Opere Inedite, Maria Benedetta Cerro

Opere Inedite
a cura di Luigia Sorrentino

Oggi, a Opere Inedite, leggiamo la poesia di Maria Benedetta Cerro che mi ha inviato delle poesie raggruppate sotto il titolo: ‘Dimora della folle insonni’.

Una parola ‘innamorata’ della poesia, quella di Maria Benedetta, che esordisce nei testi che mi ha inviato con questi versi: “Non ti chiedo di amarmi/ – estatico e mite il filo di parole / inattuabili che alimentano / il segreto fiume del sogno”- .

Una parola che sta tutta dentro “le ore delle selve e dei boschi” che esprime con precisione una visione estatica della natura. Una poesia che parla e fa parlare anche “coloro che non hanno voce”. Continua a leggere

Opere Inedite, Gian Piero Stefanoni

Opere Inedite
a cura di Luigia Sorrentino

Oggi leggiamo la poesia di Gian Piero Stefanoni che mi scrive di aver sempre avuto una certa difficoltà e ritrosia di fronte a qualsiasi dichiarazione di poetica che lo riguardasse e spiega: “Io credo, più semplicemente, in una parola e in un ascolto che sia al centro delle cose e del mondo, a partire dunque dalle dinamiche che determinano  noi stessi e agli altri.” Gian Piero è l’esempio vivente di come la poesia – un certo tipo di poesia – possa ‘avvicinare’ l’uomo a una presenza divina. Ringrazio particolarmente Gian Piero per la sua grazia, per la saggezza semplice e disarmante delle sue parole. Continua a leggere

Opere Inedite, Daniela Attanasio

Opere Inedite,
a cura di Luigia Sorrentino

Oggi a Opere Inedite, Daniela Attanasio (ritratta da Dino Ignani). Di Daniela ricordo innanzitutto il modo di guardare. Daniela fissa gli occhi del suo interlocutore e parla in modo chiaro, diretto, senza alcun artificio. Il tono della sua voce, quasi monocorde, riverbera in questi suoi nuovi ‘appunti’ sulla poesia.

appunti

“la poesia è il tentativo di mettersi in contatto con la pienezza della realtà. un modo euforico di stare al mondo, perché la vita entra come una corrente d’aria che riossigena. ma anche distruttivo, perché la realtà, una volta rintracciata, spazza via l’ovvietà di ogni certezza.
fare luce, fare emergere la realtà, coglierla sul nascere. per fare questo mi servo del paesaggio che conserva il tempo nella sua durata e si rinnova modificando forme e confini. la mia poesia non è un oggetto linguistico ma un atto di vita. il linguaggio è lo strumento che la fa muovere: non sottrae, non riduce ma amplifica, aggiunge.

l’isola del mio ultimo libro è un’unità di misura, il tempo un grande contenitore”.

di Daniela Attanasio

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Opere Inedite, Michele Nigro

Opere inedite
a cura di Luigia Sorrentino

“Il mio modo arcaico di fare poesia nasce dall’esigenza di fornire, prima di tutto a me stesso e poi anche all’eventuale lettore, un’immagine scremata, sobria, asciutta, arcaica appunto di ciò che la vita mi fornisce quotidianamente o mi ha fornito in passato. Questa scelta, a volte, va a discapito di quella poesia concepita come intrattenimento piacevole e di una metrica ‘educata’ e matematicamente coerente. La rima è al servizio di una ‘filastrocca primordiale’ perché l’obiettivo del verseggiare è la ricerca di una verità seppellita sotto tonnellate di avverbi, aggettivi inutili e di immagini collettive di origine televisiva che non appartengono all’individuo. Uno degli obiettivi della poesia è ‘ripulire’ l’Io da certi prolungamenti prosaici per ritornare alle origini del pensiero. I singoli versi composti da non più di tre o quattro parole, determinano nella mente del lettore la formazione di frammenti lapidari, scomodi da leggere, grezzi, sacrificando consapevolmente la bellezza e la musicalità, e rasentando in alcuni casi un’ossessiva paronomasia. Anche le ricerca di una ‘rima interna’ contribuisce ad alimentare un suono ossessivo che è catarsi.”
di Michele Nigro Continua a leggere

Opere Inedite, Fiorella D’Errico

Opere Inedite
a cura di Luigia Sorrentino

Fiorella D’Errico vive e lavora a Roma. Sin da giovanissima ha scritto poesie, che conservava in quaderni, sul mondo e su se stessa. Poi la vita l’ha distolta da questo difficile e insieme splendido esercizio, e la voce interiore ha taciuto, per molti anni. Da qualche tempo ha ripreso, spinta da una necessità ineludibile: la poesia è per lei un modo di capire, un porsi incessanti domande, e – a tratti – tentare qualche risposta.
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Opere Inedite, Amedeo Anelli

Opere Inedite
a cura di Luigia Sorrentino

Oggi leggiamo la ‘lezione di poesia’ di Amedeo Anelli, che ci parla della ‘poesia di pensiero’, in cui etica deve essere in tensione con esteica, sapere con suono e ritmo, comprendere e considerare.

