire in che modo lux serva a mostrare l’evento-morte. Nasce qui una prospettiva del verso che non è cupezza, né tattica il cui scopo sia far finta di nulla, anzi si avverte un piazzamento stabile contro la famosa nebbia “iniqua”, stabile nei territori abitati dalla poetessa. Continua a leggere

Francesco Balsamo, “Cresce a mazzetti il quadrifoglio”

Nota di Nadia Agustoni

Un bellissimo disegno dell’autore apre “Cresce a mazzetti il quadrifoglio” e gli occhi di Francesco Balsamo anticipano, nei tratti a matita, le parole dei suoi versi. Versi di tenerezza, ma senza autocompiacimento e fili di una malinconia che affiora sempre, ma senza rabbia. Il linguaggio è lieve, chiaro, con prevalenza del frammento e una vena surreale fin dal testo di apertura: “fare la gallina delle cose in miniatura/ come faccio io/ e con tutte le parole/ sparire nel calzino nero di una poesia” p. 12.

Eventi quotidiani e cose minime ci dà la voce dell’autore, la cui poetica è una delle più mature e interessanti, tra quelle apparse negli anni zero. Balsamo è siciliano, la sua isola si affaccia qua e là nei testi e sentiamo così il sapore della vita in una provincia in cui l’inatteso accade: “ digrigna di caldo il giorno/ la testa di leone della luce/ io salto giù da una/ delle quattro torri del tavolo” p. 53; e l’amore ha gesti e parole che riconosciamo e nello stesso tempo sanno essere nuovi: “servirebbe scriverti/ cominciando dal pane —/ uno vive in piedi come il grano…/ p.48. Continua a leggere

Libero de Libero trentacinque anni dopo

81f5c926-5d67-46ad-87a7-79510c9bad54di Daniele Campanari

Sono passati trentacinque anni dalla morte di Libero de Libero. Del poeta, nato a Fondi, alcuni studiosi hanno scritto occupandosi dell’esistenza tormentata da misteriose vicende personali, prima di tutto, ma anche delle poesie edite e inedite lasciate in eredità. Un’eredità che però resta ancora sconosciuta a molti lettori.

Chi invece prova continuamente a renderla nota, analizzando l’intera bibliografia del narratore fondano, è Leone D’Ambrosio, poeta nato a Marsiglia ma residente da diversi anni a Latina. D’Ambrosio, profondo conoscitore dell’opera deliberiana essendosi laureato in letteratura italiana con una tesi dedicata, ha dato alla luce un importante saggio critico dal titolo “Museo. La poesia ceneriera di Libero De Libero” (pp. 122 Edizioni Ensemble, Roma, 2016). Continua a leggere

Fabiano Spessi, “Una promessa di felicità”

spessiDalla nota di Giulio Greco

Si legge una volta la raccolta di Fabiano Spessi e si ricava l’impressione di averne scandagliato la profondità; subito dopo la si vuole rileggere e ci si accorge che elementi importanti erano sfuggiti; la si prende in mano per la terza volta e affiorano particolari nuovi. Perché? Perché questi versi nell’apparente cristallinità celano un fiume carsico che risveglia ricordi, esperienze, immagini della Milano contemporanea.

E la città, che può essere considerata contemporaneamente emblema di un mondo globalizzato e luogo in cui vive l’autore, è presente con una concretezza “visiva” con i suoi bar, i supermercati, i kebab, la periferia, i centri commerciali, le vie, le luci, i negozi, il mondo della moda, l’Expo… luoghi sempre riflessi nella mente dei personaggi che di volta in volta contribuiscono a delineare il “mondo interiore” dell’uomo del nostro tempo.

