Una poesia di Alessandro Polcri

 

polcriT’accorgeresti forse
del vento se non fosse
per la foglia,
o il ramo che si flette
mansueta al colpo?
o del pesce muto sul suo fondo
se non s’aprisse improvviso tra le piene
dune d’acqua il gorgo
a illuminarne netta
la branchiata schiena?

Da: Bruciare l’acqua, Edizioni della Meridiana, 2008

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Alessandro Polcri è nato nel 1967 a Arezzo. Vive tra New York e Sansepolcro. Si è laureato all’Università di Firenze in Letteratura Italiana del Rinascimento e ha conseguito il PhD in Letteratura Italiana alla Yale University nel 2004.
E’ Associate Professor of Italian alla Fordham University of New York. E’ redattore di “Interpress, rivista di studi Quattrocenteschi” e, presso la Columbia University e la Italian Academy for Advanced Studies in America. Condirige la rivista “Italian Poetry Review.”

Vera Lúcia de Oliveira, "La carne quando è sola"

 
la_carne_quando_solaLa carne quando è sola” (Società Editrice Fiorentina, 2011) è un libro potente e intenso scritto da una poetessa brasiliana che insegna in Italia (un raro caso di bilinguismo poetico perfetto) e che sapientemente mescola due tradizioni culturali opposte: quella della poesia del corpo e del suo scontro-incontro con la vita, e quella animata dalla sempre affiorante idea di un oltre-vita, percepito come contraddittorio e sfuggente.
Vera Lúcia de Oliveira lascia parlare diverse personae (una terza persona alternata a un io ora maschile, ora femminile) che mai si impastano davvero con i fatti minuti della realtà riuscendo invece a distaccarsene per giungere a considerazioni generali spesso gnomiche e filosofiche (sulla transitorietà del nostro passaggio terreno, sul desiderio che lo anima e sulla sempre presente percezione di una mancanza) compensate da un inesausto bisogno di ricerca di senso (di cos’altro deve in fondo parlare un poeta?) che si materializza in urli rochi e lamenti sottili, piccole particelle di consapevolezza che ostacolano e contengono la disillusione o il grado zero della speranza (forse la cifra della raccolta) mediante il riconoscimento del valore epigrafico delle parole poetiche, guizzi semivivi del linguaggio divenuto il segno di una evidenza ormai accettata.

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Senz'arma che dia carne all'imperium

panero
Letture

La morte di Leopoldo María Panero il 6 marzo 2014, a 65 anni, a Las Palmas, in Spagna, in una clinica psichiatrica, mi ha lasciato molta amarezza. Se dovessi spiegare perché, potrei dirvi che avrei voluto incontrarlo, parlargli, dirgli qualcosa, prima che se ne andasse. Il poeta spagnolo era profondamente segnato dall’esperienza di una malattia che lascia segni indelebili nella vita di una persona. Eppure, ha scritto versi assoluti, che testimoniano l’assoluta solitudine dell’uomo, il disperato desiderio di consegnare una parola unificata, ai molti che erano in lui, per riappacificarsi con l’uno dalle molte persone. Continua a leggere