“Non credo che all’interno delle tradizioni occidentali esista un ‘pensiero poetante’, ne ho già scritto, al massimo data la struttura del logos si può fare una poesia di pensiero in cui etica sia in tensione con estetica, sapere con suono e ritmo, comprendere e considerare. Ma come farlo senza fare filosofia in versi? Trasformando il testo in un interrogante, dove accanto a strutture enunciative, narrativo-liriche trovano posto, in un quadro polifonico aperto, anche metricamente (polimetrico), una teatralizzazione del testo nella quale, l’interrogazione filosofica è in dominante. In tale genere di testi, come in tutte le arti il senso non viene discusso ma presentato, ‘focalizzato’, intensificato, portato ad alta ‘densità’. Di qui l’utilizzo ampio di campi semantici e delle leggi dello ‘staccato’ e del ‘legato’. Continua a leggere

Opere Inedite, Anna Buoninsegni

Opere Inedite
a cura di Luigia Sorrentino

Anna Buoninsegni  cita Keats per spiegare il suo rapporto con la poesia: E’ come l’aria, c’è ma non si vede.’ E scrive: “La poesia è ovunque si posi il respiro, ovunque ci sia vita. Forse non nell’inferno, dunque, o ai poli o nel magma della terra o nelle lontane galassie. La poesia è cosa terrestre e umana.
La poesia in forma di parola mi è venuta incontro presto, nell’infanzia solitaria quando ‘pronunciare’ era un medicamento e poi dopo, mi si è rivelata piano piano, negli incontri, nei naufragi, dove era sempre lì a tendere un filo di salvezza per uscire dai labirinti.
La lotta con lei è sempre tenace, l’angelo mostra il suo bagliore ma non il volto che potrebbe fulminare. E allora l’ ‘innamorante’ parola diventa il desiderio di poter scoprire chi è l’amore che in lei si cela. Impresa tentata ma mai raggiunta: solo senza possesso in realtà il dono si mostra e si concede …”

di Anna Buoninsegni Continua a leggere

Opere Inedite, Maurizio Soldini

Opere Inedite
a cura di Luigia Sorrentino

Oggi leggiamo la poesia di Maurizio Soldini, medico, filosofo e poeta. Soldini mi scrive che la poesia la frequenta da anni lontani, praticamente dall’adolescenza, e pertanto, prima della medicina e della filosofia. Aveva da poco terminato il liceo quando diede vita a uno scambio epistolare con il grande poeta, Eugenio Montale. Dopo quella esperienza però Maurizio mi scrive di essere stato assorbito da altro, più che dalla poesia, e rivela: “alla poesia ho fatto ritorno  nel 2006, quando ho iniziato a rendere pubblici i miei testi.” La particolarità della poesia di Soldini è quella di mettere in comunicazione fra loro diversi linguaggi: quello scientifico, filosofico e letterario, prediligendo, in particolare, la bioetica, per Soldini “fondata sull’etica pratica aristotelica e tommasiana, ripresa e riabilitata nel Novecento da pensatori quali MacIntyre, Nussbaum, Abbà, eccetera.”   Continua a leggere

Opere Inedite, Gianni Scarparo

Opere Inedite
a cura di Luigia Sorrentino

Pubblico per Opere Inedite 17 poesie di Gianni Scarparo, una delle vittime dell’alluvione a Roncajette di Ponte San Nicolò nell’ottobre del 2010.  Gianni è la dimostrazione vivente di come può improvvisamente cambiare la vita di un uomo, di una donna, di fronte a un evento traumatico che segna indelebilmente la propria storia personale.  I suoi versi sono testimonianza, impegno civile, uno dei principali valori della poesia.

“Mi chiamo Gianni Scarparo sono nato a Bagnoli in provincia di Padova nel 1961. Sono venuto ad abitare con mia moglie Fabiana proprio qualche mese prima dell’alluvione a Roncajette di  Ponte San Nicolò sulle sponde del Bacchiglione, un borgo contadino sospeso ancora chi sa per quanto nella campagna, con la città che preme inesorabilmente alle porte.

Sono per formazione un ingegnere elettronico e non ho mai pubblicato alcunchè.

Cercando del materiale su Raboni sono incappato nel vostro sito. Vi invio alcuni versi sull’alluvione del Novembre 2010 che come tante altre ha invaso anche la nostra nuova casa, lasciando oltre alla muffa e al fango, il ricordo di un passaggio all’inferno.”

di Gianni Scarparo
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Opere Inedite, Francesca Ghiribelli

Opere Inedite
a cura di Luigia Sorrentino

Francesca Ghiribelli, poeta esordiente, considerata anche la sua giovanissima età, possiede la forza degli occhi  che si richiede al poeta.  Francesca mi scrive che fino a poco tempo fa  ‘nascondeva’ i suoi scritti nel fondo di un cassetto, perchè era ancora insicura, indecisa, di portare alla luce la sua vera natura di poeta.  “Avevo solo sei anni quando strappando un piccolo foglietto ingiallito impressi le prime timide parole che con una elementare grafia si abbracciavano fra loro intrecciando delle goffe rime, le quali il tempo ha perfezionato in modo da renderle autentiche per il cuore e per me che non avrei immaginato di poter realizzare il mio più grande sogno di bambina.
Sì, fino ad un anno fa guardavo le vetrine e continuavo a nascondere le mie piccole grandi ‘creature’ nel cassetto pensando che nessuno mai un giorno potesse leggerle con piacere oppure soltanto degnarle di uno sguardo. Continua a leggere

