Vladimir Levchev

di Giovanni Ibello

“Amore in piazza” (Terra d’ulivi, 2016) di Vladimir Levchev è una straordinaria raccolta antologica che, secondo il parere di chi scrive, è un manifesto che definisce una certa idea di poesia.
L’opera (tradotta da Emilia Mirazchiyska e Fabio Izzo) è ripartita in tre sezioni: “Amore”, “In piazza” e “Dio”.
Partiamo, insolitamente, dal mezzo: nella sezione “In piazza” l’opera assume i toni freddi e disadorni della migliore poesia civile. D’altra parte, l’autore decide arbitrariamente di valicare lo spazio incolore della narrazione, così che la parola poetica apra un transito, una necessaria connessione tra i freddi resoconti della cronaca (nella fattispecie la dittatura di Zivkov) e l’infinita grazia del sogno. Continua a leggere

Vladimir Levchev, “Amore in piazza”

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Gli impervi itinerari della traduzione per arrivare alla poesia di Vladimir Levchev 

Nota di Fabio Izzo

Giunto negli Stati Uniti, il poeta bulgaro Vladimir Levchev iniziò a scrivere poesie direttamente in inglese. Precedentemente si era già occupato non solo delle traduzioni di alcuni poeti americani in bulgaro (principalmente l’amato Ginsberg), ma anche della traduzione di alcune sue poesie con l’aiuto di grandi poeti americani come Henry Taylor e Alicia Ostriker. Amore in piazza è un libro antologico, delicato nella sua composizione (anche nell’equilibrio), una specie di “conceptual book”; e contiene due poesie commemoranti la tragedia dell’11 settembre scritte in inglese. Continua a leggere