Ne risulta una visione squallida, perché lì infatti, si celebrano i riti della banalizzazione, cui non sfugge l’ambiente dei film e della letteratura, l’immagine della donna, lo stesso sentimento d’amore: tutto si compera, tutto si vende. […]
Continua a leggere

Luisa Pianzola, “Una specie di abisso portatile”

libro-pianzoladi Nadia Agustoni

La poesia di Luisa Pianzola in questa nuova raccolta “Una specie di abisso portatile” 2015, attesta un interrogarsi rigoroso sulla memoria e sul presente e nello stesso tempo la fluidità e porosità della lingua; lingua viva che respira e sa raccontare il tempo, il lavoro, il corpo, la speranza e l’indifferenza. Temibile lo sguardo dell’autrice che indaga le più riposte pieghe della modernità, dai suoi miti materni (e paterni), fino agli echi di un capitalismo quotidiano e famigliare che riverbera di non detti, come di frasi rivelatrici e cattivi pensieri. E’ forse la cattività in cui ci stringono le mode, i vezzi, i conformismi a fare da filo conduttore tra le sillogi che compongono questo libro. L’autrice, più che onestamente, non si chiama fuori; nessuno è assolto, nemmeno indicato a dito, piuttosto ne escono evidenziate le trasformazioni a cui si soggiace a volte senza capirle. Continua a leggere

“Come una piuma sul dorso della mano”

pradaA cura di Daniele Campanari

Nella presentazione al libro viene descritto un paesaggio, probabilmente un passaggio da una parte all’altra. Parla del vento (del quale se ne straparla in poesia, come per l’amore e altre cose che fa la natura) “il cui significato va ben oltre il suo valore denotativo in contesti apparentemente da idillio”. “Come una piuma sul dorso della mano” (Nino Aragno Editore), del medico-autrice Natalia Veronesi Prada, deve essere leggero proprio come una piuma; forse a rischio caduta quando quel vento del quale si diceva magari soffia più forte, forse indimenticabile per il tempo e i luoghi che la vita scandisce e fa vedere davanti a ognuno con questo ognuno che sa di poterne fare ciò che vuole. E  sempre nella prefazione viene scritto:  “La raccolta poetica si propone come un regesto devozionale, che cresce a poco a poco, quasi giorno dopo giorno, anno dopo anno, come a voler segnare col suo accumulo ordinato e paziente di versi ed emozioni la devozione all’immagine di un io profondamente compreso di sé e delle proprie ragioni. Il paesaggio si fa improvvisamente limpido e terso, per via di un elemento dinamizzante, il vento, entrato prepotentemente in gioco […]”.

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Rita Antonietta Gorini, “Viaggi di versi”

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Nota di Beniamino Soressi

Con la raccolta poetica intitolata “Viaggi di versi”, l’autrice ha scandagliato il proprio passato, alla ricerca di un modo per interpretare ed esprimere se stessa. Il titolo scelto per la prima sezione, Affreschi, appare molto significativo per riflettere sulla poetica dell’autrice che, partendo da memorie impresse “sull’intonaco dell’anima”, intende richiamare i visi, le usanze, i gesti, le parole e gli ambienti che hanno caratterizzato la propria vita, a cominciare proprio dagli affetti, delineando come in un dipinto immagini di vita quotidiana con la propria famiglia; ecco dunque le poesie dedicate alla madre, al padre e ai nonni. Si propende qui per una lirica narrativa basata sul verso libero per descrivere in modo spontaneo scene di vita domestica.

Un altro tema affrontato dall’autrice è quello dell’“assenza” di soggetti che appartengono al proprio vissuto. Indagare all’interno di queste assenze provoca nostalgia nella poetessa, come recita il titolo di un suo componimento. Di fronte a questo sentimento “l’unica scelta quando non c’è scelta” è la rassegnazione per un tempo scomparso, per il vuoto lasciato. Continua a leggere

Alessandro Canzian, “Il colore dell’acqua”

 

ilcoloredellacquaESTRATTI DA: Il colore dell’acqua, di Alessandro Canzian, Samuele Editore, 2016

Oggi all’A&O di Pordenone
ho comprato un profumo per la casa,
di quelli a pochi soldi, perché
mi ricordava l’odore d’una donna
che conoscevo tanto tempo fa.
Si, proprio quell’odore lì,
di vaniglia acre che ti suda
e ti fa male al cuore.