Opere Inedite, Vladimir D’Amora

Opere Inedite
a cura di Luigia Sorrentino
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Vladimir D’Amora ha 36 anni, napoletano mi scrive, “Non amo Napoli, e non solo perché la pizza è ormai di gomma”. Si definisce indeciso tra Cruyff e Maradona ‘separato’ mi scrive “vendo quelle scritture la cui morte è fantasma, ancora”.
Vladimir l’ho conosciuto a Napoli, nel 1986. Ero amica dei suoi genitori Paola e Pino, prematuramente scomparsi a distanza di pochi anni l’uno dall’altra. Loro sì, inseparabili.  Per Vladimir e suo fratello, ‘due bei lutti’ dai quali credo, sia davvero difficile ‘separarsi’.  Vladimir mi descrive quei corpi : “come corpi morti di animali, intrattabili, col coro di sfibranti mormorii e martello.” E poi aggiunge: “Convivo, ora, con una femmina ossuta, di quella distonia che sì giova al feticismo erotico, ed un fratello camuso e quasi ventenne e bello come i gelati. Quando guadagno, mangio e bevo e leggo, il vino nero, chiuso, sincero. Ma vendo parole, operazioni di parole, spiritica verticalità, con un pizzetto indecente, terso e rado.
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Opere Inedite, Giorgio Prestinoni

Opere Inedite
a cura di Luigia Sorrentino

Oggi a Opere Inedite leggiamo la poesia di Giorgio Prestinoni che mi scrive: “Ancor prima che altri mi invitassero a un’assunzione di responsabilità nei confronti della scrittura e mi riconoscessero come poeta, mi sono fatto molte domande sulla poesia e mi son dato molte risposte. Tutte significative, ma personali e sicuramente di poco interesse per chi dovrebbe avere la pazienza di leggere i miei versi. Però vorrei rivelarne una e vorrei farlo perché credo sia l’unica che possa interessare anche altri. Per me la poesia è e resterà soprattutto dedizione alla lettura. Meglio essere buoni lettori che cattivi poeti. Continua a leggere

Opere Inedite, Guido Monti

Opere Inedite
a cura di Luigia Sorrentino

“La parola poetica non è la parola della lingua, ma è la parola dell’essenza. È l’essenza della parola.
È rivelazione, fa apparire la cosa nella sua essenza non è la rappresentazione del reale.
Il poeta quindi si contrappone alla convenzionalità sociale, all’arbitrarietà logico-linguistica del segno. Mallarmè diceva ‘la poesia corregge i difetti della lingua’.  Difatti la lingua che noi parliamo e scriviamo, ha dei difetti che possono essere quelli semplici della incomprensibilità o più esattamente della ambiguità o falsificazione.

Nel linguaggio poetico la cosa non è semplicemente presente, è differita, differente. Ciò che la lingua non sa esprimere nel senso di una definizione logica, non rappresentazione materiale o mentale o empirica, lo fa la poesia. Il suo proprio è l’alterità di senso. Deve esserci sempre uno scarto dalla norma. Perché la poesia non è da capire con i criteri della lingua, la lingua dei linguisti, che devono fare una scienza della lingua e una storia della lingua. La poesia non fa la lingua. La lingua è fatta dalla convenzione sociale, dalla comunità dei parlanti, dalle definizioni logiche.
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Opere Inedite, Matteo Zattoni

Opere Inedite
a cura di Luigia Sorrentino

A Opere Inedite incontriamo la poesia di Matteo Zattoni che mi scrive una originalissima nota sulla poesia: “Il mio rapporto con la poesia è mutevole, risente e si plasma a seconda dell’oggetto e del mio sguardo su di esso. Persino la poesia è forse un’astrazione, il risultato di un’opera induttiva a partire da eventi concreti: le singole poesie. In effetti ciò che rimane, se rimane, sono: i contenuti, le persone fisiche, le cose, i volti e i mondi che cerchiamo affannosamente di fissare in una lotta impari contro il tempo e il mutamento stesso. In questo senso il poeta è un ‘martire’, nel significato etimologico di ‘testimone’, e tutta la poesia si risolve nel ‘dono’ ad altri di questa testimonianza, fissata nei versi una volta per tutte. Anche i versi che seguono sono un dono, un dono postumo purtroppo, destinato perciò a restare irrelato”.

Di Matteo Zattoni

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Opere Inedite, Paola Loreto

Opere Inedite
a cura di Luigia Sorrentino

Oggi leggiamo la poesia di Paola Loreto, che definisce la poesia “un uso particolare del linguaggio, fatto non per fini comunicativi, ma espressivi.”  Il poeta, scrive Paola, “manipola il linguaggio perché vuole trasmettere quasi attraverso i sensi le proprie percezioni.”  Paola scrive che “il poeta nomina come se la sua fosse la prima percezione del mondo da parte dell’uomo. Per riuscire a farlo con freschezza non può servirsi del linguaggio codificato da secoli di utilizzo di un rapporto convenzionale tra segno e significato: deve porre di nuovo questa equivalenza dall’origine. Per questo Emily Dickinson parla di una ‘Circonferenza’, nelle sue poesie, senza che noi, ancora oggi, riusciamo a indicare precisamente cosa intendesse dire: a quale oggetto del mondo si riferisse. Voleva, semplicemente, suggerirci la percezione di una dimensione, una realtà, interiore, intangibile, che è il limitare della coscienza in espansione. Continua a leggere

Opere Inedite, Alessandro Moscè

Opere Inedite
a cura di Luigia Sorrentino

Oggi incontriamo la poesia di Alessadro Moscè che mi scrive: “La poesia è una dotazione di mistero che ci viene dall’inconscio, quindi da una condizione primordiale, e dalla sfera del ricordo, sempre accesa, come fosse una lampada che sorveglia dall’alto il nostro agire. E’ immagine innanzitutto, tradotta in ragionamento, evocazione, ambientazione. Nella mia poesia i luoghi (domestici e urbani della provincia), il mondo degli affetti familiari e la comunione tra i vivi e i morti rappresentano il filo conduttore di una tensione lirico-narrativa. La mia nuova raccolta inedita si intitola Hotel della notte, una cui sezione, Suite per Pierino, rappresenta in pieno un’altra aspetto che mi ha sempre affascinato e che è spesso diventato oggetto della mia scrittura poetica e narrativa: l’universo dei folli, degli emarginati. L’infanzia e il mare, i nonni e la casa di risposo, la ragazza dell’adolescenza e la notte, lungo il filo del tempo, sono racchiusi in un simbolico hotel dove incontro età, donne, fantasmi e perfino Dio.”

