La squadra
nasconde il più profondo inverno
la notte va avanti fino all’alba
a palpebre socchiuse, le lettere di un nome
inciso a colpi d’ago nelle vene
addormentate, rovi selvatici
hanno visto sangue e vomito
la polvere bianca sventra il proprio
antecedente, quello che era prima
delle stelle, nel tempo anteriore
alla città indifferente
seduti in cerchio bruciavano neve
nella carta stagnola, fiammella venerata
laccio emostatico stretto con i denti
morte caduta nelle braccia
crivellate di colpi
presenza terribile nello sterno
degrada il terriccio
dietro le scale della villa comunale
la metamorfosi nella capra
la sola davvero scelta
la squadra compie il rito
l’anestesia recupera la parola rubata
la parola amata
la violenza fondatrice umanizza
il nostro sguardo
conduce su una prospettiva che muta
dallo sfondo
sposta l’immagine in primo piano
allora vedi la giovinezza
nella macchia scurissima che la inghiotte
scendi nelle crepe in cui non sei mai stato
nella ferita che voi non avete mai visto
la grande opera è sola
Luigia Sorrentino, La squadra