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Remigio Bertolino, “Litre d’ënvern”

lettere_invernoA cura di
Daniele Campanari
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Era il dicembre dello scorso anno quando Nino Aragno Editore pubblicava Litre d’ënvern (Lettere d’inverno) di Remigio Bertolino. Una raccolta di poesie costituta da sette sezioni tematiche: Anni di apprendistato, Segnavento, Il profeta, Cin, Il chierico, Lettere d’inverno, La guerra del sale, ciascuna delle quali autonoma e conclusa in se stessa e legata alle altre da una rete di anticipazioni che creano una architettura nitida e elegantissima. Nel suo manoscritto, Bertolino scava nel segreto della lettera: deriva da qui la grazia delle sue parole esatte, precise, concrete, in cui vibra la risonanza del vento che le muove. Luoghi remoti, addirittura eremitici. Montagna povera, fatica, solitudine e silenzi. Figure defilate e però fantasiose, fantasticanti, fantasmatiche, persino fiabesche. Continua a leggere

Sonia Lambertini, “Danzeranno gli insetti”

lambertinidanzerannogliinsettiOPERA PRIMA
a cura di Luigia Sorrentino

Nel giorno del mio giudizio
quando il corpo sarà in scadenza
la bocca sarà colma di terra
danzeranno gli insetti
il ritmo assordante non mi farà dormire
e come nei banchetti degni di rispetto
trionferanno gli avanzi
le formiche ne faranno scorta
sottomano la mappa
cenni di anatomia
viaggio di sola andata.

Sonia Lambertini vive a Ferrara. Si è laureata in Scienze dell’Educazione. Sue poesie sono apparse in antologie, riviste, blog e siti letterari on line. Questa è la sua prima pubblicazione.

Guido Gozzano, “Le poesie”

guido_gozzanoDall’Introduzione di Edoardo Sanguineti

Gozzano, cosciente dell’obsolescenza, non finge entusiasmi, e non si getta dentro: è il suo vero esilio. La sua linea di condotta è gustosamente paradossale: anziché fabbricare il moderno destinato all’invecchiamento, come accade per i vini di buona annata e per ogni neue Dichtung, cioè l’obsolescenza, fabbrica direttamente l’obsoleto, in perfetta coscienza e serietà. Ciò che è di moda è da lui contemplato e assunto come già démodé: il tocco da fantino è subito percepito come esotico nel tempo, esattamente al modo in cui (rovesciato il procedimento) la fotografia è una «novissima cosa». Il segreto di una poetica degli oggetti, se vogliamo, è tutta qui: si tratta di intendere che tutto è datato, irrimediabilmente datato («Adoro le date. Le date: incanto che non so dire...»), e che dunque, in partenza, la degradazione del consumo fa di ogni immagine, di ogni «bella cosa viva», una «vecchia stampa», anche e soprattutto ove si tratti di realtà di forte evidenza «moderna», come avviene per l’automobile di Totò Merúmeni, e per presenze affini. Non resta che coltivare cose «vestite di tempo»: ma tutto è già vestito di tempo, ormai.

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Enrico Fraccacreta, “Tempo ordinario”

cove.okDalla Postfazione di Davide Rondoni

“… Questo libro è un taccuino di viaggio e di caccia. Mentre il tempo, i treni, le ideologie, le stagioni passano, il poeta cercatore si muove tra visioni e gemme di alberi, tra abissi e indizi. E soprattutto l’indizio del padre, della figura che spinge alla vita anche ora che non sempre è visibile (…) Tra gli indizi di quel controtempo nel tempo ordinario ci sono i volti degli amici, i loro dialoghi, e l’apparire del disegnatore Andrea Pazienza anch’egli in rapporto con il padre – come figura arcaica, che chiede perché è stato lasciato solo, o dell'”abruzzese che ha un passo più antico dell’Occidente”, i treni in cui i ragazzi cambiano le età, le mandrie mutate in pompe di benzina contro albe di cenere, le ginestre “ancora fredde” in aprile. Questo cercatore di indizi è un ottimo poeta, sa incrementare con la finezza e la forza della sua visione la vita reale che viviamo. La sua opera, il suo fervido e sapiente poiein, ci dona un mondo – e una precisa geografia che diventano emblema e occasione di riconoscimento per tutti.” Continua a leggere

Pietro Federico, “Mare aperto”

mare_apertoDalla nota di Umberto Piersanti

Mare aperto vuole dire che «siamo nel cuore del mondo». Lo attraversano vicende e sguardi: talora si è là, in mezzo alle acque; in altri momenti si guarda dalla riva, una riva reale e contemporanea con tanto di sdraie, bar e ombrelloni: «quella coppia entra in mare correndo, / ridendo, / senza guardarsi».