di Alessandro Moscè Continua a leggere

Opere Inedite, Andrea Gibellini

Opere Inedite
a cura di Luigia Sorrentino

Oggi leggiamo Andrea Gibellini che scrive: “Nella poesia tutto è in trasformazione, fa parte della sua natura non essere mai ferma, costantemente in viaggio e in tenace elaborazione di tante esistenze vissute empaticamente. Tra lo sconosciuto e il definibile si estende il territorio della poesia: queste due zone magneticamente si attraggono puntellando una razionalità esecutiva e rinforzando una regione, la più evocativa, la più segreta, legata all’immaginazione.
La poesia è uno stato percettivo perfettamente agitato che trova un luogo, dopo anni, come un rimorso, come una colpa, di apparente stabilità nella circostanza poetica.
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Opere Inedite, Alessandra Frison

Opere Inedite
a cura di Luigia Sorrentino

Alessandra Frison l’ho conosciuta a Milano, nel 2009, alla Casa della Poesia alla presentazione dell’Almanacco dello Specchio 2008. Alessandra, introdotta da Mario Benedetti, mi colpì molto fin da quel primissimo incontro per la compiutezza della voce nonostante la giovanissima età.  Alessandra oggi mi spiega per Opere Inedite che le risulta difficile inquadrare il suo lavoro sui versi in modo organico perchè gli intenti della sua poesia sono molteplici. E aggiunge:  “Quello che mi preme sottolineare è la mia esigenza di fare della parola, di ogni parola, una testimonianza. Testimonianza di una vita, dei sentimenti, di tutto ciò che è reale.” Continua a leggere

Opere Inedite, Umberto Piersanti

Opere Inedite
a cura di Luigia Sorrentino

A Opere Inedite leggiamo la poesia di Umberto Piersanti che ho conosciuto a Urbino nel 1985. Mi colpì moltissimo il suo modo di parlare, la sua voce ‘graffiata’ fermò il tempo in un paesaggio, in un colore che io vidi, insieme a lui, affacciandomi da una strada sull’altopiano delle Cesane.
Ecco quanto mi scrive Umberto Piersanti sulla poesia.
“Fermare il tempo, cercare di fissare un giorno, una situazione, una vicenda. E metterla lì con le parole giuste, in modo preciso ed esatto: è un sasso dentro un torrente che, almeno per un po’, non sarà travolto dalla fiumana d’acqua. Certo, sono un poeta della memoria e ricordo l’antico mondo contadino della mia infanzia. E quel ‘contadino’ comprende tutta una civiltà che riguarda anche chi non centra con la vita dei campi.
Il mio sguardo però è molto differente da quello di un Pasolini o di un Olmi che contrappongono l’autenticità di un tempo ormai passato alla inautenticità e alla banalità dei nostri anni. Pasolini lo fa da una posizione ‘rivoluzionaria’ e nello stesso tempo ‘nostalgica’ sostenuta da un’ideologia di fondo marxista-cristiana; Olmi si muove da una posizione cattolica tradizionale con una forte radice spiritualista e popolare. Io non voglio contrapporre, ma solo ricordare. La memoria nel suo tornare indietro nel tempo incontra il sogno. ‘Una volta passati sogni e ricordi sono la stessa cosa’ sostiene il protagonista del mio romanzo L’uomo delle Cesane. Continua a leggere

Opere Inedite, Maria Inversi

Opere Inedite
a  cura di Luigia Sorrentino

Maria Inversi racconta così il suo rapporto con la poesia: “Tra forza e fragilità, amore e disamore, vita e morte, eros e desiderio, solitudine e affollamento, niente e troppo… si fa spazio la parola poetica: urgenza di chiarire a sé all’altro/a ciò che in-confusione cerca chiarezza. Attraversamento del sentire: precipizio e rinascita.
La poesia potrebbe cambiare il mondo se ogni verso di ogni poeta dis-velasse bellezza tale che pure il dolore si farebbe accettabile. L’essere umano è, nell’universo, un suo piccolo arto come il/la poeta che tenta di conciliarsi con l’eccesso del sentire che egli/ella ha in sé. Il/la poeta cerca della felicità il suo segmento, il solo raggiungibile: la gioia che si mostra nel comporre. Nulla come la poesia e la sua musica ci consente di dimenticare, dimenticarci.”

 

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Opere Inedite, Luigi Roscigno

Opere Inedite
a cura di Luigia Sorrentino

Luigi Roscigno mi scrive: “Sento che la poesia nasce fatalmente prima del verso, come il fulmine, fatalmente prima del tuono. La prima è luce acuminata; il secondo, soltanto il fragore che fa l’anima essendo stata attraversata dalla prima. Due estensioni, mi fanno a metà.” 

Sono di grande forza espressiva i versi di Luigi, giovane poeta che mi scrive: “Vengo al mondo 24 anni fa, sotto il segno del Capricorno, proprio come il mio ‘idolo letterario’ Vittorio Alfieri.
Lo ‘voglio fortemente’, il 27 dicembre 1986. Salerno è la città.
Salerno perduta, indimenticata, ritrovata. La mia storia e quella dei miei cari orbita tutta intorno a queste tappe.”

