In memoria di te, Alessandro Ricci

Alessandro Ricci

Alessandro Ricci da I cavalli del nemico, (Il Labirinto, Roma 2004)

Un gozzo demente
rade il cedimento de molo, la
macchia di catrame, la boa ossidata.
Eppure lo vedi andare, frodando
un’aspettativa di largo, di tarda
flora marina.
Perché mare e cielo
fingono comunque il bello, bello
è il suono amaro del diesel,
quatto quatto verso
il silenzio e l’assenza. Continua a leggere

In memoria di te, Alessandro Ricci

 

alessandro_ricci«Un dilettante che racconta storie veramente accadute». Si definiva così Alessandro Ricci, nella nota che chiude I cavalli del nemico. L’understatement gli era abituale, ma ben sapeva che il suo “dilettantismo” era di una forma tutta speciale, era un modo distaccato e, insieme, sommamente aperto all’esperienza (e ai suoi rischi), di trattare la materia della poesia e della conoscenza.

In altre parole, Ricci era uno di quei poeti di grande valore e originalità che, decidendo di vivere ai margini della ribalta letteraria, si aspettano di essere letti solo dai pochi di cui stimano il giudizio. Pubblicò in vita appena due raccolte di versi, e per insistenza di amici. La prima, Le segnalazioni mediante i fuochi, con prefazione di Roberto Pazzi, uscì nel 1985. Libro vigoroso e vitale, ebbe qualche lusinghiera recensione, ma nessuno ne colse la novità e profondità. Il secondo, Indagini sul crollo (sempre con prefazione di Pazzi), forse più diseguale e composito, ma che accoglieva alcune delle sue poesie più belle, apparve nel 1989, e passò in silenzio, immeritevole perfino di quegli “agrodolci gesti di tolleranza”, come li chiamava Fortini, che s’era guadagnato il primo. Continua a leggere