Vicenda, sguardo e riflessione si alternano in queste pagine. Il senso delle cose è continuamente perseguito, ma senza fobie ed ossessioni, quasi con una «tranquillità di cuore» che, però, non esclude ferite e lacerazioni.

Cos’è questo mare, forse una metafora d’un cosmo, del quale certo fai parte, ma che non ti garantisce alcuna indistruttibile permanenza? Tale indicazione sembrano dare questi versi: «Non ci credono e ti dicono / che un giorno vivrai tra le stelle / che vivi o muori / che un giorno volerai fuori dalla tua pelle». Continua a leggere

Mario Caligiuri, “Cyber Intelligence”

caliguriPrefazione di Umberto Gori

Nei prossimi anni sul nostro pianeta la popolazione virtuale sarà maggiore di quella reale e la rete sarà sempre più un campo di battaglia. L’aumento esponenziale delle connessioni imporrà ai poteri pubblici di approntare strumenti adeguati per coniugare due valori fondativi della convivenza democratica: la libertà e la sicurezza. In tale quadro la cyber intelligence è destinata a rappresentare uno strumento fondamentale. Definirla non è semplice, poiché in essa convivono due elementi che operano con logiche differenti: l’intelligenza, dote prettamente umana, necessaria per assumere decisioni, e lo spazio digitale, popolato da tecnologie sempre più pervasive.
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Sergio Costa, “Un’intera umanità”

premio_2016OPERA PRIMA
a cura di Luigia Sorrentino
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Questo è il libro di esordio di Sergio Costa, costruito gradualmente, con anticipazioni uscite sull’ “Almanacco dello Specchio” e su “Quadernario”, e adesso rielaborato con grande cura. Si avverte subito l’originalità del pensiero e l’asciuttezza lucida dello stile, oltre alla chiarezza degli spunti tematici, a partire appunto dal suo incrocio tra animali e uomini, che sembra riprendere e orientare in modo del tutto personale un titolo e un argomento di riflessione per immagini trattato da Ermanno Krumm in uno dei suoi libri migliori. Vediamo questi animaletti che si muovono, così simili a noi esseri umani, e il loro strenuo e apparentemente vano agitarsi. Costa ci presenta personaggi senza volto, ricostruendo episodi di vita, ma come sottratti alla vicenda in cui si trovavano inseriti, per poi tornare ancora agli animali, nel gioco raffinato, acutissimo, di un vero e proprio bestiario, dove la precarietà misteriosa dell’esistere è sempre al confine col nulla, “perché da dentro la carne ci chiama / l’assenza, comunque la metti / viene fuori da tutte le parti.” Continua a leggere

Davide Maria Quarracino, “Frangiflutti”

Davide-Maria-Quarracino-Frangiflutti-copertinapiattaOPERA PRIMA
A cura di Luigia Sorrentino

Dalla Prefazione di Luisa Pianzola

Scrivere poesia non è una faccenda semplice. Bisogna sfrondare, già nella mente, prima che diventi parola scritta, il pensiero o l’immagine metaforica da cui solitamente scaturisce il testo nella sua completezza, per evitare di cadere nei tranelli dell’ovvio, della retorica, del sentimentalismo, della pedanteria. Di tutto ciò, insomma, che distoglie rapidamente l’attenzione di chi incappa in una raccolta di versi mediocri. Solitamente, questo processo avviene con una certa naturalezza non prima dei trent’anni (la parola poetica ha un’evoluzione lenta), in coincidenza con una maturazione stilistica che non può non accompagnarsi a quella di tipo esperienziale, esistenziale. Difficilmente, insomma, le prove d’esordio anche dei poeti più grandi non sono esenti da una certa quota di enfasi tipica dell’età. Continua a leggere