 Il poeta della ‘volontà’ potrei definire Luigi Roscigno, che mi scrive ancora: “Nella Torino che ‘ci dà il pane’ trascorro un’infanzia vivace al punto da diventare ‘l’incubo’ dei miei insegnanti che proprio non riescono a impormi la loro autorità. La condotta è pessima, il rendimento sorprendente.
Poi il ‘rientro’ a Salerno, dopo quattordici anni. Per me sono gli anni del liceo.

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Opere Inedite, Franco Buffoni

Opere Inedite
a cura di Luigia Sorrentino

Oggi a Opere Inedite leggiamo la poesia di Franco Buffoni (qui accanto in una foto ritratto di Dino Ignani), ma anche un interessante saggio sulla poesia scritto sempre da Buffoni. Una riflessione importante che spero leggerete in molti. La poesia dell’oggi ‘allontanata’ dai mezzi di diffusione di massa (giornali e televisioni) registra un altissimo  tasso di interesse sulla rete internet.

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ll senso della poesia oggi
di Franco Buffoni

“1. Quando si celebrò il secondo centenario del tricolore italiano, nel 1997, a Reggio Emilia, patria della nostra bandiera, venne invitato Mario Luzi. Perché Luzi? Perché cento anni prima era stato invitato Carducci. Riflettiamo: Carducci, il poeta vate, alla fine dell’Ottocento, a festeggiare il centenario del tricolore aveva un senso. Cento anni dopo Luzi venne invitato nella convinzione di creare una simmetria. Chi era il poeta italiano in pole position per il Nobel secondo gli accademici del Lincei? Mario Luzi! E allora Mario Luzi venne invitato a Reggio Emilia. Nessuno dei presenti conosceva i suoi versi e nemmeno i titoli dei suoi libri. È evidente che, per creare una vera simmetria con Carducci, avrebbero dovuto invitare Claudio Baglioni.
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Opere Inedite, Carlo Bramanti

Carlo Bramanti ha inviato per Opere Inedite una foto ‘sfumata’ che lo colloca in uno spazio atemporale, appartato, di riflessione. Carlo scrive poesie e spesso nello scriverle, utilizza la struttura dell’haiku, una forma poetica nata in Giappone (nel periodo Tokugawa) che dice di amare molto. Gli haiku – come molti di voi sapranno – sono un breve componimento di tre versi (il primo e il terzo di cinque sillabe, il secondo di sette) in cui la natura diviene spesso un pretesto per riflettere, per esternare uno stato d’animo o un pensiero. Continua a leggere

Opere Inedite, Nicola Vitale

Opere Inedite
a cura di Luigia Sorrentino

Oggi leggiamo la poesia di Nicola Vitale di cui mi sono già occupata in questo blog in una lunga intervista (vai qui) qui accanto ritratto in una ‘foto domestica’ con la sua cagnolina Dafne, una foto che mette in ombra il poeta, e in luce la cagnetta, accudita e amata.

Nicola mi scrive una nota sulla poesia e sul poeta che pubblico volentieri con sei poesie inedite tratte dal suo testo La natura ride. 
*
«Poesia è il Mondo / l’umanità / la propria vita / fioriti dalla parola / la limpida meraviglia / d’un delirante fermento». Così Ungaretti dava la sua visione, che rimane forse la più concisa, espressiva e convincente di ciò che chiamiamo poesia. Quanto di più corrispondente alla visione che ne abbiamo oggi, in un clima di mitizzazione dell’arte con residui romantici, coscienti della sua inutilità e impotenza in un mondo tecnologico e scientista.
Kafka la descriveva (forse) come un rocchetto, Odradek, che persa la funzione reale rivela proprietà estranee e stranianti. Oggi tutto ciò che si costituisce come cosa “intera”, non parcellizzata dall’analisi, (filosoficamente potremmo dire: che ha a che fare con l’essere) si presenta come oggetto alieno: lo scarafaggio in cui lo stesso Kafka si trasforma per la colpa di non poter vivere nel divenire, nella storia, colpa, nel Processo, punita con la morte.

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Opere Inedite, Elio Pecora

Elio Pecora invia per Opere Inedite alcune sue poesie inedite che usciranno in un suo volume di prossima pubblicazione ‘In margine e altro’, Oedipus edizioni 2011. In una recente intervista a proposito del fare poesia, Elio Pecora rispondeva così: “Ho imparato assai presto a guardarmi da testimone. Ne è venuta una misura ironica del vedersi e del misurarsi. Ironia come distanza e come equidistanza. Ho vissuto fin dall’infanzia fra persone del tutto calate nelle proprie faccende, e dunque in perpetua ansia per se stesse. Volevo capire che mi succedeva e che succedeva nel mondo che abitavo e traversavo. Da questo forse il bisogno di consegnarmi al lettore sapendo le comuni somiglianze e urgenze e attese e tutto il resto. La poesia è insieme abbandono e controllo, ebbrezza e ragione. Rimane ancora, tra le migliori definizioni, quella di un matematico e letterato del Settecento, Tommaso Ceva:< La poesia è un sogno fatto all’ombra della ragione.> Potrei dire che Elio Pecora è un tale che ha preteso e pretende il rispetto di se stesso e che continua a interrogarsi e a provarsi. Continua a leggere

Opere Inedite, Gabriela Fantato

A cura di Luigia Sorrentino

Oggi, a Opere Inedite la poesia di Gabriela Fantato. La poetessa milanese sceglie una citazione della filosofa María Zambrano per definire il poeta e la poesia:

