“Iniziai a scrivere 15 anni fa, su consiglio di un’amica, per curare la mia anima tormentata. La necessità ha fatto si, che io riuscissi ad incanalare questo disagio in modo che il malessere nel vivere in questo corpo, che sento stretto, quasi soffocante venisse liberato attraverso la poesia. Scrivo di getto, con la pancia, ed è miele per le mie ferite.”
Marino Santalucia
Se resisto al tramonto del corpo,
io tradisco
Dalla Prefazione di Antonella Catini Lucente
si apre con un incipit assiomatico, irrefutabile, la silloge poetica di Marino Santalucia. Una certezza, la sua, lasciare che il Tempo compia il suo corso, pena un’imperdonabile ubris, tracotanza estrema che comporta l’ineluttabile oblio dei solchi arati sulla terra, divenuti rughe del viso, delle rigature del “ tronco , adagiato sull’asfalto”, metamorfosi delle membra sfatte dal tempo, della quercia fiera, retta verticale delle vertebre ormai ripiegata su se stessa, dell’interezza di corpo che è divenuto altro da sé. […] Continua a leggere