Barbara Herzog, “Se non nel silenzio”

barbara_herzogPrefazione
di Francesca Serragnoli

C’è una chiarezza nel mondo, senza confini, chiamata sofferenza. Vicina o lontana che sia, ne siamo impastati nel corpo e nello spirito dalle origini del mondo. Franco Loi in una sua poesia, cito a memoria, scriveva: “ogni volta che mangio, qualcuno muore”. Immagino si riferisse alle notizie del telegiornale. Ecco, questo libro non sono le news di prima pagina raccontate con gli occhi della poesia. Non è un libro furbo che ha trovato un argomento “commerciale”  (l’esagerazione non politicamente corretta è per capirsi). Certo, il primo commento, buttato lì, è quello che il dolore che il libro tocca (con mano) è quello che percorre un fiume sotterraneo, parallelo: i migranti, i futuri rifugiati, i derelitti. Noi lo vediamo alla televisione e, come gli operatori, ci mettiamo i guanti di gomma. Ma non è questo, ripetiamo, il commentino che può torturare la mente e la pancia. Lo scontro principale è su “cos’è umano” e la chiave di lettura, credo, sia “non si assomigliano/ se non nel silenzio”.

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Sergio Livio Nigri, “Vivendo e in parte vivendo”

NigriDall’Introduzione di Patrizia Valduga

Si potrebbe dire che Vivendo e in parte vivendo è il diario frammentato, sconclusionato e inconcludente di un ottantenne (sotto lo pseudonimo di Sergio Livio Nigri si nasconde uno degli ultimi rappresentanti della più colta e raffinata borghesia milanese, industriale e editore, la cui madre è stata amica e mecenate di Enzo Paci e di Manzù amica di Sereni….) un ottantenne egocentrico e nevrotico, che non fa che rigirarsi, con sicurezza e con angoscia, dentro la sua gabbietta di abitudini rassicuranti e paralizzanti, torturanti e salvifiche, e che di colpo prende a fantasticare di uscire, di volare via, anche se il suo non potrebbe essere “un volar basso” – come dice Raboni della musica di Brahms – “con la grazia malinconica di un uccello fedele al passaggio terrestre”. Continua a leggere

Fabrizia Ramondino: interviste, saggi editi e inediti, testi critici

ramondino_pastoreL’ILLUMINISTA, Rivista di cultura contemporanea fondata e diretta da Walter Pedullà, dedica un numero alla scrittrice FABRIZIA RAMONDINO. Si tratta di volume monografico (n. 43/44/45 anno XV) curato da Beatrice Alfonzetti e Siriana Sgavicchia, che raccoglie saggi inediti di studiosi e critici italiani e stranieri sull’autricesaggi già editi e articoli e recensioni usciti in occasione della pubblicazione delle opere di:  Franco Sepe, Giuseppe Quatriglio, Titti Marrone, Vittorio Gennarini, Giuseppe Pontremoli, Novella Bellucci, Valentina Di Rosa, Laura Ferro, Biancamaria Frabotta, Continua a leggere

Szymborska, la gioia di leggere

Wislawa-Szymborska1In Italia, paese in cui molti scrivono poesie, ma pochissimi le leggono, Szymborska piace. Da questa semplice, perfino banale constatazione, è nato il progetto di questo libro. Nobel per la Letteratura 1996, nel nostro paese la poetessa polacca ha conquistato decine di migliaia di lettori.

A tutt’oggi i suoi versi e la sua figura vengono frequentemente citati sulla stampa, alla radio e alla TV, in canzoni e spettacoli teatrali, graphic novel e centinaia di siti web, blog e video. Una simile popolarità ha spinto la critica a percepire questa “presa” sui lettori come una salutare reazione ai vizi di certa nostra poesia. In questa raccolta di saggi, la prima dedicata in Italia all’opera della poetessa polacca, ci si è interrogati su quali siano gli elementi propulsivi di questo consenso condiviso e sul perché la poesia di Szymborska, malgrado, o forse proprio a causa della fama di autrice non complessa, in Italia abbia finora stimolato scarse letture critiche. Continua a leggere