“Scriveva la grande filosofa Mara Zambrano che il poeta è chi «patisce il mondo nella carne», avvertendo la forza «ustionante» di ogni cosa, per lei la poesia è «pratica erotica del mondo», relazione carnale con ciò che è fuori di noi: « incontro amoroso». Così è anche per me. La poesia è relazione complessa e mutevole in parole e ritmo tra il corpo e il mondo. Poesia è dar voce al nostro essere esposti al mondo, avvertendo l’ambivalenza di tale condizione: la presenza e l’assenza di ogni evento. Come dentro un lampo, come “chiamato” dal mondo, da se stesso o da un incontro con gli altri, il poeta “vede e sente” ciò che altrimenti sarebbe “muto”, ottuso e solo materiale, dopo di che cerca le parole per mostrare il lato non visibile dell’esperienza, la zona d’ombra che sempre l’accompagna. L’esperienza vissuta rivela così il suo essere individuale e anche universale, la sua natura concreta e insieme antica/ancestrale.

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Opere Inedite, Lorenzo Caschetta

Oggi a Opere Inedite pubblichiamo le poesie di Lorenzo Caschetta, che è nato e vive a Modena, nel 1975, ma è di origini lucane. Il suo primo libro di poesie “Carta annonaria”, ha vinto il Premio Saba sezione giovani nel 2005.
Altre sue poesie sono uscite nell’Almanacco dello Specchio Mondadori 2009.

Lorenzo mi scrive: “Tra i miei poeti di riferimento ci sono Rocco Scotellaro e Maurizio Cucchi, tra le poetesse Wislawa Szymborska.” E poi aggiunge: “Scrivere è per me una liberazione che si paga anche con il silenzio e sempre di persona.” Una frase secca, senza nulla aggiungere. Ed effettivamente leggendo la poesia di Lorenzo si ha una sensazione netta, precisa. La sua voce sembra giungere da una segregazione, che fa risuonare, nella stanza, la voce della poesia.

 

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Opere Inedite, Mario Benedetti

Oggi a Opere Inedite leggiamo la poesia di Mario Benedetti. Un poeta già affermato nel panorama della poesia italiana del secondo Novecento di cui ho scritto in questo blog qualche tempo fa quando è uscito il suo libro Materiali di un’identità (potrete rileggere cliccando qui).

Mario Benedetti mi scrive una nota sulla poesia che riporto fedelmente, integralmente e volutamente, senza alcun commento: “Riesco a scrivere soltanto una breve nota perché la condizione del poeta e della poesia merita una riflessione lunga, complessa di cui possiedo unicamente barlumi offuscati. Premetto che non posso ritenermi uno scrittore già bellamente avviato ad una carriera, a qualunque livello essa sia considerata. Potrei riconoscermi un poco nelle biografie del poeta russo Sergei Esenin o dell’artista figurativo Alfred Kubin: diciamo grandi ‘talenti’, e poi grandi risultati, loro di certo, irregolari. Io, nella mia misura, ho avuto una inclinazione diciamo “nascosta’, troppo precaria e ‘sofferta’ per cui sento che potrei smettere davvero di scrivere. Oggi dubito di tutto. Continua a leggere

Opere Inedite, Andrea Lucani

Oggi a Opere Inedite leggiamo le poesie di Andrea Lucani. La foto che sceglie Andrea per questo blog, lo ritrae sul lungomare di Castiglione della Pescaia, uno dei luoghi più incantevoli della Maremma, a cui Andrea è profondamente legato. Andrea mi scrive: “La mia prima immagine di poesia arriva da un pomeriggio invernale quando, seduti attorno a una stufa, mia nonna mi recitava Dante per farmi mangiare: ‘Amor, ch’a nullo amato amar perdona, mi prese del costui piacer sì forte, che, come vedi, ancor non m’abbandona.[…]’
Poi venne l’adolescenza quel terremoto di passioni e rabbia e quindi la poesia divenne lo sfogo, la strada maestra per trasportare quei sentimenti dalle viscere del cuore alla mente. Avevo bisogno di poesia, di nuove parole, per dire le cose che stavo provando.” Continua a leggere

Giovanni Nuscis, Transiti

Giovanni Nuscis
a cura di Luigia Sorrentino

«Una poetica ha origine dalla predilezione di alcune scritture rispetto ad altre, capaci di esprimere mondi – con sentimenti, pensieri, visioni e suoni – che ci hanno persuaso, nutrito, gratificato spalancando in noi porte altrimenti chiuse; più chiuse e selettive, spesso, col passare degli anni e col sedimentarsi della nostra esperienza umana e di lettori. I buoni libri ci lasciano un segno, non li dimentichiamo; e siamo talvolta spinti a cogliere il mistero della loro bellezza, del felice impatto su di noi. La nostra poetica risente perciò, in una qualche misura, delle letture fatte: quelle amate e, non di meno, quelle che ci hanno lasciato indifferenti, o critici. Le letture sedimentano valori o il senso dei dis-valori nella scrittura, caratterizzando il nostro giudizio sia sulle nuove letture sia sul nostro modo di scrivere. La letteratura nasce in buona parte da altra letteratura, dal confronto con essa, dal suo superamento; le opere richiamano delle precedenti (intertestualità), se non stilemi e approcci tematici, uno o più valori testuali, come l’essenzialità, la concentrazione, l’originalità e acutezza descrittive, la musicalità, la profondità tematica, la forza visionaria, la ricchezza sintattico-lessicale. Continua a leggere

Opere Inedite, Gabriella Garofalo

Oggi a Opere Inedite ospitiamo le poesie di Gabriella Garofalo che mi scrive: “Cerco di trasformare tutte le mie riflessioni ed ossessioni in tentativi di poesia. Ci sono presenze da cui mi sento così attratta, direi quasi ipnotizzata, la luna, ad esempio, la scomparsa, il cielo, l’anima e scrivere è per me un continuo dialogo con loro, nella solitudine e nel silenzio delle mie ore.

Esito di questo dialogo ininterrotto è, qualche volta, una poesia.”
Gabriella Garofalo

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Opere Inedite, Salvatore Carvelli

Pensieri sulla poesia
di Salvatore Carvelli

«Credo sia come quando all’ improvviso, ti trafigge la tristezza o ti rallegra il buon umore. Non sai comprenderne sempre il momento o il perché, ma ti arrivano in petto come se fossero invisibili frecce lanciate da l’etereo arciere. Questo è quello che mi capita quando mi vien da far poesia. Il cuore e l’anima sono predisposti a ricevere tristezza ed allegria così come il cuore e l’animo di un poeta sono predisposti a creare versi. C’è, tuttavia, un momento che prediligo più di altri quando scrivo, ed è il mattino presto. Sono ore di estrema quiete. Così come la lettura, anche se spesso posso leggere di pomeriggio o di sera perché il lavoro mi occupa tutto il giorno. In prevalenza mi piace leggere di storia e di poesia, alternando con quotidiani ( specialmente in rete ) e informazioni di natura politica. Amo raccontare il mondo ai miei figli e raccontargli del mio lavoro e delle mie passioni che credo siano chiare. Il mio lavoro è tecnico. Faccio il geometra.»  Continua a leggere

Opere Inedite, Michela Zanarella

Michela Zanarella ha cercato la poesia subito dopo un grave incidente stradale al quale è sopravvissuta. Non a caso Michela mi scrive che da quel momento ha capito che la poesia è un bene prezioso. Mi ha scritto: “La poesia è un’arte profonda e delicata. Va nutrita e curata come si cura un fiore, giorno per giorno.”
Ora, se tutti provassimo a sostituire la parola ‘poesia’ con la parola ‘vita’ la frase scritta da Michela diventerebbe questa: “La vita è un’arte profonda e delicata. Va nutrita e curata, così come si cura un fiore, giorno per giorno.”
E allora la domanda è questa: di cosa ci parla Michela? Della vita o della poesia? A voi la risposta.
Michela racconta di una luce che è entrata nella sua vita e che non l’ha mai più abbandonata. Scrive di aver ‘voluto, desiderato’  la poesia dopo il trauma, improvviso e incancellabile.  Michela racconta che quell’evento drammatico ha potenziato il suo amore per la vita, (a partire ‘da’  un certo giorno – indimenticato), e ha reso possibile l’incontro con la poesia.  

E ora ditemi:  come si fa a non ascoltare Michela?

 

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Opere Inedite, Elisa Mastromatteo

Elisa Mastromatteo spiega con questi recentissimi versi il suo rapporto con la poesia: “Immobile al dovere/ quando il verbo mi infiamma:/ pervasa dal calore di parola/ esce dalle mie labbra un vento strano/ che non asciugherebbe le lenzuola/ ma gonfia l’aria intorno di splendore.”

Poi Elisa mi scrive: “Per me la poesia è una necessità, anche un modo di sperare, perché le parole sanno accarezzare in un modo così leggero e sottile, pur se netto, come nessun’altra cosa che io conosca sa fare”.

“L’ispirazione mi nasce di solito quando sono sola, in tranquillità, quindi mi capita di comporre spesso in treno, quando osservo il mondo che passa dietro ai finestrini, o la gente intorno, e nelle stazioni, quando ascolto il loro parlare, il mio pensare. Spesso compongo anche la mattina, quando sono sola in casa, ma di solito compongo di notte, quando vengo cullata dalla mia stessa solitudine, in soggiorno, nella luce crepuscolare delle lampade, con l’orecchio al respiro del mio uomo in camera, avvolta dal silenzio intorno, dalla luce della luna e dei lampioni fuori dalle finestre di fronte a me.”

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Opere Inedite, Giuseppe Mantovani

Giuseppe Mantovani mi scrive “non ricordo con precisione il momento in cui è scattata la scintilla. Alcuni amano scrivere ancora prima di imparare a camminare, la mia è una storia al contrario. Ho divorato molti libri fin dall’infanzia da Dumas a Calvino, passione direi appagante e rivelatrice di aspetti che poi, nella vita, ho ritrovato sotto molteplici forme. La poesia è entrata direi tardi nel mio mondo. Almeno consapevolmente. In realtà vi ho sempre convissuto, ma si sa, da ragazzini non si apprezza ciò che a scuola ci viene presentato come una noiosa, letteraria, interpretazione della realtà. Sorrido al pensiero, oggi, scrivendo io stesso frasi, poesie di cui mai avrei immaginato poter essere l’autore.” 

“La poesia mi fa esternare ciò che altrimenti (immagino) non riuscirei a fare. Bisogna lasciare più spazio all’immaginazione. Ognuno dovrebbe concedersi la libertà di scrivere e leggere poesie.”

di Giuseppe Mantovani
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Opere Inedite, Cristiana Cafini

Cristiana Cafini l’ho conosciuta qui dove lavoro, a Rainews. Il suo aiuto è stato prezioso e indispensabile in molti momenti della mia vita lavorativa. Cristiana è una donna generosa e speciale, e non solo perchè occupa nel mio cuore un posto speciale… Ho scoperto di recente i suoi versi, e così ho compreso “perchè Cristiana è Cristiana”. La sua è una poesia che desidera “Desidero la notte madre,/ accarezza la mano/ del sogno ninna nanna,/ appena sussurrato il bacio,/ bianco foglio,/ spazio vuoto,/ dove scrivere il mio nome” ed è poesia che è desiderata […] “tu sei irraggiungibile / su quell’alta montagna/ esitante e fremente / mi muovo alla sua cima,/ ma sempre ti allontani, muta/ distante, dai miei sguardi.”

In questo gioco d’amore, di avvicinamento – con occhiali – e di allontanamento  – senza occhiali – si annida la poesia di Cristiana che dice: “Sono./Non sono.”
(Luigia Sorrentino)

Cristiana (lei lo ricorderà sicuramente) una volta mi ha detto : “La poesia mi ha insegnato a vedere l’invisibile. Direi, anche, l’essenziale. Ha asciugato le lacrime dai miei occhi“.

di Cristiana Cafini 

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Opere Inedite, Davide Zizza

Oggi a Opere Inedite incontriamo Davide Zizza – qui accanto fotografato in un giorno importante – nato a Crotone il 16 febbraio del 1976, nello stesso giorno e nello stesso mese in cui nacquero Giorgio Saviane e Luigi Meneghello, mi scrive Davide. 
Davide vive a Crotone e lavora in un call center.  La laurea in lingue e letterature straniere – come lui stesso racconta – l’ha appesa al muro del suo studio: «testimonia la mia prima, imprescindibile, passione per le lingue e la traduzione». Ma – precisa Davide – sin dall’adolescenza, «ho riservato altrettanta passione per la poesia». 
La poesia di Davide mi è piaciuta per la discrezione, per il rapporto diretto e semplice che Davide ha con la parola, fuori da ogni retorica.
Davide  è un appassionato bibliofilo, «ha fame d’arte», mi scrive, ed ha un vero interesse per la lettura. I suoi maestri sono «tanti, e sono soprattutto quelli che mi aiutano a cambiare visione». Davide mi racconta di essere nutrito da un’antica devozione per Borges, e poi Pavese, Sciascia, Caproni. Mentre, i suoi poeti contemporanei sono Enrico Testa, Cesare Viviani, Gianni D’Elia, Maurizio Cucchi.  Continua a leggere

Opere Inedite, Maria Zanolli


Oggi a Opere Inedite leggiamo la poesia di Maria Zanolli. Maria la vedete nella foto che mi ha inviato. Netto il suo sguardo, vede la bellezza: “La poesia è ovunque e da nessuna parte” mi scrive Maria, “arriva una sera di luglio in una brezza di vento, si nasconde in una tasca e si ritrova dopo anni, nel cappotto.”

Maria ha iniziato a leggere poesia quando era bambina, al mare, nei  mercatini che vendevano libri. L’ha ritrovata al liceo, soprattutto in alcuni poeti come Ungaretti, Saba, Montale, Penna.  Poi, scrive ancora Maria, i primi versi e le nuove scoperte sono arrivati negli anni dell’università. Tra queste scoprte c’era Antonia Pozzi. “Sono arrivati perché può essere che una parola, una frase campeggi nella tua mente, tra le tue mani, per giorni e poi guardando una cosa qualsiasi emerga come una necessità.”

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Opere Inedite, Maria Rosa Panté

Oggi a Opere Inedite ospitiamo le poesie di Maria Rosa Pantè, dallo sguardo diretto, chiaro, come le sue poesie. Maria Rosa ammette, come molti altri del resto, di aver iniziato a scrivere le prime poesie da adolescente: “me le ricordo ancora erano piene di dolore per i mali del mondo, piene di sacrosanta indignazione e di qualche guizzo premonitore di ironia.” Poi però Maria Rosa ha smesso pensando che fosse la sua, una decisione irreversibile. E spiega che lo studio e il lavoro di insegnante le hanno fatto amare i giganti della poesia, di un amore ‘passivo’ . 
Maria Rosa scrive: “Mi precludevo la poesia perché i modelli erano troppo grandi e facevano paura. Ma il silenzio non era dovuto solo a questo, bensì anche alla vita mia interiore, per lunghi anni chiusa, ingabbiata, preoccupata di mantenere un equilibrio che si è rotto a un certo punto e ha rivoluzionato, attraverso anche qualche travaglio, la mia vita. Liberandomi, almeno dal punto di vista poetico.” Continua a leggere

Opere Inedite, Andrea Ruffolo

Andrea Ruffolo spiega così il suo rapporto con l’arte: “il mio legame si è andato focalizzando verso l’ esaltazione del frammento sia in senso visuale che in senso letterario. Probabilmente questo deriva dalla mia formazione di architetto in cui, come è stato scritto da chi ha visto le mie pitture, sia ha – come per un edificio – una visione d’insieme ma definita dalla presenza di dettagli, cioè di una rilettura dell’organismo generale nel suo particolare. Tipo di linguistica fin troppo presente nell’arte italiana. Basti pensare ai grandi cicli pittorici del passato, in cui si può leggere l’intero, o sezionarlo in singoli frammenti autonomi (per citare un esempio ipernoto: la volta della Sistina e i singoli riquadri che la formano).
La lingusitica del “particolare” può portare a una ricucitura dei singoli dettagli in un racconto o a una concatenazione di particolari apparentemente slegati tra loro in una successione produttiva e indipendente del pensiero. Idea sviluppata da Joyce nell’Ulysses.
In altre parole è il pensiero dell’artista che tenta di riprodurre i suoi stessi frammenti e il pensiero del fruitore che è deputato a ricucirli in un unico a lui coerente…”

di Andrea Ruffolo

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